Categorie: Memphis Grizzlies

Il punto sui Grizzlies, tra il passato e il presente di una franchigia alla ricerca della definitiva consacrazione nel mondo Nba

Tra le dieci partite disputate nella notte, quella che ha destato maggiore attenzione è stata quella disputatasi alla Chesapeake Energy Arena, tra i Thunder e i Grizzlies, due squadre che possono vantare un’ottima partenza in questo inizio di stagione, rispettivamente con record 6-1 e 5-1 prima della partita giocata questa notte.

Partita di grande interesse vista la qualità dei roster di ambo le squadre e possibile scontro in un’eventuale serie di playoff ad Ovest.

Il primo tempo è stato caratterizzato da parziali, vedendo il primo quarto ad appannaggio dei Thunder (30-20), con Sefolosha, Ibaka e Durant ad 8 punti ed il secondo quarto invece totalmente a favore di Memphis, che con un parziale di 36 a 15, merito anche dei 13 punti in un quarto di un sorprendente Pondexter, ha chiuso il secondo quarto avanti di 11 (56-45), vantaggio che i Grizzlies sono riusciti a mantenere fino alla fine dell’incontro, respingendo i tentativi di rimonta dei Thunder, arrivati anche a -6 nel terzo quarto, ma che non sono mai riusciti a ritornare definitivamente in partita. Alla fine Rudy Gay e Zach Randolph combinano 48 punti (per Gay 28, massimo stagionale), in doppia cifra insieme al sempre più solido Marc Gasol (14 punti e 6 rimbalzi) ed a Pondexter e Bayless, che uscendo dalla panchina segnano rispettivamente 13 e 12 punti.

Approfittiamo quindi (come è ormai consuetudine) della brillante vittoria dei Grizzlies, per approfondire alcuni aspetti (storici e non solo) della franchigia che fino al 2001 giocava in quel di Vancouver.

Infatti la squadra di Memphis, nata nel 1995 con il nome di Vancouver Grizzles assieme ai Toronto Raptors, ha rappresentato per 6 anni uno dei baluardi canadesi dell’Nba. Purtroppo però i risultati, sia cestistici sia di marketing, non sono stati dei migliori, portando quindi la squadra, dopo vari passaggi di proprietà, nelle mani di Micheal Heisley il quale, nonostante al momento dell’acquisizione promise di non spostare la franchigia dalla città canadese, dopo meno di un anno la trasferì in quel di Memphis (molti sostengono che la sua acquisizione fosse legata solo ed esclusivamente al trasferimento nella città del Tennessee).

Dal 2001 i risultati e il record di vittorie è andato migliorando negli anni, facendo si che giocatori di primissimo livello Nba vestissero nel tempo la maglia Grizzlies. La caratteristica dominante di questi 12 anni di storia della squadra di Memphis è la presenza nel roster (e conseguentemente in quintetto) di un rappresentante della famiglia Gasol. Difatti nel 2001 è lo scambio con gli Atlanta Hawks che porta Pau Gasol a giocare alla Pyramid Arena, vecchio palazzetto dei Grizzlies, ad essere uno dei turning point della storia della franchigia. L’arrivo del catalano (e non solo il suo ovviamente, basti pensare a Jerry West come general manager, votato nel 2003/2004 “Nba executive of the year”, ed a coach Hubie Brown, votato nello stesso anno “Nba coach of the year”) porta vittorie, spettacolo e primi successi, giungendo per tre stagioni consecutive (dal 2004 al 2006) ai playoff, vedendoli però sempre perdenti al primo turno per 4-0, senza che Memphis riesca a vincere una singola partita dei Playoff.

Nel 2008 finisce l’era Pau Gasol, trasferitosi nel febbraio di quell’anno ai Lakers, ed inizia quella che molti definiscono l’era di Rudy Gay. Seguendo però quello che è il filo conduttore della nostra storia, in realtà nello scambio con i Lakers del 2008 a Memphis, oltre a Kwame Brown, Javaris Crittenton, Aaron McKie (giocatori sconosciuti ai più), prime scelte al draft 2008 (dal quale uscirà O.J. Mayo) e 2010, vengono dati i diritti di Marc Gasol, fratello piccolo del partente Pau, che gioca anche lui centro, ma che ha caratteristiche diverse rispetto all’eleganza e alla classe sopraffina del fratello.

E’ quindi nel segno di questi nuovi giocatori (ai quali vanno aggiunti Randolph, Conley e non solo), coadiuvati dalla guida di coach Lionel Hollins, che i Grizzlies tornano ai playoff del 2011, conseguendo l’ottavo record in stagione ad Ovest e dovendo quindi affrontare i San Antonio Spurs, dominatori fino a quel momento della stagione regolare. Questa volta però i Grizzlies riescono a vincere la prima partita della storia della franchigia ai Playoff al TNT Center di San Antonio in gara 1 e soprattutto riescono a portare a casa la serie per 4-2, accedendo per la prima volta ad una semifinale di Conference dove, trovandosi al cospetto degli avversari della partita di stanotte, riescono a portare la serie a gara 7, nella quale si ritrovano sconfitti sul campo, ma non di certo nel morale.

L’anno scorso invece, chiudono la stagione regolare al quinto posto, eguagliando il loro miglior piazzamento in stagione regolare e vedendosi sconfitti al primo turno di Playoff in un quantomeno rocambolesco 4 a 3 con i Clippers (basti citare gara1, dove i Grizzlies sopra di 27 al termine del terzo quarto e in controllo totale della partita, si sono fatti rimontare perdendo la gara).

In estate c’è stata la partenza di O.J Mayo che, diventato free agent, ha scelto di firmare per Dallas, ma nel complesso la squadra, nonostante abbia perso un’arma importante del suo arsenale, non sembra averne risentito più di tanto, mantenendo una solidità di gioco e di sistema tra le migliori della Lega, sfruttando le qualità di individualità importanti come i già citati Rudy Gay e Marc Gasol, senza dimenticare Randolph, Conley e Allen che fanno di quello dei Grizzlies uno dei migliori quintetti dell’Nba.

Nonostante la difficoltà di giocare nella Southwest Division (forse la più competitiva della Lega), Memphis sarà sicuramente una delle squadre che lotterà per l’accesso ai Playoff e, vista l’esperienza ormai acquisita (della quale abbiamo voluto fare un rapido excursus in questo articolo) potrebbe diventare una delle outsider della stagione, contrapponendo al maggior talento di qualche franchigia organizzazione difensiva (Tony Allen è uno dei migliori difensori Nba anche per questo) ed offensiva, data anche dal fatto che ormai, essendo il terzo anno di lavoro del gruppo con coach Hollins, il progetto Grizzlies è giunto ad una maturazione tale da rendere possibile il tentativo di provare la scalata fino alla vetta.

Le carte in regola le hanno, bisogna soltanto chiedere il “permesso” ai vari James, Bryant e Durant per riuscirci.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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