Michael Beasley ha mostrato un lampo di brillantezza allo scadere della preseason venerdì scorso, dando alla squadra un assaggio del potenziale che risiede nel giocatore, afflitto però da una storia fin troppo travagliata. Beasley ha messo a segno 29 punti con un 13 su 21 al tiro, con 10 rimbalzi in aggiunta, e sembrava relativamente riposato dopo 34 minuti in azione.
Se Beasley potrebbe mettere più coerenza nelle sue prestazioni un po’ per tutta la stagione, questi Suns potrebbe superare le iniziali aspettative, che nell’attuale proiezione sono ben lontani da prospettive playoff, e si trovano impantanati da qualche parte al fondo della classifica della Western Conference.
Affinché le proiezioni cambino, tuttavia, Beasley avrà bisogno di abbracciare una nuova e non famigliare posizione a Phoenix, ovvero quella in cui lui sarà la principale opzione offensiva quasi tutte le sere.
Ecco come i Suns hanno sempre fatto sin da quando Mike D’Antoni era capo allenatore, e Alvin Gentry non è in procinto di modificare le cose nel sistema di gioco. Egli si rende conto però del fatto che può esserci un piccolo cambiamento in base ai giocatori adottati che si apprestano ad iniziare la nuova stagione.
“Stiamo attraversando proprio ora questa fase con Michael Beasley”, ha detto Gentry. “E’ stato in squadra con Dwyane Wade, o è stato in una squadra dove non ha avuto la possibilità di tirare liberamente. L’unica cosa che dico ai ragazzi è che non voglio che pensino al tiro, se si tratti di un buon tiro o no. L’unica cosa che voglio è che si concentrino semplicemente sul tirare con constanza. E finché faranno come gli dico, non avrò niente da obbiettare. Gli ho detto che in seguito potremo parlare sul giusto tiro da prendere. Ma non voglio che questo influenzi la mente dei giocatori in campo.”
Gentry vuole che i propri giocatori prendano il primo buon tiro del possesso. Ai Suns piace spingere e giocare con il tempo, in modo da giocare in modo esaustivo tutti i venti secondi concessi dal cronometro per ottenere il tiro migliore; questo non è il piano attuale. La squadra è felice con un buon tiro aperto – ‘good’ e ‘open’ diventeranno le parole d’ordine, traducibili in presto e spesso.
“Ora, non voglio però che sia costretto a prendere brutti tiri,” ha sottolineato Gentry. “C’è una sostanziale differenza tra il prendersi un tiro quando si è in campo aperto e il forzarlo. A volte ai ragazzi servono un paio di partite per capirlo”.
Un paio di partite per Beasley sono passate, anche se di preseason.
“Il coach per tutta la preseason mi ha spronato ad essere aggressivo”, ha detto Beasley. “E anche essere un po’ egoista, egoista nel prendere i miei tiri. Stavo davvero in campo con la mentalità di un playmaker, ma stavo soltanto prendendo ciò che la difesa mi stava concedendo.”
La libertà di tiro è la maggior differenza che Beasley ha notato tra le sue precedenti squadre a Minnesota e Miami, e il suo primo mese con i Suns.
“Il fatto che mi stanno dicendo di tirare non mi fa impazzire come quando non potevo tirare. C’è ancora un piccolo aggiustamento da fare però.”
La consistenza è ciò che i Suns cercano in Beasley. Il talento c’è, quindi la squadra in questa fase iniziale sta andando al di là del proprio gioco per far capire alla propria guardia che luce verde in ogni momento. “Mi guarda sempre come se fossi un pazzo quando gli dico che se vuole giocare per 30 minuti, deve prendere 20 tiri, tiri accettabili”, ha detto Gentry. “E’ solo un piccolo adeguamento che i ragazzi devono accettare, ed è probabilmente un po’ diverso da ciò che accadeva l’anno scorso.”
Beasley sembra iniziare a recepire il messaggio. E se continuasse a tradurre ciò che l’allenatore gli dice in quello che sta facendo in campo, si potrebbero vedere molte prestazioni simili a quest’ultima con cui ha terminato la preseason. “L’obbiettivo di ogni partita sarà tirare, tirare ancora ed ancora. Però questo non significa che debba tirare ogni volta che tocco palla.”
@m4tteolorenzo