Categorie: Chicago Bulls

Bulls ancora sconfitti nella notte a Portland. Il punto sulla franchigia dell’Illinois in attesa del rientro di Rose

Tra il tardo pomeriggio di ieri e la notte appena trascorsa si sono disputati ben otto incontri, tra i quali spicca il ritorno alla vittoria dei Knicks dopo il ko contro i Grizzlies e le vittorie sia di OKC sia dei Lakers (ai danni rispettivamente di Golden State e Rockets), guidate entrambe dalla triple doppie dei giocatori più rappresentativi delle due franchigie, Durant (con 25 punti, 13 rimbalzi e 10 assist, prima in carriera in Nba) e Bryant (22, 11, 11 per il Mamba).

La partita sulla quale però vogliamo porre l’attenzione è quella che si è giocata alla Rose Garden Arena di Portland tra i Trail Blazers e i Bulls di Marco Belinelli, squadre che possono entrambe vantare un 50% di vittorie in quest’inizio di stagione, con l’identico record di 5-5.

Partita combattuta, nella quale alla fine ha avuto la meglio l’attacco dei Blazers sulla difesa dei Bulls, anche perchè a parti invertite, la difesa di Portland e l’attacco di Chicago non sono sembrati riuscire ad esprimersi al meglio. La squadra dell’Oregon nel terzo quarto ha raggiunto anche il più 15 (64-49), pensando di aver già archiviato la pratica. Ma poi, a fronte di un parziale Bulls, i tori dell’Illinois sono tornati sotto fino al 73-73. A questo punto Portland ha dovuto vincerla di nuovo nel quarto quarto, segnando la sfida con un parziale 8-0 che ha dato un margine rassicurante che non ha concesso ulteriori possibilità di rimonta a Chicago. Alla fine il risultato è stato di 102 a 94 per i padroni di casa, che portano a casa la terza vittoria consecutiva, mentre per Chicago è la seconda sconfitta in due giorni dopo quella contro i Clippers.

Giocatori chiave della partita per Portland sono stati Aldridge, che ha chiuso con la solita doppia doppia (18 punti e 13 rimbalzi) e la coppia Batum/Matthews, autori entrambi di 21 punti. Altra nota ormai ultrapositiva di questo inizio di stagione dei Trail Blazers è stata la prestazione di Lillard, il giocatore proveniente da Weber State, scelto alla chiamata numero 6 del draft di quest’anno. Ha chiuso la partita con 16 punti e 3 assist, mantenendo nelle prime 10 partita in carriera in Nba una media di 19.0 punti e 6.1 assist a partita, cifre che un rookie non mostrava nelle partite d’esordio in Nba dai tempi di Isiah Thomas a Detroit nel 1981. Unica nota stonata nella serata del neoacquisto di Portland è stato il canestro conclusivo, segnato sul 100-94, quando i Bulls avevano già alzato bandiera bianca e mancavano pochi secondi (meno di 24) alla fine dell’incontro, andando contro una regola non scritta dell’ Nba che vuole che la squadra in vantaggio nel caso di resa dell’avversario tenga la palla fino allo scadere del tempo senza cercare il canestro. Questo ha scatenato un po’ le ire dei giocatori di Chicago (con Nate “The Great” Robinson ovviamente in testa) che hanno preso il gesto come un insulto e non come una semplice ingenuità da rookie (il tutto poi fortunatamente si è risolto in poco tempo).

Approfittiamo quindi della partita precedentemente raccontata per analizzare il momento dei Chicago Bulls, migliore squadra ad Est nella scorsa Regular Season, che ha visto svanire lo scorso anno le proprie ambizioni da titolo nei minuti finali di gara 1 della prima partita dei Playoff contro Philadelphia, quando, con il risultato già ampiamente acquisito, Rose è atterrato male sul ginocchio, rompendosi i legamenti del ginocchio e dicendo addio sia alla postseason dello scorso anno, sia alle Olimpiadi di Londra. Da quel momento i Bulls non sono più stati gli stessi, perdenti nella serie con i Sixers la scorsa stagione e molto in difficoltà in questo inizio di regular season. Problemi strutturali che l’assenza di Rose non ha fatto altro che evidenziare.

