Diciamocelo, i Knicks non hanno avuto vita facilissima l’anno scorso. Erano partiti come candidati diretti al titolo, con lo squadrone dei sogni, con il terzetto Melo-Amar’e-Chandler che faceva sognare i tifosi della Grande Mela. Ma c’era un grande ma, un grande enigma che poi perseguita tutti gli sport. Quelli che sembrano forti non sempre poi rispettano le aspettative e quindi NY cade in una grande depressione, grandi sconfitte e si scivola fuori dalla zona playoff, la si recupera all’ultimo grazie ad un cambio fortunato e l’inizio della “Linsanity“. Sfortuna vuole che i playoff si aprano con un Miami – NY che segna anche la fine di questi grazie ad un 4-1 servito da LBJ e compagni.
L’imperativo quindi della stagione estiva newyorkese rimane lo stesso: rinnovare. Per fare questo ci sono tre modi, o cerchi di prendere il meglio sulla piazza, o punti sui giovani oppure ti affidi ai veterani. Evidentemente l’ultima idea era ben gradita da Dolan e Coach Woodson e si è quindi dato il via ad una campagna acquisti votata alla qualità rispetto all’età. Via quindi lo scontento Lin e dentro Felton, Kidd, Camby, Sheed Wallace e T-Mac anche se l’ultimo verrà poi scartato dopo qualche giorno e andrà in Cina (e con lui un pezzo di storia dell’NBA nda). La squadra è letale, bagaglio tecnico incredibile a discapito di una forma fisica e di un livello di resistenza non proprio invidiabile, tiro da tre sempre in agguato e schemi che continuano ad essere efficaci. E’ questo il nuovo timbro di New York, quest’anno con un organico che mette paura e soprattutto un po’ di carne sul fuoco in una stagione dove il titolo sembra già assegnato ad una tra Miami e Lakers. La squadra sembra aver trovato il suo ritmo, il suo equilibrio, ma resta il fatto che è “vecchia” e non si sa quanto reggerà. L’interrogativo perciò rimane: e l’anno prossimo?
Luca Fiorini per NbaReligion.com