Di fronte alla partenza entusiasmante dei Miami Heat di quest’anno, sia sotto il profilo dei risultati (record 5-1, con unica sconfitta quella di New York che per lunghi tratti è sembrata una partita non giocata, causa le polemiche pregara sulla correttezza o meno di giocare in una città ancora sconvolta dal passaggio dell’uragano Sandy), ma soprattutto sotto il profilo del gioco, balzano agli occhi dei dati riguardo un aspetto che, qualora la squadra di Lebron e soci giocasse a hockey farebbero parte del referto, ma che nel basket non viene conteggiato. Sto parlando del cosiddetto hockey assist.
Nell’hockey, a differenza di altri sport, per ogni realizzazione possono essere assegnati due assist, uno è quello “classico”, legato al passaggio a colui che realizza, ed il secondo è quello dato a chi passa il disco a colui che compie l’assist precedentemente definito “classico”. Perchè tutto questo giro di parole? E soprattutto, cosa c’entrano gli Heat con tutto questo?
Beh, qualora venisse conteggiato anche nel basket, gli Heat sarebbero leader indiscussi della graduatoria e Lebron James sarebbe il miglior “hockey assistman” della Lega, con i suoi 9 hockey assist. Visto il gioco di Miami questo è facilmente spiegabile.
Miami, mai come in questo inizio di stagione, sta sfruttando le doti di uno contro uno dei suoi uomini, i quali, mettendo palla a terra e penetrando, fanno collassare su di loro la difesa, liberando lo spazio per un tiratore sull’arco. A questo però si è aggiunto un altro aspetto, tale da mettere ancora più in ritmo il giocatore, l’extra pass. Cioè, colui che riceve il pallone dallo scarico, passa una volta in più ad un compagno sul perimetro (questo è possibile con il gioco di Miami, vista l’assenza di un lungo, che libera spazio in area e riempie il perimetro di tiratori). Il ricevente si ritrova in condizioni ideale per tirare, in ritmo e con spazio visto che a quel punto la difesa non fa in tempo a ruotare su di lui.
Se a questo aspetto aggiungete l’innesto di Ray Allen nel roster di Miami, già composto dai vari Miller, Chalmers e Battier, ci si rende conto che James, Bosh e Wade vanno a nozze con questo schema. Il “problema” però è che, come nel caso di Lebron, le sue penetrazioni fanno collassare la difesa, creando il presupposto per il punto, quindi sono la giocata determinante, ma “per colpa” dell’extra pass non vanno a finire nei tabellini a fine gara.
Inoltre, dal conteggio dei punti che ne vengono ricavati, ci si rende facilmente conto che la maggior parte dei tiri che ne vengono fuori sono realizzazioni da tre punti. Difatti, la media punti per ogni hockey assist è di 2,6 a differenza di quella dell’assist classico che è pari a 2,2.
Non che “The chosen one” se ne faccia una malattia, però ad esempio nella gara di mercoledì scorso contro Brooklyn è arrivato a due assist dalla tripla doppia (20 punti e 12 rimbalzi, guardando dalla panca tutto il quarto quarto..), anche se in partita aveva fornito la bellezza di quattro hockey assist.
E’ un concetto che gli Heat studiano in allenamento, come confermato anche dalle parole di coach Spoelstra:
“Very few players have an understanding what a hockey assist is, [LeBron] is able to read the situation and make the hockey assist knowing that it’s going to take one or two passes for a wide-open shot. He can make those calculations as fast as any player I’ve been around.”
In pratica, “pochi giocatori riescono a capire quale sia l’essenza dell’hockey assist e le letture di Lebron sono in grado di portarci con uno o due passaggi ulteriori a trovare un tiro aperto, senza pressione. Nessuno è rapido come lui a fare queste considerazioni.” A ragione di ciò, come già detto, si legga in tabella la leadership del Prescelto in questa speciale classifica.
Non sappiamo quanto importi a James di collezionare assist per rimpinguare le sue statistiche, ma sappiamo (e bene) quale sia la sua voglia di vincere, proprio adesso che ha da poco assaporato il gusto della vittoria, e “sacrificare” qualche assist per il bene della squadra, credo sia un compromesso che verrà accettato con piacere da “The King”.