Alcuni ancora si domandano se sia vera la possibilità che i Los Angeles Clippers siano una reale contender per il titolo. Chi nutre questo tipo di dubbio domandi a coach Rivers, o a Garnett, Pierce o Rondo cosa ne pensano. 15esima vittoria consecutiva (arrivata contro la 14esima squadra diversa, in pratica mezza NBA) e Celtics spazzati via nella notte da un perentorio 106-77, la peggior sconfitta stagionale per la squadra di Boston.
Da qualche tempo ormai ascoltiamo e leggiamo varie analisi ed approfondimenti, alla ricerca di quale siano le reali cause del successo dei Clippers. In molti indicano Chris Paul (come dargli torto), la bontà della panchina (con Jamal Crawford protagonista assoluto) ed altre ancora. Io ho cercato di trovare questa risposta all’interno delle decine di classifiche statistiche che comparano gli andamenti delle 30 franchigie NBA. E penso di averla trovata.
I successi consecutivi delle ultime settimana, coincisi con le due sconfitte ravvicinate dei Thunder prima con Minnesota e poi contro Miami, fanno si che i Clippers siano attualmente la miglior squadra ad Ovest, con un record di 23-6. La media dei punti messi a referto ogni singola partita dalla squadra losangelina è pari a 101.6, cifra ragguardevole si, ma che colloca la franchigia rossoblu soltanto al settimo posto in questa speciale graduatoria, non abbastanza in alto da giustificare il record di vittorie consecutive nella storia della franchigia (ben 15).
Difatti i dati espressi da alcuni ambiti statistici dimostrano chiaramente come siano una squadra con evidenti limiti offensivi. Ad esempio sono soltanto 17esimi per percentuale da 3 punti, sono ottavi per numero di tiri liberi ottenuti a partita e addirittura 26esimi per percentuale di conversione degli stessi. Inoltre sono al nono posto per rimbalzi offensivi catturati e soprattutto 16esimi nella particolare categoria statistica denominata “pace”, traducibile con “ritmo”, che tiene conto del numero di possessi giocati per partita e di altri fattori.
Ci sono ovviamente alcuni aspetti che vedono Blake Griffin e soci essere tutt’altro che mediocri, come i due quarti posti sia per quel che riguarda il numero di assist forniti, sia per la percentuale dal campo (nonostante la sopracitata pessima percentuale da 3). Questa è legata all’alta percentuale nel tiro da 2 punti, la maggior parte dei quali schiacciate (non a caso da un anno a questa parte è stato assegnato alla franchigia il soprannome di Lob City). Tutto ciò per ora non fornisce un’esaustiva risposta (quantomeno statistica) all’eccellente efficienza offensiva della squadra.
Quella che istintivamente viene in mente a tutti è riconducibile ad un semplice nome. Anzi, bastano le iniziali. CP3.
Se invece ricerchiamo una risposta all’interno della lettura delle tendenze e delle statistiche, notiamo che la vera chiave del filotto di vittorie (nonché dello straordinario momento, forse il migliore dell’intera storia NBA della squadra) è la difesa, come dimostrano anche le cifre. Davvero per la franchigia meno nobile di Los Angeles il miglior attacco è la difesa (lo so che il detto è al contrario, ma così è molto più adatto alle esigenze dell’articolo).
Difatti i Clippers concedono 91.9 punti a partita agli avversari (quarti in questa speciale classifica), ma il punto cruciale che permette alla franchigia californiana di massimizzare i suoi punti di forza offensivi è la capacità di forzare le palle perse degli avversari. Los Angeles infatti costringe gli avversari a perdere mediamente 16,4 palloni ogni gara, risultando la prima dell’intera Lega.
Chris Paul è il leader NBA per numero di palle rubate a partita, con le sue 2,7. Assieme a lui i Clippers possono vantare altri due giocatori (Griffin e Bledsoe) all’interno dei primi 30 giocatori della Lega in questa particolare classifica statistica e se allarghiamo ai primi 50 notiamo che della squadra losangelina rientrano anche Matt Barnes e Jamal Crawford. Inoltre se si calcolano le palle perse sull’arco temporale dei 48 minuti, Bledsoe risulta secondo soltanto a Paul (in realtà nella classifica generale risulta più indietro a causa del minutaggio limitato).
Basti pensare che fino ad ora le 29 squadre NBA hanno accumulato un numero di palloni rubati compreso tra le 164 e le 249, mentre i Clippers sono a 319, cioè possono vantare un vantaggio abissale rispetto a tutte le altre.
A proposito di tutto questo, coach Karl, dopo la sconfitta dei suoi Nuggets la notte di Natale, ha decantato anch’egli le lodi di CP3 e della sua squadra dicendo:
“Io penso che Chris Paul in questo momento, e so che suonerà come qualcosa di assurdo, sia il miglior difensore dell’anno. Io penso che lui sia un incredibile difensore. Io penso che lui sia in grado di recuperare spesso la palla, grazie alla pressione incessante che mette sul palleggiatore”.
I palloni rubati vengono sicuramente incrementati anche grazie al contributo dato dalle stoppate. I Clippers sono settimi per numero di stoppate a partita, con De Andre Jordan leader del roster con 1,6 stoppate e con Ronnie Turiaf e Eric Bledsoe nei primi 30 nella classifica del numero di stoppate parametrate su 48 minuti.
Ovviamente, il gran numero di palloni recuperati fa si che l’attacco in transizione diventi un’arma letale, permettendo molte volte di evitare di affrontare la difesa schierata, contro la quale i Clippers si sono più volte dimostrati tutt’altro che eccelsi.
In definitiva, se i Clippers possono permettersi di volare così in alto nella classifica dei record NBA è grazie all’intensità difensiva e alle palle rubate che da essa ne scaturiscano. Da domani quindi, quando sentirete parlare della franchigia losangelina, ricordatevi che dietro una grande Lob City, c’è sempre una grande Steal City!