Marco Belinelli, approdato ai Chicago Bulls questa estate, ha rilasciato una lunga intervista al ‘Corriere della Sera’, dove ha parlato di tutto, dalla sua esperienza in Nba al … Eccovi l’intervista integrale riportata da Sportando:
In NBA sempre con la valigia in mano?
“Bisogna avere la capacità di capire e di accettare un mondo sportivo differente dagli standard europei: in nome dell’affare, qui può capitare di tutto. Ecco, ho imparato a fare a mia volta l’affarista e a badare ai miei interessi.”
Non rimpiango di non aver messo radici?
“A volte sono tentato dì dire che sarebbe stato bello, come sta capitando a Bargnani, rimanere nella stessa squadra. Ma mi sarei perso l’incontro con città differenti e con gente interessante. Ora però spero di fermarmi: Chicago è un posto giusto per piantare le tende e la voglia dei Bulls di vincere coincide con la mia.”
Non avere squadra fissa è una bocciatura?
“Può sembrarlo e qua e là ho pure avuto questo sospetto. Con un senso di fastidio, lo ammetto. Ma la realtà è un’altra: ho sempre trovato porte aperte e io ho saputo imboccarle. Dico con orgoglio che la Nba si è accorta di Marco Belinelli.”
Quanto hai stretto i denti?
“Parecchio, parecchio… Tanti mi dicevano: “Non è la tua dimensione”. Ma io non ho mai voluto mollare e ho sempre ricercato il rispetto. Nei momenti difficili è indispensabile essere ottimisti e non arrendersi.”
Cosa invidi a Bargnani o Gallinari?
“Sinceramente, nulla. Non sono geloso, nemmeno quando mi si fa notare che loro due sono più conosciuti di me. Io vado avanti per la mia strada, con grande fiducia e grande umiltà. Essendo comunque amico sia del Mago sia del Gallo.”
Ai Bulls, la squadra di Michael Jordan?
“Quando ho firmato il contratto avevo i brividi; quando ho indossato per la prima volta la maglia, di più… E non ci sono parole per descrivere l’emozione nello spogliatoio: dove si sedevano Jordan, Pippen e gli altri, ora mi siedo io.”
La statua di MJ allo United Center?
“È uno sprone. La paura ti coglie semmai guardando al soffitto del palazzo, dove sono appese le bandiere-ricordo dei trionfi. Parto dalla panchina, devo dare il massimo. Sono il cambio di Rip Hamilton, imparerò da lui. Ci sentiamo forti, puntiamo in alto. Aspettiamo il rientro di Derrick Rose dopo il grave infortunio dello scorso maggio: non si sa ancora quando tornerà, ma quello non sarà un bel giorno per gli avversari…”
Eurobasket 2013?
“Se ci chiameranno, seguiremo una regola facile: tornare in punta di piedi, evitando di creare scossoni.”
Come racconto la mia America?
“Con un’immagine che si lega ai miei anni qui: è una scala in salita. È dura, ma regala soddisfazioni.”
Magari i Bulls un giorno ritireranno la sua 8…
“Se succederà, andrò a piazzarla io, lassù in alto”.