Categorie: Editoriali NBA

La storia dell’All Star Saturday

 

Il sabato dell’All Star Game è tradizionalmente riservato alle competizioni individuali tra i vari giocatori NBA. Molte di queste gare hanno lasciato un segno indelebile nella storia della Lega, nonostante la posta in palio sia sempre stata minima.

Tralasciando gli appositi eventi che coinvolgono vecchie glorie più o meno appassite e lo Skills Challenge, introdotto nel 2003, sono notoriamente due le competizioni principali del sabato: la gara del tiro da tre e lo Slam Dunk Contest, riservato, come si può facilmente evincere, ai migliori schiacciatori in circolazione.

Grandi leggende e rapide meteore: scorrendo l’albo d’oro delle gare in questione è evidente tale commistione e accostamento di nomi talvolta improbabili. Così tra i vincitori abbiamo, per esempio, un Michael Jordan e un Larry Bird o, viceversa, un Harold Miner o un Tim Legler.

La storia di queste due competizioni è relativamente giovane ed ha delle date ben precise. La prima di esse è il 1976. Siamo a Denver, Colorado, sede dell’ All Star Game di quell’anno. Dettaglio non trascurabile: non è l’NBA bensì l’ABA che, tra le varie innovazioni di cui si rese partecipe, introdusse la prima gara delle schiacciate, vinta da un certo Doctor J, Julius Erving, con un numero semplice, una schiacciata dalla linea del tiro libero.

Nel 1984 lo Slam Dunk Contest viene organizzato per la prima volta dall’NBA durante l’All Star Game, con la vittoria di Larry Nance. Nel 1986 è la volta della prima gara del tiro di tre, con la memorabile esibizione di Larry Bird, autore di tre vittorie consecutive. Il numero 33 dei Celtics con dei giochetti mentali prima mise in dubbio la meccanica di tiro di Leon Wood, uno dei concorrenti e oggi arbitro NBA, poi entrò nello spogliatoio, dove erano radunati gli altri partecipanti, gridando:”Ragazzi, chi arriverà secondo?”. Durante la gara, Bird alzò il dito in segno di vittoria ancor prima che l’ultimo pallone completasse la propria traiettoria nel canestro, a sublimare la propria supremazia nella specialità. L’All Star Game del 1986 è da ricordare anche per la vittoria nella gara delle schiacciate del piccolo Spud Webb degli Hawks, che sorprese tutti quanti con le proprie capacità atletiche.

L’All Star Saturday contribuì alla nascita e alla crescita della leggenda di Michael Jordan, autore di epici duelli nello Slam Dunk Contest con Dominique Wilkins, The Human Highlight Film (vincitore nel 1985 e nel 1990). Sfide spettacolari, spesso risolte all’ultima schiacciata e ricordi indelebili negli occhi di milioni di telespettatori. Le due vittorie, nel 1987 e nel 1988, diffusero ulteriormente la popolarità di Jordan, che già sul campo stava iniziando a mostrare i primi segni di grandezza assoluta. Ancora vivide sono le immagini di Michael che cammina in aria, del suo hang-time, di quella schiacciata nella sua Chicago, staccando dalla linea del tiro libero, con lo Stadium infuocato e letteralmente ai suoi piedi.

Altri flash rimangono nella memoria di queste due competizioni. Nella gara di tiro, la tripletta di Craig Hodges o le vittorie di ottimi giocatori come Glen Rice e Jeff Hornacek. Nello Slam Dunk Contest, come non ricordare Dee Brown che vince nel 1991, con le scarpe che si gonfiavano prima di ogni schiacciata e il braccio a coprirsi gli occhi, Cedric Ceballos che vinse l’anno successivo da bendato, la meteora Miner, capace di vincere ben due volte, o un giovanissimo rookie di nome Kobe Bryant trionfare nel 1997. L’interesse per la gara delle schiacciate era però scemato notevolmente; a testimonianza di ciò, nel 1998 venne addirittura cancellata dalle competizioni del sabato e non fu certamente di aiuto alla causa il lockout della stagione successiva. Ci voleva decisamente qualcosa per far ricrescere l’entusiasmo attorno alla gara.

Quel “qualcosa” si materializzò nell’anno di grazia 2000. Indossava una canotta numero 15 dei Raptors. Il suo nome era Vince Carter. L’esibizione ad Oakland di Air Canada è considerata da più parti come la migliore nella storia di questa competizione. Una serie impressionante di affondate che paralizzò pubblico, giudici e avversari e costituì uno dei momenti di maggior fulgore nella carriera di Carter.

Nell’ultima decade le due principali competizioni dell’All Star Saturday hanno seguito schemi più o meno regolari. La gara del tiro da tre ha visto l’affermazione dei primi giocatori europei, come Stojakovic e Nowitzki, e di futuri Hall of Famer, come Ray Allen e Paul Pierce. Ad essi, si è affiancato saltuariamente qualche carneade, ad esempio Voshon Lenard nel 2004 o Daequan Cook degli Heat nel 2009, senza dimenticare la doppietta, sempre con alti punteggi, griffata da Jason Kapono.

La gara delle schiacciate ha perso l’appeal che aveva un tempo. Le grandi star l’hanno ripetutamente snobbata negli ultimi anni, ragion per cui l’evento è sempre più aperto alle giovani leve. Altro elemento che si è affacciato sul proscenio di tale gara, dal 2000 in poi, è la presenza di elementi coreografici a condire le varie schiacciate. Così abbiamo Nate Robinson, unico nella storia a vincere per 3 volte, schiacciare sopra Spud Webb o Dwight Howard. Lo stesso Howard indossare il mantello di Superman e volare sopra tutto e tutti nel 2008. Blake Griffin saltare nel 2011 un’auto posteggiata mentre un coro intonava I Believe I can fly. Ma anche schiacciate da scalzi, passaggi dal pubblico, candeline spente in volo o balzi in un’arena completamente al buio.

Dopo la vittoria di Jeremy Evans nella scorsa stagione, l’NBA stessa si è accorta che era necessario un cambiamento nel formato della gara. Per questo All Star Saturday, infatti, è previsto un accorgimento che, nelle intenzioni degli organizzatori, dovrebbe dare nuova linfa all’evento. Tre giocatori della Western Conference, Eric Bledsoe, Kenneth Faried e il campione uscente Evans, sfideranno tre rappresentanti dell’Est: Terrence Ross, James White e un altro ex-campione, Gerald Green. La finale sarà tra chi avrà ottenuto il maggior punteggio tra i giocatori dell’Ovest e tra quelli dell’Est. Il risultato di queste nuove regole sarà visibile per noi in nottata e su Sky Sport, con la speranza che questa storica competizione abbia una bella rinfrescata dopo alcune annate un pò grigie.

Alessandro Scuto

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