Perdonatemi se l’articolo che vi voglio sottoporre è poco attinente al mondo NBA in senso stretto, e perdonatemi se lo faccio in modo egoistico, scrivendo nero su bianco le mie modeste (ed inutili ai più) opinioni personali. Chi vi scrive è colui che ha voluto spendere energie e tempo libero nella nascita e creazione di Nbareligion.com e, grazie a voi che ci seguite tutti i giorni , non c’è stato un singolo pentimento della scelta presa. Ma non sono qui per scrivervi della nostra, poco esaltante storia. In Italia, nel mondo televisivo dedicato allo sport, abbiamo la fortuna di poter ammirare ed ascoltare (imparando di Storia e qualsivoglia materia) una chimera del giornalismo: Federico Buffa.
Federico è un professionista di una qualità spaventosa, indubbiamente il miglior storyteller italiano a detta di molti; effettuare paragoni con i mostri sacri del passato non ci sembra possibile, perché il suo modo di essere e di raccontare è unico ed inimitabile. Con la sua sensibilità e il suo amore nei confronti dello SPORT in generale è capace di attrarre e, a sua volta, di far innamorare lo spettatore stesso. Lo considero il giornalista-romantico per eccellenza, perchè oltre all’aspetto “freddo” dello sport, costituito da numeri e statistiche, riesce ad esteriorizzare tutto ció che c’è dietro ai protagonisti delle prestazioni che ammiriamo in Tv, ovvero storie di fatica, di violenze, di rivincite… per meglio dire: storie di vita. Notizia di pochi giorni fa, rivelata proprio da Buffa stesso, è quella del possibile NON-rinnovo del contratto (part-time) al giornalista milanese e, forse, anche della NBA. Avete capito bene: dal prossimo anno niente NBA e uno dei migliori giornalisti del panorama italiano possibile precario. Tutta questa situazione mi ha scosso in maniera sconcertante, non tanto per quanto riguarda la scelta di non trasmettere più partite della lega americana (anche se non condivisa), ma per la ipotetica scelta di voler privarsi della punta di diamante dell’azienda stessa; da quel giorno mi è sorta una domanda scontata, ma spaventosa al tempo stesso: sognare di poter diventare, sempre giornalisticamente parlando, come Federico Buffa, conviene? La risposta, in un momento dove la crisi economica semplifica i ragionamenti, è chiara e concisa: NO. Già in passato da parte di Sky siamo stati avvezzi nell’assistere al “maltrattamento intellettuale” (sempre metaforicamente parlando) nei confronti di Federico, lasciato senza contratto per un certo periodo, dove le continue lamentele e minacce di recessione dei clienti della pay-tv han fatto si che anche per l’anno successivo (quello attuale) potessimo godere delle sue storie e della sua professionalità. Ciò che ricordo ancora meglio fa invece riferimento alla disdicevole avventura durata due domeniche (settembre 2011) allo show di “SKY Calcio”, dove la qualità di Federico veniva notevolmente “sbeffeggiata” dagli opinionisti presenti nello stesso studio con risatine e battutine inopportune. Non è un caso che dopo due puntate non abbia più voluto fare parte del programma. Conviene ancora SOGNARE di essere il prossimo Buffa? La risposta sembra ancora essere no, e questi due episodi dimostrano la chiara involuzione di una azienda, quella di Murdoch, che in Italia sta perdendo appeal e competitività, puntando più alla F1 che alla Liga, alla Eurolega, alla SerieA1 della pallacanestro, alla NBA, alla Premier League; puntando più alla quantità di opinionisti che alla qualità dei diversi giornalisti, riflettendo l’immagine di un Paese che sta andando nella direzione opposta a quella che viene speranzosamente promessa: la meritocrazia. La meritocrazia condanna Buffa ad un futuro da precario, condanna SKY a perdere contratti per le scelte anti-meritocratiche, ma soprattutto condanna i giovani a non credere più che i sogni sia convenienti…..Conviene ancora voler diventare come Federico?
Michele Ipprio
@mikeaip