Categorie: Ncaa

BRACKETS’ RELIGION: SWEET SIXTEEN

Le più dolci squadre del torneo. Siamo vicini al capolinea, Atlanta è vicinissima. Si continua o si torna a casa. Non c’è più spazio per mezze emozioni, per un’avventura incompiuta. Si piange o si ride. Si abbassa la testa o si alzano le braccia. Sedici squadre, una sola la predestinata al taglio della retina. Festa della massima intensità, celebrazione del carattere e della forza mentale. Si comincia stasera.

(3) Marquette-Miami (2): Prima partita del programma, prima partita esaltante. Marquette arriva da due gare tiratissime con Davidson e Butler, finite con un rispettivo +1 e +2. I veri problemi, per le Golden Eagles, si riscontrano nelle bruttissime percentuali di tiro dei primi tempi. Le aquile attentano letteralemente alla salute dei ferri nei 2o minuti iniziali, tirando con un 26,8% totale. Altra storia, invece, sono le seconde frazioni, dove un solido 50% ha permesso di festeggiare ai ragazzi di Buzz Williams. Occhi puntati sul junior Vander Blue (14.3 di media). La guardia, vero e proprio mattatore con i Bulldogs (29 punti) e decisivo nella gara precedente con il canestro della vittoria, prova a seguire le orme di D-Wade, ultimo a guidare le aquile alle final four. Ad assistere Blue ci penserà Cadougan (4 assist a gara). Squadra esperta, che vive sulla grande applicazione difensiva e con una media d’età alta, non quanto però quella di Miami. Sono ben 6 difatti i senior a disposizione di coach Larranaga. Proprio il carisma del padre di Jay, tiratore mortifero visto in Italia, sta guidando gli Hurricanes in quella che è la loro miglior stagione di sempre. La personalità di Shane Larkin va di pari passo con quella del suo coach. In campo, la PG con il numero 0, viaggia a 14.5 e quasi 5 assistenze a partita. Vero e proprio metronomo degli Hurricanes. Al suo fianco, molto interessante, è il senior Kenny Kadji. Lungo e duttile. Può attaccare dal palleggio, tirare da fuori e aggiungere tranquillamente 7 rimbalzi a partita. Grave l’assenza di Reggie Johnson, che portava alla causa 6.7 punti e 7 rimbalzi sotto le plance. Dovrà quindi stringere i denti Julian Gamble, centrone di 6 piedi e 10, vero e proprio ago della bilancia di questa sfida.

Dollaro su Miami. Una stagione del genere non può finire così, non può finire ora. Un eventuale primo tempo di basso livello offensivo da parte di Marquette sarebbe punito. Occhio al finale punto a punto, dove le aquile ormai sono  esperte.

 

(6) Arizona-Ohio State (2): Strano incrocio tra due allenatori che per anni hanno condiviso la stessa panchina. Sean Miller e Thad Matta si rispettano, moltissimo, e, cosa non di poco conto, si conoscono molto bene. Sarà una partita affascinante da un punto di vista tattico. Arizona arriva da due scontri facili: Belmont e la sorpresa Harvard sono state regolate facilmente. I Buckeyes invece sono sopravvissuti ad un finale da brividi con Iowa State, dove Aaron Craft ha infilato la bomba decisiva all’ultimo secondo. Proprio lui, la PG vecchio stampo di coach Matta, sarà il direttore d’orchestra di questa gara. Dovrà limitare Mark Lyons, vero e proprio uomo al comando dei Wildcats con quasi 16 punti di media (50 complessivi nelle prime due gare del torneo). Altro duello fondamentale sarà quello tra le ali DeShaun Thomas e Solomon Hill. Tutti e due con molti punti nelle mani. Il primo è l’arma offensiva con maggior incidenza per i Buckeyes, segnando quasi un ventello ad alzata. Hill è fisico ed atletico, sarà importantissimo per coach Miller.

Si giocherà dunque su questi parallelismi la gara dello Staples Center. Il dollaro meglio tenerlo in tasca, oppure usarlo per comprare dei pop corn.

(4) Syracuse-Indiana (1): Che partita ragazzi. Che partita. Gli Oranges si presenteranno con la classica zona 2-3. Le braccia lunghe di Fair e Carter-Williams porteranno rubate e canestri facili. Banale conseguenza però, sarà la pioggia di triple da parte degli Hoosiers (occhio a Watford, Hulls e Sheehey, sopra il 40% di media dalla lunga). Nel pitturato, proverà a fare la voce grossa Zeller, forte dei suoi 17 e 8 a gara. Oladipo porterà la sua inesauribile energia. Attenzione però, la corazzata Indiana non dovrà solo vedersela con i consueti 8 assist di Carter-Williams e la già citata zonaccia bulgara. Southerland sta camminando sulle acque, vivendo partite complete e ai limiti della perfezione. Meglio che non alzi la mano da oltre l’arco. A fargli compagnia CJ Fair, miglior marcatore con 15 di media. La partita sembrerebbe già persa, sotto i tabelloni, in partenza per i ragazzi di coach Boeheim. Grande assurdità. Tanto è vero che non è presente un centro degno d’essere nominato tale, quanto il fatto che ogni singolo giocatore può tranquillamente andare a strappare un rimbalzo ad altezze proibitive, grazie al disumano atletismo presente in questo roster.

Dollaro a sorpresa su Syracuse. 

(13) LaSalle-Wichita State (9): “Che ci facciamo qui?”. Probabilmente penseranno questo i 20 giocatori durante la ruota prepartita. Due squadre simili, che non hanno nulla da perdere e che giocheranno sicuramente dando tutto. Potrebbe essere la partita più brutta della sera, così come la più bella. Gli Explorers arrivano da 3000 miglia di viaggio sfiancante. Il capo spedizione è Ramon Galloway, senior G che da solo ha mandato a casa Ole Miss (24 e 4 rimbalzi). Importanti bocche da fuoco sono i due “Ty”. Tyreek Duren e Tyron Garland, guardie capaci di scollinare in continuità la doppia cifra. Gli Shockers arrivano invece dall’incredibile upset ai danni di Gonzaga. Squadra equilibrata, capace di vincere con Pittsburgh tirando 2/20 da 3 e di capovolgere la situazione, dominando Gonzaga, con 5 triple di fila decisive negli ultimi minuti. Punti che escono equamente dalle mani.

Dollaro su Wichita State. Ideale di gruppo. Squadra, collettivo che merita di proseguire questo questo sogno. 

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