Nel momento in cui è stato reso noto l’infortunio di Danny Granger e della lunga convalescenza post intervento al ginocchio che lo avrebbe tenuto fuori per gran parte della stagione, in pochi hanno pensato a quanto questo avrebbe potuto incidere sul futuro e sul ruolo di Paul George, diventato di colpo uno dei principali terminali offensivi di una franchigia che, dopo la semifinale playoff dello scorso anno, spera anche in questa stagione di imporsi come una delle migliori compagini ad Est.
George, 22enne talentuoso, si trova di fronte alla possibilità di fare il definitivo salto di qualità. Dopo aver giocato una stagione con 18.9 punti e 5 rimbalzi di media a partita (risultando essere una delle 10 migliori guardie “piccole” dell’NBA) ed aver dimostrato di essere un valido supporto per un attacco bilanciato come quello dei Pacers, in cui tolto Granger, la distribuzione di responsabilità tra West, Hill e lo stesso George è il più equilibrata possibile, deve provare ad affermarsi come il “top scorer” di Indiana. L’ultima stagione ha visto una crescita importante del suo rendimento anche grazie all’accresciuto talento di cui la franchigia ha potuto disporre, favorendo le sue conclusioni sugli scarichi, del quale lui si è reso affidabile interprete.
D’altro canto, dall’inizio di questa stagione, George ha aggiunto al suo gioco molta più audacia e quantità di quanto non avesse dimostrato in passato. George dimostra di avere il fisico, la stazza, il carisma e la voglia della grande star. I suoi limiti sembrano essere molto più in alto rispetto a quelli di Granger, anche se la scorsa stagione è stata soltanto la prima che l’ha visto partire con continuità nel quintetto titolare, chiudendo la stagione come il quarto miglior realizzatore della squadra.
Il suo potenziale è stato quindi messo in moto, l’infortunio di Granger poi non ha fatto altro che accelerare il tutto. Pronto o meno, adesso è il momento della verità, la sua prima grande occasione NBA.
Dopo un inizio di Novembre un po’ stentato, il giocatore è riuscito a trovare continuità e a non perdere un colpo, guadagnandosi con merito il titolo di giocatore della Settimana ad Est in questo inizio di Dicembre, durante il quale sta producendo di gran lunga il miglior basket della sua carriera. Il suo momento di forma ha inoltre permesso ai Pacers di imporsi come la prima franchigia all’interno della Central Division, il peggior raggruppamento tra i 6 in cui si dividono le squadre NBA.
Osservando il grafico sottostante, che riporta l’andamento nelle ultime tre stagioni di punti, assist e rimbalzi medi che George ha messo a referto, il miglioramento risulta palese (i mesi riportati sono soltanto quelli in cui ha giocato almeno 10 partite).
Come si può facilmente notare, sono notevolmente aumentati oltre al numero di punti anche quello di rimbalzi ed assist, in un giocatore che sta provando ad affermarsi il più completamente possibile. C’è anche da considerare il fatto che George è soltanto 29esimo nella classifica dei giocatori più impiegati (con i suoi 35.8 minuti a partita), ma in queste ultime settimane la fiducia in lui da parte di coach Vogel è diventata totale, facendo salire il suo minutaggio fino a 37.0 minuti ogni volta che si allaccia le stringhe.
Quindi, se consideriamo questo aumento del minutaggio, parametrando il suo rendimento numerico sui 36 minuti attualmente giocati, l’andamento risulta si modificato, ma Dicembre 2012 resta comunque il periodo più proficuo della carriera della giovane guardia (come dimostrato dal grafico sottostante).
Il fatto che l’aumento dei minuti in campo coincida con un così netto miglioramento dei suoi numeri, non è una risultanza così ovvia come sembrerebbe dal grafico precedentemente mostrato. Questo vuol dire che George aveva sì lasciato intravedere della possibilità importanti, ma riuscire a confermarle a così alti livelli era tutt’altro che scontato.
Il cambiamento più importante che il suo gioco ha avuto è senz’altro l’aumento considerevole di tentativi dalla distanza, avendo trovato sempre più fiducia nella sua conclusione con i piedi dietro l’arco. Nella partita di Novembre contro gli Hornets, siglando il suo carreer high con 37 punti, ha anche messo a referto ben 9 triple, record di franchigia che neanche Reggie Miller era riuscito a raggiungere. E questa sua vena realizzativa non ha fatto altro che aumentare, portando il giocatore per 5 gare consecutive dal 5 al 14 dicembre ha mettere a segno 3 o più triple in ognuna delle partite che ha disputato. Il suo numero totale di triple tentate è salito dalle 3.5 della scorsa stagione alle 5.5 di quest’anno. L’aumento delle conclusioni riguarda in generale tutte le zone del campo, dovuto in parte all’assenza di Granger, anche se le conclusioni da tre punti sono quelle percentualmente aumentate di più. Date un’occhiata al grafico.
L’unica incognita resta la costanza che la talentuosa guardia di Indiana dimostrerà durante la stagione. Se i suoi livelli realizzativi si manterranno così alti, i Pacers potrebbero ritrovarsi per le mani un importantissimo talento da affiancare a Granger, formando una coppia capace di far sognare i tifosi della franchigia di Larry Bird. Considerando le media a cui sta viaggiando, la scorsa stagione soltanto un giocatore è stato in grado di mantenere il 38% di realizzazione da 3, viaggiando con più di 18 punti di media a partita. Questo giocatore è stato Kevin Durant, il fenomeno dei Thunder. Questo non per paragonare i due, ma per rendere l’idea della straordinarietà delle cifre che George sta mettendo insieme.
La possibile integrazione con il rientrante Granger e la futura suddivisione delle responsabilità offensive, saranno alcuni degli interrogativi ai quali coach Vogel dovrà trovare una risposta nei prossimi 6 mesi. Nel frattempo si gode Paul George e il suo straordinario momento di forma, direi che per ora può tranquillamente accontentarsi.