“Prendiamo una scala da 1 a 10. 10 è un Hall of Famer e 7 un All Star fisso. Kyrie si trova probabilmente al terzo gradino. Deve ancora fare molto. La scorsa stagione ha fatto due balzi avanti; d’altronde non si diventa Rookie dell’anno se non si fa qualche salto evolutivo. Ma se guardate attentamente da dove è partito quando ha disputato la prima partita e dove è arrivato nell’ultima, vedrete che è migliorato tantissimo. Se ben ricordate, nella prima partita contro Toronto (2/12, 6 punti), non ha particolarmente brillato. Gli ci è voluto un po’ di tempo per ambientarsi. Tuttavia, non importa se si è prime o quarte scelte, finché si è rookie, ci vorrà sempre un po’ di tempo per adattarsi ai ritmi e allo stile di gioco dell’Nba. L’Nba è una maratona, non i 100 metri. Mica siamo Usain Bolt”.
Queste le parole di Byron Scott, coach di Cleveland, che ai microfoni dei giornalisti ha voluto mettere in vetrina Kyle Irving, atteso ora ad una conferma come sophomore, dopo essersi messo in luce da rookie: “Le due differenze più grandi sono che adesso è al corrente di come funzionano le cose. Inoltre si sente più a suo agio. Giocare in un certo modo per un anno con lo stesso coach, sapere esattamente come sono e cosa voglio da lui lo aiuta moltissimo. E questo comfort lo aiuterà anche a sviluppare le sue abilità da leader. Dal momento che ha già un’idea di come funzionano le cose, può aiutare moltissimo i nostri rookie Dion Waiters e Tyler Zeller”.