Che la vita sia imprevedibile si era già capito dalla sconfitta dell’Italia ai Mondiali del ’66 contro la Corea del Nord, ma questa storia si avvicina ancora di più all’immaginario utopico dell’esser umano. Jerry Buss è forse un nome che può dire poco agli appassionati di basket, ma non può essere ignorato dal tifoso sfegatato
medio dei Los Angeles Lakers. Si perchè tale Jerry, è stato proprietario per diverse decadi e diversi trionfi, prima di lasciare lo scettro al figlio Jerry Jr., il quale peraltro non sembra avere le stesse doti di papà. Ottenuto il ‘Bachelor of Science’, nel 1953, Jerry si trasferì a Los Angeles dove si ‘guadagnò’ il Master in
Chimica e un dottorato in chimica fisica. Ai quei tempi il buon Buss non navigava certo nell’oro, anzi, era il ‘solito’ squattrinato che viveva nella periferia della città degli Angeli, ma con un piccolo vantaggio. Sotto la sua casa si stanziava un vero giacimento di petrolio. La leggenda racconta proprio come Jerry Buss un
giorno, insospettito dal colore delle piastrelle di casa sua, le quali si sporcavano sempre di nero, decise di sollevarne qualcuna scoprendo l’arcano, ma soprattutto petrolio. Trovata la fortuna, l’owner Buss decise di intraprendere una serie di investimenti immobiliari e non. Nel 1979, dopo aver accumulato qualche miliardo di dollari, Jerry chiuse forse l’affare più importante della sua carriera. Acquistò infatti i Los Angeles Lakers, i Los Angeles Kings (Nhl), The Forum (lo stadio delle due squadre fino al 1999, ndr) e un ranch per la cifra complessiva di 67,5 milioni di dollari. Non proprio spiccioli ai tempi. Qualche anno più tardi vendette i Kings e rimase a capo dei Lakers e titolare del ‘The Forum’. Come proprietario dei giallo-viola colse, come tutti ben sapete, parecchi successi (‘solo’ 10 titoli NBA). Oltre al fiuto per gli affari, da segnalare anche la passione per il Poker, dove anche qui Jerry, ha saputo sfruttare la sua bravura, raccogliendo, tra gli altri, un terzo posto alle ‘ World Series of Poker’. Basket e petrolio. Due delle sue passioni più grandi, ma “mentre la prima rappresenta una vittoria della collettività e della mia famiglia in particolare, la vittoria nel poker è un traguardo personale”. Insomma, uno così non nasce dal nulla. Certo che se non fossero state per quelle
mattonelle nere forse saremmo qui a parlare di un’altra storia.
Simone Ipprio
Twitter: @SimoneIpprio