Westbrook: da solo non fa una squadra. Qual è la svolta per l’attacco dei Thunder?

Nel periodo buio dei Lakers, che segnò l’arrivo di Kwame Brown e il disfacimento di una squadra amareggiata dal titolo soffiato nel 2004 dai Pistons,  Kobe era solito monopolizzare la palla, trascurando i compagni liberi,  dando il colpo di grazia all’efficienza offensiva. Ma quel Bryant era  legittimato a forzare da una squadra allo sbando e con un vuoto cosmico sotto la voce  “talento”. L’unica chance per strappare una vittoria era chiedere a Kobe di mettersi la squadra sulle spalle per l’ennesima volta.

Oggi, qualcosa di simile viene applicato da Russel Westbrook.

Però le statistiche dipingono un quadro diverso della guardia di Oklahoma, rispetto al Kobe del post-Shaq. In attacco domina senza molti problemi e la fase offensiva dei Thunder risulta eccellente. Ma  è un attacco così pieno di sfumature che le statistiche non servono, basta guardare la sconfitta contro i Grizzles del 14 novembre  e osservare bene il linguaggio del corpo di Durant.

 

 

Il 3 volte leader di punti della lega, rappresenta la nuova generazione di all-stars, è il tipo di giocatore che fa sudare freddo gli avversari quando tocca palla.
Il fenicottero con il numero 35 è quasi sempre marcato, quando non lo è, vuol dire che il difensore ha fatto male i calcoli. Se vedi Durant libero, per gentile distrazione della difesa, mentre Westbrook si accinge a tirare raddoppiato( se non triplicato) stiamo parlando di un crimine contro il basket.  Sul finale di partita contro i Grizzlies  c’era Durant che sbracciava come un matto, forse per chiamare palla o magari per accompagnare gli dei del basket sulla scena del crimine.

E’ più complesso del caso Bryant. I Thunder non stanno deludendo in modo allarmante.
Anzi, sono la squadra-plotone della NBA. Vengono da una stagione in crescendo, che ha visto nei playoff 2012 una scalata del tutto incosciente verso le finals contro Miami. Nonostante la cessione di Harden, hanno mantenuto l’asse Durant-Westbrook con l’addizione di Martin che da sesto uomo.ha preso le veci del Barba( anche se il paragone regge fino a un certo punto).
Il problema dei Thunder è l’esecuzione offensiva. Avrebbero la mentalità, i numeri e la struttura per far circolare la palla in continuazione, come un flipper attorno al perimetro fino all’uomo libero e adottare un sistema che coinvolga i compagni.
Invece l’attacco viene delegato per un 70% a Durant e Westbrook, che oscillano tra la ricerca dell’uomo libero( opzione più unica che rara)e la loro profonda convinzione che la cura migliore per un dilemma in attacco sia la conclusione eroica.
La cosa più difficile per un maschio alpha è non fare niente, ma talvolta è la cosa migliore.

 

 

 

Il punto di svolta che consentirebbe un salto di qualità in attacco ai Thunder, è la panchina.

Emergono tre punti sostanziali:

  1. La percentuale di possessi di Westbrook e Durant non influiscono sull’esito dell’ attacco. Anzi, le statistiche degli ultimi due anni( inclusi i playoff)dicono che la squadra funziona meglio, quando entrambi i giocatori tengono meno la palla.
  2. Quando Westbrook si siede,  Durant accentra il gioco su di sè, ma  le sue percentuali di tiro dal campo  e la media di assits scendono drasticamente. In altre parole, non è soltanto Westbrook che tiene la palla lontana dall’uomo libero.
  3. Nei momenti decisivi, Westbrook non stagna il gioco poi così tanto. Sui finali di gara invece, Durant si prende dai 30 ai 40%  dei tiri di squadra. in Questi frangenti, durant segna di più rispetto a Westbrook, ma entrambi rimangono dei buoni tiratori in chiusura di gioco.

Quando Westbrook e Durant hanno un numero di possessi più basso, la palla viene pescata molto più facilmente dai comprimari e l’attacco fila ugualmente, se non meglio. Questa è la vera sfida che i Thunder devono porsi per fare un passo in avanti. Una volta realizzato ciò, i Thunder non avranno semplicemente il miglior attacco della NBA, ma anche qualche anello alle dita.

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Pubblicato da
Pietro Caddeo

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