Categorie: L.A. Lakers

C’è ancora speranza per i Lakers di raggiungere la post season?

A 41 partite dal termine della Regular Season (al giro di boa insomma) sembra lecito iniziare a porsi seriamente delle domande che finora sono state si ripetutamente fatte, ma mai prese realmente in considerazione. Il pregiudizio maturato quest’estate sulla devastante forza dei Big4 (o Big5 per non scontentare Metta) è talmente radicato in noi che ogni analisi condotta sulla situazione di classifica dei Lakers terminava sempre con un implicito “Vedrai.. Basta girare un paio di viti in difesa e ne vincono 20 di fila”. Dopo aver giocato più di 40 partite (e non aver visto cacciaviti all’opera) mi sembra opportuno chiedersi: ma questi Lakers hanno possibilità reali di andare ai Playoff?

Analizziamo un po’ la situazione ad Ovest. I Lakers sono undicesimi in classifica con il loro record di 17-24 e stanno cavalcando l’ennesima striscia di sconfitte consecutive (per ora siamo a 3, dopo l’ultima sanguinosa subita a Toronto). Davanti ai losangelini in classifica vi sono diverse tipologie di squadre, che andrei a suddividere in tre categorie distinte: in cima (anche per quel che riguarda le ambizioni da titolo) ci sono Thunder, Clippers, Spurs e Grizzlies, che mi sembrano le favorite a giocarsi i primi quattro posti ad Ovest, senza lasciare speranze a chi insegue (Memphis sembra essere un po’ in difficoltà nelle ultime settimane, ma credo riesca comunque a conservare il quarto posto o al più una posizione da Playoff); la seconda categoria è composta da Warriors e Nuggets, due squadre in divenire che hanno buone possibilità di migliorare (soprattutto Denver) e che non sembrano poter cedere il passo tanto facilmente da consentire clamorose rimonte ai gialloviola. Infine c’è la terza categoria, o terza fascia che dir si voglia. E’ con queste franchigie che i Lakers dovranno contendersi gli ultimi 2 posti disponibili. Portland, Utah, Dallas, Houston e Minnesota.

Se consideriamo i record della passata stagione calcolati su 82 partite, i Jazz dello scorso anno, che si sono aggiudicati l’ottava piazza, hanno conseguito il 54,5% di vittorie, cioè avrebbero portato a casa in proiezione 45 partite. Per raggiungere questa cifra i Lakers dovrebbe ottenere nelle prossime 41 un record di 28-13, cioè più del 68% di vittorie (a fronte dell’attuale record che è del 41,5%). Secondo le classifiche stilate da ESPN il calendario dei Lakers è stato il decimo in quanto a difficoltà finora, ma c’è da considerare che delle partire rimanenti 19 sono in casa e 22 in trasferta, con 23 partite contro franchigie che hanno un record superiore al 50%. Insomma, per riuscire in questa che è diventata una non semplice impresa, i Lakers hanno bisogno di un po di “aiuto” da parte delle avversarie. Analizziamo nel dettaglio la loro situazione, cercando di cogliere eventuali criticità che possano dare un barlume di speranza a Kobe Bryant e soci.

Gli Utah Jazz hanno un record di 22-19, che in proiezione diventerebbe un 44-38, abbastanza rassicurante per raggiungere un piazzamento tra le prime otto. Attualmente occupano la settima posizione in classifica ad Ovest, potendo vantare un rassicurante record casalingo di 13-4 (l’EnergySolution Arena è da sempre uno dei campi più ostici dell’NBA) e dovendo disputare 24 delle prossime 41 gare tra le mura amiche. Nelle ultime 9 partite disputate (di cui soltanto 3 contro squadre con record superiore al 50%) i Jazz hanno subito soltanto in 3 circostanze più di 100 punti, dimostrando maggiore attenzione verso la fase difensiva che è stata il punto dolente di questa prima metà di stagione della squadra di Salt Lake City. Quello che in previsione può far sperare i Lakers è che Utah sembrerebbe si stia muovendo sul mercato, cercando di piazzare prima del termine di Febbraio uno tra Millsap e Al Jefferson, avendo a disposizione due giovani prospetti come Enes Kanter e soprattutto Derrick Favors. Quindi, non avendo a prescindere grosse ambizioni per i playoff di quest’anno, scambiare Jefferson per un giovane potrebbe essere conveniente per la franchigia, rischiando di indebolire il roster nel breve termine. Resto convinto però che nonostante questo, difficilmente i gialloviola potranno approfittare di un calo da parte della squadra dello Utah.

