Categorie: L.A. Lakers

Continua il momento no dei Lakers, sconfitti nella notte dai Pacers! I problemi non sembrano essere stati risolti

Alla fine della serata i tifosi dei Lakers sono tornati a casa con il pupazzetto di “Chick” Hearn, mitico ed indimenticato telecronista che per più di quarant’anni ha commentato le partite dei gialloviola, ideatore di termini e parole entrate ormai a far parte del gergo cestistico (se quando guardiamo i tiri liberi di Howard commentiamo dicendo “air ball” è perchè lui ha coniato questo termine, idem dicasi per “slam dunk” ed altri ancora).

Si può riassumere in questo il “buono” che possono ricavare dalla serata i supporter dei losangelini, sconfitti sulla sirena in casa dai Pacers per 77-79. Partita giocato a ritmi bassi (l’opposto rispetto al must di coach D’Antoni), piena di errori (19 palle perse per i padroni di casa, 17 per gli ospiti) e basse percentuali realizzative dal campo. Non proprio il tipo di partita alla quale lo spettatore pagante dello Staples Center (i costi dei biglietti delle partite dei Lakers raggiungo anche migliaia di dollari) vorrebbe asssistere.

Così, nonostante i 40 punti (cioè il 52% dei punti totali della squadra) di Bryant, i gialloviola devono piegarsi ai Pacers e ai 2 canestri nel finale di George Hill, il primo per il 77 a 74 Indiana e il secondo allo scadere per il 79 a 77 finale (nel mezzo una tripla del Mamba che aveva riportato la partita in parità). Sul risultato finale pesano anche i quattro errori consecutivi dalla lunetta da parte dei Lakers, 2 di Howard e 2 di World Peace (che nonostante quanto dica il suo nuovo cognome ha fatto andare in bestia Kobe e tutti i tifosi della Città degli Angeli). Alla fine Indiana porta a casa un successo insperato, in una partita nella quale manda in doppia cifra quattro giocatori (spicca la doppia doppia 16 punti, 10 rimbalzi e 8 assist di West) e porta il suo record a 7-8, eguagliando la percentuale di vittorie proprio dei gialloviola.

L’esonero di Mike Brown e tutta la rivoluzione che ne è seguita sembrano aver già esaurito gli effetti “benefici” che avevano portato alla franchigia, che dopo le quattro sconfitte subite ad inizio stagione, nel “periodo” D’Antoni ha un record 7-4, avendo perso malamente non solo la partita di stanotte, ma anche quella di qualche giorno fa contro i Kings.

I problemi che affligevano i Lakers ad inizio stagione sembrano riproporsi se possibile in proporzioni ancora maggiori.

Prima di tutto l’attacco, ciò su cui il lavoro del nuovo coach doveva andare subito e maggiormente ad impattare e che invece sembra aver subito un’involuzione non da poco, con la palla perennemente affidata a Kobe e gli altri quattro distribuiti in ordine sparso sul campo a guardare ciò che il Mamba combina. Bryant resta in campo per 44 minuti, alla fine della serata conta 40 punti (che su un totale di 77 sono un’enormità), cattura più rimbalzi di Howard e di Gasol (10), ma chiude la tripla doppia dal campo non con gli assist, ma con le palle perse (ben 10 nella serata), sintomo di quanto abbia forzato la mano nella gestione della partita. Il Mamba è oggettivamente “troppo” generoso, in una squadra dove l’impegno e la grinta latitano. E’ da questo mix che vien fuori il 31,6 % dal campo (24-76), con il 21,4% da tre (6-28) che ha fatto si che Bryant si intestardisse ancora di più nell’ossessiva ricerca del canestro, trascurando completamente la fase difensiva.

L’impressione che lascia questa partita è quella della totale incapacità da parte dell’attacco losangelino di affrontare una difesa organizzata ed attenta. I Pacers sono la seconda miglior difesa per punti concessi della Lega, riempiono bene il pitturato e hanno giocatori abbastanza duttili che permettono difensivamente di accettare i cambi sui pick and roll e di aiutare nel caso un compagno venga battuto nell’uno contro uno. Concetti semplici che uniti alla capacità di stoppatore di Hibbert (in una delle ultime apparizioni è andato in doppia cifra di stoppate) permette ad Indiana ti tenere le partite a basso punteggio, di subire poco contropiede e di non dover per forza di cose strafare in attacco per portare la partita a casa (nelle file dei Pacers non ci sono un gran numero di realizzatori puri, data anche l’indisponibilità di Danny Granger). Ecco quindi che al cospetto di una difesa di tutto rispetto, l’attacco dei Lakers si sia dissolto nel nulla, rivelando l’inadeguatezza di alcuni suoi interpreti (alcuni inadatti anche a causa degli infortuni, vedi Kobe playmaker data l’assenza di Nash) e tutti i suoi limiti, dovuti a scarsa applicazione e alla poca chimica che si è creata nel gruppo. Gli scarichi per i tiri da fuori si sono rivelati inutili (tolto Bryant, tutti gli altri tirano con un misero 1/17 dall’arco), il solo Howard è riuscito a trovare tiri discreti dall’interno dell’area, ben presidiata dai lunghi dei Pacers, altrimenti tutto il resto è venuto dalle mani del Mamba e dai tiri liberi. Ad Indiana sono basti offensivamente i soli Hill e West per portare a casa una preziosa vittoria in trasferta.

Altra nota dolente dell’attacco losangelino sono i tiri liberi. Nella notte i Lakers ne hanno sbagliati ben 22 e non solo per colpa degli errori di Howard (ormai costantemente mandato in lunetta a causa delle sue percentuali che con difficoltà raggiungono il 40%), ma anche da parte di tutto il resto della squadra, esclusi Bryant (11-13) e Gasol (6-6). In una partita giocata e terminata punto a punto, una percentuale ben diversa ai liberi avrebbe permesso ai gialloviola di vincere la partita e di chiuderla bene prima dello scadere del quarto quarto.

Il tanto atteso ritorno di Nash in campo potrà sicuramente ridare un po’ di certezze e un po’ d’ordine ad una squadra in palese difficoltà, ma non sarà di certo la soluzione di tutti i mali. Bisogna sedersi tutti intorno ad un tavolo, prima ancora di andare in palestra ad allenarsi, e mettere in chiaro quali motivazioni e quali obiettivi questa franchigia può e deve porsi, senza diventare succube della voglia di strafare di Kobe, ma motivando tutti gli altri a seguirne l’esempio, mettendosi a disposizione l’uno per l’altro.

Non sarà per niente facile, viste le predisposizioni caratteriali dei giocatori in questione, ma coach D’Antoni, se vuole far si che questa squadra pensi seriamente al titolo, deve riuscirci.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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