Sicuramente il peso maggiore dell’assenza della prima scelta assoluta al draft del 2008 si sta evidenziando nella fase di costruzione di gioco dei Bulls, della quale coach Thibodeau non è un culturo e la quale è storicamente dipendente dalle intuizioni e spesse volte dai punti di Rose. I Bulls di quest’inizio faticano ad arrivare a 100 punti e a trovare terminali offensivi affidabili. Gli unici che stanno dando il loro contributo sono Deng, che oltre ad essere uno dei migliori difensori della squadra (e dell’intera Nba) con i suoi 18.1 punti di media a partita è il miglior realizzatore della squadra, Noah, che, andando contro a chi lo “accusa” di essere un giocatore prettamente difensivo, sta mantenendo cifre ragguardevoli con i suoi 14.8 punti e 10 rimbalzi di media a partita, ed infine Boozer (nella notte soltanto 4 punti a Portland) e Hamilton, entrambi con poco più di 13 di media a partita. Inoltre, all’assenza del solito ventello che Rose garantiva ogni partita, va aggiunta la mancanza dei punti dalla panchina, dalla quale soltanto Robinson (nonostante tutti i suoi acclarati difetti) porta una “scossa” con i suoi 12 punti di media. Belinelli e soci si mantengono tutti sotto i 6 punti a partita.

E questo ci porta alla seconda questione di questa fase della stagione dei Bulls, ossia il mercato estivo e la “rivoluzione” delle seconde linee della squadra, delle quali si è mantenuto solo Taj Gibson. Difatti nelle trade estive sono stati scambiati Asik, Brewer, Korver, Lucas,Watson e Scalabrine, prendendo al loro posto Belinelli, Robinson, Hinrich, Teague, Radmanovic e Mohammed, indebolendo in maniera evidente il secondo quintetto non avendo rimpiazzato giocatori importanti come i primi tre partenti sopracitati, il tutto per andare alla ricerca di due playmaker che sostituissero Rose fino al suo rientro. Alla fine le trade hanno portato Hinrich, non male nella gestione della palla, ma nulla a che vedere con la capacità offensiva di Rose (Hinrich di media in carriera segna la metà del playmaker in maglia numero 1) ed anche giocatore molto meno “attivo” difensivamente, fase alla quale i Bulls pongono grandissima attenzione, e soprattutto hanno portato sulle sponde del lago Michigan Nate Robinson, l’antitesi (soprattutto difensiva) dell’organizzazione Bulls, vero punto di forza della squadra.

E questo ci porta al terzo punto della nostra analisi, ossia l’organizzazione di gioco, soprattutto quella difensiva. La partita contro i Clippers dell’altro ieri (ed in parte anche quella di questa notte) mostra come alle volte un sistema così rigoroso (e per certi aspetti così efficace) alle volte vada in tilt di fronte ad attacchi che fanno dell’imprevedibilità e dell’improvvisazione le loro armi (vedi Clippers e non solo nella Lega). Questo, unito anche alle difficoltà di adattamento a questo nuovo sistema da parte di tutti i nuovi arrivati (Belinelli compreso), fanno si che Chicago possa far meno affidamento su quello che negli ultimi anni è stato il suo punto di forza e soprattutto quello che spesse volte l’ha tenuta in partita, nonostante evidenti carenze offensive.

Ultimo punto della nostra analisi è Belinelli, approdato per la prima volta in una squadra che può lottare con le più forti anche ai Playoff, ma che sta trovando grosse difficoltà di adattamento. Le cause sono molteplici: da un lato c’è la sua scarsa propensione “naturale” all’essere difensore (non è mai stato un eccelso marcatore), difficoltà che in un sistema come quello dei Bulls vengono evidenziate ancora di più. A questo va aggiunto il particolare momento offensivo, già precedentemente descritto, nel quale manca qualcuno che distribuisca in maniera equa le responsabilità offensive, dando la possibilità a Marco di entrare in ritmo e di sentirsi importante in un gruppo in cui coach Thibodeau sta sperimentando diverse soluzioni, dando minuti a tutta la panchina e limitando quindi ancora di più il minutaggio del Beli.

Il rientro di Rose diventa quindi fondamentale sia per Marco che per i Bulls. Si parla di un possibile ritorno a Febbraio, auspicando quindi la presenza in campo del playmaker per la fase cruciale della stagione. Lo sperano soprattutto tutti i tifosi dei Bulls i quali, citando le parole di una famosa canzone interpretata da Claudio Villa, direbbero a Derrick Rose “Torna, sta casa aspetta a te”.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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