I Portland Trailblazers sembrano essere invece una delle franchigie che potrebbe dare una mano ai losangelini. Il record è di poco inferiore al 50% (20-21) e la seconda metà di stagione che attende la squadra dell’Oregon è tutt’altro che semplice, con ben 27 partite da giocare contro squadre che attualmente militano in zona playoff. A questo bisogna aggiungere che, a fronte di un’ottimo starting five (Lillard, Aldridge e Batum su tutti), Portland ha una delle peggiori panchine di tutta l’NBA, non avendo statisticamente nessun componente di essa che viaggi in stagione a più di 5 punti, 4 rimbalzi e 2 assist di media. Per questo, qualora ci fosse un calo di rendimento o qualche infortunio che mutilasse il roster, difficilmente coach Scotts riuscirebbe a trovare il giusto rimedio.

Gli Houston Rockets di quest’anno appaiono come una squadra in declino dopo lo scintillante inizio. Adesso vantano un record di 21-21, riacciuffando il 50% di vittorie con la sofferta affermazione contro i Bobcats che ha posto fine ad una striscia di 7 sconfitte consecutive. 15 giorni fa non avrei esitato a considerare da playoff questa squadra, che nell’ultimo periodo sembra non riuscire a superare e smaltire le fatiche accumulate dall’inizio della stagione. Inoltre l’andamento altalenante è indissolubilmente legato alla percentuale da tre (Houston è la secondo squadra che ne tira e che ne manda a bersaglio di più, ma è 16esima per percentuale) e alle palle perse, nella cui classifica i Rockets sono non invidiabilmente primi. Insomma, da fan di Harden quale sono, non voglio darli per definitivamente “morti”, anche se i Lakers possono pensare come fattibile l’operazione sorpasso nei confronti dei texani.

I Minnesota Timberwolves sono a mio avviso un caso a parte in quanto a sfortuna e ad incapacità di gestire ed evitare infortuni. La lista degli indisponibili è dalla prima palla a due di quest’anno sempre più lunga di quella dei giocatori in panchina di cui può disporre coach Adelman. Rubio, Love, Roy, Budinger sono solo alcuni dei nomi illustri di cui sta facendo a meno la franchigia. Cosa sarebbe successo ai Lakers se non vi fossero stati i titolari a disposizione? I TImberwolves in qualche modo sono riusciti a porre rimedio alla situazione, trovando sorprendenti risorse in Pekovic, autore di una stagione sontuosa, al pari di Shved, anch’egli una delle poche buone notizie in questa travagliatissima regular season. Se soltanto riuscissero a porre un freno ai problemi fisici dei propri giocatori, considererei Minnesota non soltanto da Playoff, ma anche un’avversario tutt’altro che semplice da battere. Vista la piega presa dalla stagione, credo che questo, purtroppo per i tifosi di Minnie, difficilmente avverrà.

I Dallas Mavericks, in risalita da qualche settimana a questa parte, possono vantare attualmente un record di 18-24, comparabile a quello dei gialloviola. Certamente i limiti di età e la mancanza di atletismo dei texani sono un fattore importante, unito anche al fatto che tolto un Nowitzki in ripresa e un O.J. Mayo molto più a suo agio come seconda bocca da fuoco, Dallas difficilmente riesce ad avere con costanza punti dai vari Carter, Marion e Kaman. Se in serata possono mettere in difficoltà qualsiasi avversario (Durant è stato “costretto” a farne 52 per portare a casa la vittoria), ma avendo a disposizione 2 scontri diretti, i Lakers potrebbero balzare avanti ai Mavericks che poi difficilmente riuscirebbero a tenere il loro passo. Unica speranza è una trade. Con l’arrivo di un Rudy Gay, un Josh Smith o un DaMarcus Cousins cambierebbero molto le ambizione di Dallas. Staremo a vedere.

In definitiva, nonostante Utah a mio avviso resti abbastanza solida da mantenere il settimo posto, l’ottava piazza resta alla portata dei Lakers. Certamente l’analisi degli avversari può far ben sperare una franchigia che però deve riuscire prima di tutto ad analizzare se stessa. Nonostante il disastro fatto fino ad oggi, c’è ancora margine per recuperare. Adesso squadra e staff tecnico devono trovare il modo per far si che questa possibilità di risalita si materializzi.

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Stefano Salerno

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