Oscurati letteralmente dalle prestazioni del signore in maglia 6, i Miami Heat hanno saputo, in due anni, trasformare quella che era una sciagura per la favola dei Big three a vero e proprio grattacapo per le altre 29 franchigie della Lega: il lungo di ruolo.
Il quintetto di South Beach di fatto ha vinto un titolo senza un numero 5 puro, e se vogliamo dirla tutta, anche senza un 4 di ruolo. Il quintetto di Spoelstra per le Finals dello scorso hanno era composto dalla premiata ditta Dwyane-Lebron, Chalmers e, udite udite, Shane Battier e Chris Bosh.
Quest’ ultimo ha costruito una carriera a Toronto da numero 4, Battier aveva quasi sempre giocato da 3 fino all’ arrivo in Florida, ma sta di fatto che il filippino con la lavagnetta tra le mani ha trasformato due ” esili ” del pitturato in mine vaganti da fuori area.
Spoelstra ha vinto sui due lati del campo, vediamo perché .
DIFESA
Schierare due lunghi ” corti ” sotto le plance appare ovviamente una scelta disastrosa ai fini di una difesa che deve badare ad un 5 di ruolo e peso specifico come un Serge Ibaka, in quanto sarebbe scontato per gli avversari sfruttare un mismatch piu’ che ovvio e portare a casa due punti facili nel pitturato o due liberi.
Sta di fatto però che Miami in post basso ha impostato la propria difesa sul raddoppio sistematico: questo coinvolge quasi sempre i due lunghi ( Battier-Bosh ) più Lebron che può stare con un lungo come nessuno in questa lega; la possibilità di avere Battier da 4 atipico inoltre fa si che tutte le situazioni di pick&roll siano gestite con un cambio sistematico tra il francese e il difensore dell’ esterno con la palla, nuovamente senza creare mismatch favorevoli agli avversari.
Quello del cambio sistematico ( Chalmers escluso ) e’ di fatto una scelta una che mette sempre in difficoltà chi attacca gli Heat, poiché viene garantito uno standard in termini di chili e centimetri distribuito tra i giocatori da poter raddoppiare facilmente e allo stesso modo ruotare molto velocemente sul perimetro avendo a dispozione anche lunghi rapidi in grado di tenere almeno 2/3 scivolamenti sugli esterni avversari e far si che il vantaggio creatosi col raddoppio, si annulli.
ATTACCO
Giocare in maniera canonica non avrebbe portato molto lontano i ragazzi della Triple A, così coach Erik ha fatto si che la gran parte degli attacchi degli Heat si chiudano con una conclusione nei primi 10-15 secondi di un’ azione, spesso utilizzando una transizione che quando vede andare a canestro gli esterni, assicurai lunghi che arrivano a rimorchio di andare rimbalzo in movimento fronte a canestro avendo maggior raggio d’ azione e vantaggio rispetto a chi li marca; quando la difesa riesce a costipare l’ area
chiudendo le penetrazioni di Wade e Lebron, ecco arrivare facile uno scarico sul perimetro o giù di li’ per una tripla in transizione di Battier o per un long two di Bosh, tiri sempre puliti poiché i loro diretti avversari sono impegnati a chiudere la via del canestro alle penetrazioni del 3 e del 6 sopra citati. Chiudiamo con quest ‘ ultimo. La capacità di Lebron di attirare a sè come un magnete due o tre uomini su di lui in area sia che attacchi dal palleggio che da posizionato spalle a canestro fa’ si che Battier e Bosh abbiano ancor più vita facile nel prendere tiri che sui quali la rotazione degli avversari e’ costantemente in ritardo, dovendo badare a 4 giocatori su 5 piazzati fuori dal pitturato, tutti potenzialmente pericolosi nel metterla dentro. L’ arrivo di Allen e soprattutto di un altro lungo dalla mano educata come Lewis non fa’ che avvalorare la tesi che vuole favorito il sistema Spoelstra per il Repeat nel 2013.
Eligio Cavallo