Categorie: Editoriali NBA

L’infortunio di Rondo e tutti i problemi offensivi della stagione dei Celtics! Quali sono le possibilità per l’immediato futuro?

L’argomento è uno dei più chiacchierati in tutto il mondo NBA. Boston, i suoi problemi ed il suo immediato futuro sono sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori e sulla penna di tutti i cronisti di questo fantastico sport. Proponiamo un approfondimento scritto a quattro mani, dedicando la prima parte di esso all’analisi delle difficoltà offensive stagionali dei Celtics aggravate dalla futura assenza di Rondo ed una seconda parte nella quale vengono vagliate tutte le possibili opzioni percorribili nell’immediato futuro dalla franchigia di Boston.

L’ANNUS HORRIBILIS DELL’ATTACCO DEI CELTICS

La partita di domenica ha portato ai Celtics una soddisfacente quanto importante vittoria contro Miami al termine di due overtime, ma purtroppo ha lasciato in dote ai biancoverdi anche il pesante infortunio di Rondo. Problema al ginocchio e interessamento del crociato, cioè stagione finita. Giunti in prossimità dell’All Star Game, solitamente turning point della stagione di Boston, non era di certo questa la “svolta” che tutti i milioni di fans della franchigia che può vantare il maggior numero di titoli NBA aspettavano. Gli scenari del già precario panorama offensivo dei Celtics si fanno sempre più cupi e poco incoraggianti. Cerchiamo di analizzare alcuni degli innumerevoli aspetti del gioco d’attacco targato Celtics che si prestano a ciò in questa finora poco felice stagione dei biancoverdi.

Partiamo dal dato che più evidenzia la negatività dell’attacco della squadra del Massachusetts. Boston ha espresso nell’arco di questa prima metà di stagione pessima predisposizione offensiva, collocandosi attualmente (cioè con Rondo in campo nella quasi totalità delle partite) al 26esimo posto in quanto a punti per possesso. Che i Celtics degli ultimi anni non siano mai stati una fenomenale macchina da canestri lo si è sempre saputo, ma mai si erano raggiunti livelli così bassi. Difatti, negli ultimi quattro anni da notare è il continuo declino all’interno di questa rilevazione statistica. Nelle ultime quattro stagioni Boston per punti per possesso si è classificata rispettivamente 14esima, 18esima, 24esima e 26esima.

In questa particolare stagione di magra offensiva spiccano inoltre i pessimi dati di realizzazione sia personali dei singoli giocatori che quelli combinati. Paul Pierce, alla soglia dei 35 anni, nonostante spesse volte risulti ancora decisivo per le sorti dei suoi (vedi tripla doppia contro gli Heat di domenica) sta tirando con il 41,9% dal campo, in assoluto la sua peggior percentuale in carriera.

Altra nota dolente di questa stagione è l’impatto molto limitato di Jason Terry, chiamato ad assolvere il difficile compito di non far rimpiangere troppo il partente Ray Allen. Giocatori all’apparenza simili, ma che in realtà hanno peculiarità totalmente diverse. Secondo i dati forniti da NBA.com, Rondo è uno dei playmaker che più ama giocare con la sfera tra le mani, riducendo al minimo il contatto con la palla a spicchi dei propri compagni (non perchè non la passi, ma solo perchè raramente delega a qualcuno la costruzione del gioco al posto suo). Jason Terry invece è uno di quei giocatori che, nonostante si configuri nel panorama cestistico come un tiratore puro (decisive le sue bombe nella vittoria del titolo di Dallas del 2011), ama avere la palla tra le mani, essendo anche troppo basso per avere la giusta esplosività per esprimersi al meglio come tiratore in uscita dai blocchi. Il confronto con i dati della scorsa stagione è impietoso. Ai Mavericks dello scorso anno “The Jet” concludeva attraverso l’utilizzo del pick and roll che lo vedeva come palleggiatore più del 26% dei suoi possessi e soltanto il 7,7% con il cosiddetto “cacht-and-shoot”, cioè il tiro immediato in uscita dai blocchi. Quest’anno invece le percentuali sono rispettivamente diventate 11,9% la prima e ben 19.9% la seconda. Inoltre, dei 39 tiri fin’ora presi in stagione da Terry attraverso l’utilizzo del pick and roll, soltanto 9 sono arrivati quando c’era Rondo sul parquet. Di fatto Rondo e in generale tutta l’impostazione offensiva dei Celtics stanno portando il giocatore ad adattare in maniera troppo eccessiva il suo gioco, con evidente perdita di efficienza offensiva. Basti pensare ai 15,8 punti di media a partita del 2011 confrontati con i 9,9 di questa stagioni (con minutaggio che si discosta di un paio di minuti, non di più).

