Kobe Bryant e Shaquille O’Neal, due protagonisti di diverse storie, prima d’amore, poi di guerra ed infine (ora) di pace. Insieme con la casacca gialloviola hanno fatto divertire tutti i tifosi di L.A. e non solo, conquistando tre anelli in fila, dominando. Dopo il crack, la separazione, il non-sopportarsi a vicenda che ha portato all’unica possibile conseguenza: la separazione. Shaq vola a Miami e vince con Wade il suo quarto anello NBA, Kobe comincia ad essere accusato di non essere un vero vincente nonostante i tre trofei in bacheca, ma per dimostrare il contrario doveva vincere senza “The Diesel”, e lo fece per bene 2 volte (rischiando anche di vincerne una terza) in compagnia di Gasol.
“Ogni volta che lo vedo (Shaq), gli ricordo che ho vinto più di lui” ha dichiarato Kobe. “L’ho visto all’All Star Game di Houston l’ultima volta e gli dissi ‘Come stai, QUATTRO?’ e lui mi ha risposto ridendo: ‘Oh, (imprecazione)! ‘. Il nostro rapporto ora è davvero buono, ci rispettiamo davvero molto. La separazione tra noi? Era inevitabile, non ci si può aspettare che Michael (Jordan) giochi con Wilt Chamberlain per tutta la carriera, e non si tratta solo di lavorare insieme. Avevo troppo talento e dovevo dimostrare tutto questo. Inoltre Shaq mi sfidò pubblicamente dicendomi che non avrei mai vinto senza di lui, questa era una sfida che non potevo lasciare perdere. Durante gli ultimi anni insieme a lui ho dovuto sacrificare molti dei miei numeri e nonostante tutto la gente mi diceva che ero un egoista, mi dava molto fastidio perchè io non ero egoista, se lo fossi stato veramente avrei lasciato la squadra ed invece ho preferito sacrificare un po’ del mio stile di gioco per rimanere.”
A KB24 viene poi fatta una domanda molto semplice ma curiosa, se i Lakers avessere scelto di sacrificare lui invece di Shaq, cosa sarebbe successo?
“Avrei vinto lo stesso da un’altra parte, ma avrei vinto lo stesso. Ero ossessionato nel vincere senza di lui, volevo solo questo e non c’era nulla che avrebbe potuto ostacolarmi, lo volevo troppo fortemente. Comunque ho imparato molto da lui nell’arco dei 7-8 anni passati assieme, il lato che rispettavo più risiedeva nel fatto che quando metteva piede sul parquet diventata un giocatore feroce, cattivo, deciso. Questa è la cosa che avevamo in comune, nessuno poteva fermarci.