Il sorriso stampato sul volto di Mike D’Antoni di ieri mattina sembra avere un significato molto particolare pensando all’orribile stagione condotta fino ad ora dai suoi Lakers. Soprattutto se sorride mentre si discute di un tema abbastanza importante quale il suo futuro. Dopo che i Lakers avevano visto in lui la soluzione al problema Mike Brown di Novembre, col senno di poi non sembrerebbe essere stato l’ex coach il vero problema della franchigia gialloviola. Forse era solo un sorriso di cortesia, un sorriso usato come maschera per uno stato d’animo ben peggiore di quello che sembra, ma D’Antoni, dopo aver battuto gli Utah Jazz nella notte per 102-84 e uscendo così da una serie di 10 sconfitte in 12 gare, dimostra una certa pace interiore, come se avesse la situazione sotto controllo.
Ci sono fan dei Lakers che invocherebbero a gran voce di avere la sua testa appesa fuori dallo Staples, in quanto le credibilità nei suoi confronti di tenere in piedi un vero spogliatoio come quello dei Lakers di Kobe è scesa a dismisura, minacciando il futuro ancor più incerto di Dwight Howard. Che, a detta dei restanti scettici, sarebbe il vero problema. Ma per Jerry Buss il vero problema sta nei 12 milioni promessi a D’Antoni nel suo contratto triennale, che dovrà pagargli comunque in caso di successi o insuccessi.
“Non mi interessano le voci sul mio futuro” Dice sicuro e sorridente D’Antoni, intervistato da USA Today. “Cerco di fare il mio lavoro nel migliore dei modi possibili, impegnandomi al massimo delle mie capacità. Se Mitch (Kupchak, GM del Lakers ndr) mi chiedesse di fermarmi, può farlo liberamente. È il suo lavoro quello, e di tutta la dirigenza. Non il mio“. In conclusione: “È una decisione che spetta solo ai miei proprietari. Quando la prenderanno, saranno solo loro a deciderlo. Fino a quel giorno ho intenzione di allenare duramente e e nei modi migliori possibili che le mie capacità mi consentono“.
Dopo la vittoria contro i Jazz, la dirigenza gialloviola ha dato un voto di fiducia al loro coach, che quindi non aveva tutti i torti a sorridere durante l’intervista riguardante il suo futuro. La verità è che ci sono diversi altri problemi, il più importante dei quali (come ha fatto più volte notare notare Howard dopo la partita di questa notte) è che ai Lakers mancano solo quattro vittorie per arrivare in zona playoffs, e non è questo il momento più appropriato per alzare bandiera bianca. Di sicuro, si sa solo che Howard ha già cominciato a pensare al suo futuro, essendo lo spogliatoio gialloviola il regno inquietante del re dei serpenti, un certo Black Mamba che si dice pronto a ritirarsi dopo la prossima stagione, ma sembra possa giocare fino a quarant’anni, togliendo così le speranze a Dwight di diventare la star assoluta del palcoscenico losangelino. “Sto cercando di allenare al meglio Dwight, di insegnargli tutto ciò che posso” ha detto ancora D’Antoni, proseguendo poi sul futuro sempre incerto di Superman “Non so cosa accadrà in futuro, non sono un indovino. Cerco di essere realista e so che Howard vuole vincere. Ed è importante che sia più decisivo sia in attacco che in difesa“.
In fin dei conti, solo Kupchak e Buss possono decidere i destini del povero Mike. Per quanto riguarda Howard, di sicuro tenere in spogliatoio una star del suo calibro depressa non farebbe che nuocere all’armonia della squadra. Sempre che di armonia ce ne sia una. Ergo, tutto questo Kobe permettendo. Intanto, ai tifosi non sembra sia andato giù il sorriso tenuto per tutta l’intervista della scorsa mattina a USA Today. Di sicuro non si avvicina nemmeno lontanamente al sorriso a cui erano abituati. Restate sintonizzati sulle pagine di NBA Religion, è in arrivo la storia completa del più bel sorriso che il mondo sportivo abbia mai visto. E no, non è quello di Ronaldinho.