Altra rilevazione che rende bene l’idea di come quest’anno ci sia stata una negativa inversione di tendenza è quella rispetto ai punti per possesso generati con la contemporanea presenza in campo di Pierce, Garnett e Rondo. Dal 2009 ad oggi la contemporaneità sul parquet dei tre dava a Boston la certezza di avere uno dei migliori dieci o addirittura uno dei migliori cinque attacchi per efficienza dell’intera NBA. Quest’anno invece, non solo questa garanzia di qualità offensiva si è smarrita, ma addirittura si sta verificando il fenomeno opposto. I Celtics senza avere le tre star in campo segnano 99,6 punti ogni 100 possessi (una miseria), ma quando li schiera al completo sul parquet tale valore scende addirittura a 97,5. Con questo non si vuol pensare che Barbosa, Sullinger o Wilcox siano migliori degli All Star presenti nel roster, ma soltanto mettere in evidenza il fatto che c’è davvero qualcosa che si è inceppato all’interno dell’attacco biancoverde.

La statistica sconcertante però è che Boston si attesta tra le migliori squadre per percentuale dal campo nel tiro da 2, non risultando totalmente deficitaria neanche in quello da 3. Il vero problema è che sbaglia nel fare tutto il resto. E’ la peggiore squadra a rimbalzo d’attacco e una delle peggiori in quanto a palle perse dell’intera Lega. Ma la cosa più preoccupante è la cattiva distribuzione dei possessi e delle scelte offensive, classificandosi come terzultima in quanto a numero di triple tentare (peggio solo Chicago e Memphis, che prediligono un tipo d’attacco vicino a canestro che risulta molto più efficace di quello dei Celtics) e allo stesso modo prendono solo 17 tiri ogni cento possessi in jumper dalla media distanza. Questa scarsa varietà offensiva  genera basso rendimento offensivo proprio perchè le azioni d’attacco non vengono implementate da situazioni di tiro libero, punti in contropiede o punti a rimbalzo d’attacco che sono necessari per ottenere un giusto bilanciamento dello stesso.

Giunti alla conclusione di questa breve disamina paradossalmente si potrebbe pensare che forse l’uscita di scena di Rondo potrebbe far cambiare qualcosa in meglio rispetto alla tragedia andata in onda fino a questo momento al TD Garden. Beh, per “scongiurare” questa eventualità ho conservato per ultime le cifre che Rondo stava mettendo a referto nonostante tutte le difficoltà sopraesposte. 13,7 punti a partita (massimo in carriera da quando nel 2006 è arrivato ai Celtics), 48,4% dal campo e soprattutto 11,1 assist ad ogni allacciata di scarpe. Un’immensità se rapportati anche al fatto che giochi in una squadra che, togliendo i suoi punti, segna poco più di 80 punti a partita, mettendo quindi a disposizione del playmaker un minor numero di possessi “utili” per conseguire queste cifre.

Rondo in queste prime 44 uscite è stato l’anima del deficitario attacco biancoverde. Senza di lui le cose si fanno davvero molto molto dure in casa Celtics. Forse c’è bisogno di una trade o forse soltanto di un miracolo. L’orgoglio, la passione e la carica che vestire quella canotta porta con sè non sembrano però lasciare spazio all’ennesima resurrezione della franchigia di Boston. Non questa volta, non senza Rajon Rondo.

COSA FARE NELL’IMMEDIATO FUTURO?

Le giornate no sono come piccole macchie che vengono fuori sulla tovaglia.  Di solito arrivano senza preavviso con una brutta sconfitta o una pessima prestazione individuale. Per il giocatore può essere uno smacco, un boccone difficile da mandare giù, ma come la macchia compare all’ improvviso altrettanto rapidamente andrà via con un colpo di spugna o un giro di lavatrice. Poi ci sono le macchie ostinate. Quelle che non si tolgono nemmeno con i metodi della nonna. Quelle che firmano la condanna della tovaglia.

La stagione per Rajon Rondo è finita: rottura del crociato anteriore del ginocchio destro, andrà sotto i ferri nei prossimi giorni per cominciare fin da subito la riabilitazione. Il numero 9 dei Celtics è l’unico dei big three sotto i 35 anni di età e  senza di lui Boston ha l’aspetto di una squadra che lentamente si sta insabbiando. Detto questo, contro tutti i pronostici, ieri sera i Celtics hanno ricacciato a Miami la truppa di Lebron con una vittoria strappata al secondo overtime di una partita che aveva tutti gli ingredienti per la trama di un thriller. Però, da qui a supporre che i Celtics avranno vita facile senza Rondo, specialmente in un momento già di per sé critico per i biancoverdi( 22-23 il bilancio della squadra), è pura follia. Boston deve correre ai ripari. Mentre il web impazza di rumors che darebbero il numero nove dei Celtics già in partenza, è meglio fare un po’ di ordine, isolando 3 opzioni con pro e contro del caso che potrebbero cavare d’impaccio Boston da questa spiacevole situazione.

