Categorie: Curiosità

Storia di “Moda” della NBA: Capigliature,Scarpe,Occhiali e Vestiti

Chi è stato il più grande Trend Setter della storia recente dell’Nba? O meglio chi è riuscito a portare al di fuori del parquet le tendenze più in voga ,nei palazzetti e nei playground, coinvolgendo e condizionando anche chi con la palla a spicchi non ha nulla a che fare?
Premettendo che, volente o nolente ogni sportivo di successo faccia tendenza, credo sia interessante capire o tentare di scoprire l’origine di qualche “capriccio” dei nostri campioni preferiti.

Gli occhiali di Russel Westbrook per esempio non sono affatto una novità, si erano già visti negli anni ’80. Al mitico Forum di Inglewood, California, dove lo showtime losangelino targato Pat Riley la faceva da padrone, il giocatore più cool non era Magic con il suo sorriso disarmante e nemmeno Kareem Abdul Jabbar o James Worthy con i loro occhiali protrettivi ,ma bensì Kurt Rambis. Faccia da average man che nella Los Angeles degli anni ’80 ha impersonificato alla perfezione l’icona della working class hero. La differenza tra i suoi occhiali e quelli dell’uomo con la motocicletta che a OKC ha il compito di togliere un pò di pressione dalle spalle di KD? Quelli di Kurt avevano motivo di esistere in quanto erano veri e propri occhiali da vista e sopratutto avevano le lenti!

Vogliamo parlare di capelli? Vi sembra strano il nuovo taglio di Iman Shumpert? O quello di Norris Cole ? Andate a parlarne con Kendall Gill, Domenique Wilkins e sopratutto con il vincitore della gara delle schiacciate del 1989, Kenny Sky Walker. Loro magari non ci troverebbero niente di strano. Negli anni ’80 infatti era la pettinatura che andava per la maggiore, almeno fino a quando Mj decise che raparsi a zero fosse meglio.

E la barba del Barba? Già vista. Ancor prima del Barone  (Davis), ancor prima di Agent Zero (Arenas), ancor prima di Vlade Divac… Nella lega degli anni ’70 era la routine, qualche nome ? Phil Jackson e sopratutto Bill Walton. James Harden è solo l’esempio vivente di come una grossa personalità , logicamente abbinata ad un grande talento, sia in grado di creare uno spirito di emulazione in molti fans. Speriamo solo che in futuro nessuno decida di conciarsi come Drew Gooden!

Parliamo di moda. Per molti il fatto preponderante per cui le sneakers da basket sono indossate anche da chi non ha nulla a che fare con la palla a spicchi è dovuto ad ovvi motivi: gli scarpini da calcio, o da football americano o le scarpe da golf o da bowling (solo per citarne alcune),a differenza di quelle di pallacanestro non sono indossabili nella vita quotidiana…La risposta più spontanea sarebbe invece porre un’altra domanda: e quelle da pallavolo o da tennis?..In realtà la pallacanestro ha da sempre avuto quel qualcosa in più. E a differenza di quanto si pensi,  il tutto non è partito da quando Philip Knight e David Falk inventarono il marchio Air Jordan oppure da quando David Stern costrinse il n.23 a pagare 5.000 dollari di multa ad ogni allacciata di scarpe causa la colorazione non consona delle sue Jordan I. Chi sono state le vere navi scuola delle Reebok Pump di Dee Brown degli anni ’90 , delle Adidas Superstar rese famose dai Run DMC negli anni ’80 o delle Nike Blazer degli anni ’70 ? Senza alcun dubbio le prime furono le All Star Chuck Taylor che ancor oggi sono un must e non accusano il tempo che passa. Forse non tutti sanno quali scarpe indossavano Bill Russel e compagni nella squadra più vincente di ogni epoca…
Come si fa a parlare di basketball fashion e non citare Jalen Rose, ex Michigan Wolverine e discreta carriera Nba spesa tra Denver, Indiana, Chicago, Toronto, Ny e Phoenix ed oggi colour commentator per Espn? E’ grazie a lui e ai suoi Fab Five che non si vedono più quegli agghiaccianti pantaloncini alla John Stockton. Nel 1992 infatti, mentre con gli altri 4 freshman stupì il mondo del college basketball, trovò il tempqo di portare in palestra il dress code del ghetto di Detroit: pantaloncini di almeno 3 taglie più grandi, lunghi fino al ginocchio, che ora sono diventati pressochè obbligatori. Fu sempre lui, insieme al compagno di squadra Ray jackson, a lanciare i calzetti neri, che fino ad allora non erano nemmeno presi in considerazione. Poco prima del suo ritiro trovò anche il tempo di rilanciare un’altra moda caduta nel dimenticatoio: la fascia tergisudore, per interdeci quella tanto cara a Lebron.
I LOVE THIS GAME

Carlo Venturi

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