La prossima settimana Sam Smith riceverà il “2012 Curt Gowdy Media Awards” dal Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, onorando così uno dei più grandi giornalisti NBA.
Smith ha seguito i Chicago Bulls per molti anni, per il Chicago Tribune e ora per il sito ufficiale della franchigia dell’Illinois. E’ stato la principale fonte di notizie durante l’era Jordan, e l’unica persona a parlare onestamente delle stelle e della squadra in un periodo in cui Internet non esisteva nemmeno.
Ma non verrà ricordato per questo, ma per aver scritto il libro “The Jordan Rules”.
Il libro uscì non molto dopo la vittoria del terzo anello dei Bulls e si focalizza su Michael Jordan, un ragazzo che fino a quel momento aveva molte questioni in sospeso con la critica. Nel libro vengono descritti atti di bullismo di Jordan verso i suoi compagni di squadra in un ritratto poco lusinghiero. E’ stato indubbiamente un argomento molto delicato.
Parlando del libro, Phil Jackson ha dichiarato che il libro potrebbe aver aiutato i Bulls a vincere più titoli.
Jackson, parlando su Bulls.com con Smith, ha detto che il libro ha contribuito a sviluppare la leadership di Jordan. MJ infatti prese in mano la squadra, confidando ai compagni di doversi prendere più responsabilità all’interno del team in quanto nella sua mente maturava l’idea che Chicago sarebbe diventata una vera e proprio dinastia.
“Sapevo che il libro sarebbe stato molto controverso, Smith mi aveva avvertito” ha detto Jackson parlando del libro. ” E’ stato uno sguardo profondo all’interno della squadra e un analisi delle dinamiche e delle caratteristiche del nostro leader, Michael Jordan. Non tutti ne sarebbero stati felici, me lo sentivo…”
Tra il talento sconfinato di Jordan e l’emergere di Scottie Pippen, i Bulls erano pronti a mettere le basi per una lunga corsa agli anelli. Ma senza l’affiatamento che si stava creando tra MJ e compagni, molto probabilmente i Bulls non avrebbero mai fatto ciò che tutti oggi conoscono. Jackson è convinto che il libro di Smith abbia giocato in tutto ciò un ruolo fondamentale, aiutando anche gli allenatori a mantenere l’ordine e il controllo sui giocatori.
“E’ stata probabilmente una parte della dinamica” ha detto Jackson. “Molti fattori hanno contribuito ad essa. Penso che una di queste fu che Michael giocasse in un sistema nel quale lui avesse la necessità di formare se stesso all’interno del gruppo. Ha iniziato a dar fiducia ai compagni, grazie anche all’apprezzamento delle loro competenze e delle loro capacità individuali. Infine una buona parte del successo è scaturito dall’idolatria e dalla pressione che Michael ebbe nei suoi primi quattro o cinque anni della sua carriera in cui avrebbe potuto fare tutto, da cucire a cucinare“.
Smith iniziò a seguire la squadra quando ancora i team in NBA volavano con compagnie nazionali ( ora ogni squadra possiede jet privati, n.d.r. ). Questa sottolinea il fatto che i giornalisti potevano viaggiare con la squadra, parlare con i giocatori in situazioni informali ed avere un feeling migliore con le dinamiche interne rispetto ai giorni nostri. Alla fine dell’intervista Jackson ha ammesso che molto di quello scritto nel libro di Smith combacia con la realtà dei fatti.
@m4tteolorenzo