 

THE SHOW MUST GO ON

Lo spettacolo deve continuare nel modo in cui è cominciato nel 2007. La genesi dei big three( ora big twoo con Allen passato al lato oscuro), il titolo del 2008, la finale al cardiopalma con i Lakers nel 2010. La prima opzione per Boston è spingere verso i playoff lasciando la squadra così com’è, pur avendo perso Rondo e senza chiamare rinforzi con l’ausilio di una trade. Faranno ciò che i Celtics hanno sempre fatto da quando l’era dei big three è iniziata: affidarsi al cast di veterani della panchina( vedi Barbosa, Terry e Wilcox) per allungare la rotazione e nei momenti chiave ripiegare su Paul Pierce, Garnett o il giocatore “caldo” di turno. Sotto questo scenario, i Celtics giocheranno con Avery Bradley e Courntey Lee. Backcourt che predica difesa e apre il campo in attacco per il capitano Paul Pierce, sempre pronto a salire in cattedra e condurre i suoi ai playoff anche quest’anno.

Where anything happen… Il sesto posto ad est,  vorrebbe dire per i Celtics un primo turno di playoff con Pacers, Knicks, Nets o Hawks( a seconda di come queste squadre si classificano al termine della regular season). Squadre che a differenza di Miami e Chicago, possono dare meno fastidio ai bianco verdi.

PRO: Nessun rimpianto per aver tenuto rookies come Bradley o Sullinger. Lasciare che Pierce si ritiri con la maglia della squadra che ha rappresentanto per più di una decade. Prevenire un Garnett dall’insulto facile che si aggira infuriato. ( Sul serio, vorreste avere l’infausto compito di avvisare KG che è stato scambiato ai Nets?)

CONTRO: Rimandare l’inevitabile e vedere una trade con Pierce e Garnett andare in fumo insieme al valore di scambio e  alla possibilità di ricostruire nel breve termine una squadra da titolo.

 

BYE BYE YOUNG FELLAS!

La seconda opzione è quella della trade. Mettere sul mercato qualcuno, che non sia il trio delle meraviglie Pierce, Garnett, Rondo, tra i più appetibili in bianco verde per ricevere immediato soccorso al lungo stop del numero nove. Che praticamente significa cedere Bradley o Sullinger, se non entrambi. Una soluzione provvisoria potrebbe essere una point guard( vedi Kyle Lowry) o la tipica semi guardia che gioca sia 1 che 2 alla Tyreke Evans.  Ma la questione è delicata, perché una manovra di questo tipo costerebbe ai Celtics una delle più giovani e importati pedine, se non entrambe.

PRO: Preservi il gruppo per altre due corse al titolo, questa stagione e la prossima, aspettando il ritorno di Rondo per la fine dell’anno.

CONTRO: Se i Celtics si spengono nonostante la trade, hai appena bruciato un forte assetto di giovani, nonché un investimento sul futuro.

 

LE DUE TORRI IN CAMBIO DI NUOVE LEVE.

Soluzione drastica: i Celtics danno via Pierce e Garnett per nuove leve, accolgono la lottery e cercano di convincere i Bostoniani che la squadra non è in ricostruzione, bensì in risistemazione. Garnett dovrebbe valere un paio di chiamate al primo giro dei prossimi draft, una scelta e un giovane prospetto o la formula nel breve termine: una stella di seconda piano( vedi Josh Smith). Pierce dovrebbe avere un valore appena inferiore, ma probabilmente un mercato più ampio. Anche in squadre con ottime ali piccole, The Cap sarebbe un sesto uomo micidiale alla Jamal Crawford. Una trade compatibe con Pierce potrebbe essere The Truth per Eric Bledsoe+Butler, Garnett potrebbe pareggiare qualcosa con Parsons e una scelta al primo turno di lottery.

PRO: Costruisci le basi per il futuro con ciò che ti rimane del presente. Cominci a mettere i primi mattoncini dei Celtics della prossima era, prima che sia troppo tardi.

CONTRO: Pierce non concluderà la carriera in maglia bianco verde. Non è garantito che il nuovo assetto servirà a qualcosa. Pierce e Garnett andranno ai playoff con le nuove rispettive squadre, alla faccia del GM dei Celtics Danny Ainge, che piangerà lacrime di coccodrillo.

 

ULTIMATUM:

Boston cede un infortunato Rajon Rondo in cambio di una pedina utile nell’immediato.

PRO:  Una trade del genere al momento sarebbe così gelida, che potrebbe invertire il riscaldamento globale.

CONTRO: Quando Rondo tornerà in campo,  sarà una  tripla doppia ambulante ogni volta che giocherà contro i Celtics.

Pietro Caddeo e Stefano Salerno

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Stefano Salerno

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