Problemi nello spogliatoio dei Los Angeles Clippers. Come riportato dal L.A. Times, la squadra di coach Vinny Del Negro, che mercoledì ha riscritto il libro di storia della “seconda” franchigia di L.A., arrivando al record di 50 vittorie in stagione, rischia di essere danneggiata al proprio interno dai comportamenti immaturi di 2 dei giocatori più rappresentativi del team: Blake Griffin e DeAndre Jordan.
Jordan è in aperta disputa con coach Del Negro, reo a suo dire di lasciarlo marcire in panchina nei momenti topici della partita. Del Negro imputa il fatto alla scarsa attitudine del no.6 biancorosso a giocare in maniera più solida quando la partita è ancora in bilico, oltre che alla scarsa affidabilità ai tiri liberi del centro dei Clippers (anche se scarsa affidabilità è un’espressione eufemistica dato che Jordan tira con il 39,1% dalla linea della carità, e questo suo cronico punto debole favorisce tattiche, pur eticamente scorrette, come l’hack-a-Jordan). Naturalmente Jordan la pensa diversamente, e potrebbe dimostrarlo se solo Del Negro lo facesse giocare di più.
Ma come fare giocare di più Jordan? Pur essendo un ottimo atleta e fungendo da buon difensore proprio grazie alle sue doti fisiche, come starter in una squadra che punta al titolo, potrebbe fare più danni che altro, posto anche che le sue prestazioni e cifre stagionali, normali se non peggio, non giustificano l’enormità del contratto che i Clippers gli hanno fatto firmare.
Blake Griffin è anche peggiore (professionalmente parlando) del suo compagno di squadra (di cui peraltro è buon amico).
Le reazioni di Griffin sono quelle di un bambino, e finora il suo sviluppo cestistico è stato proprio frenato dall’incapacità di Blake di accettare le critiche altrui. Testimonianza ne è il suo rapporto controverso con gli arbitri, che, a suo dire, fischiano di proposito contro di lui, quando “l’angioletto” con il no.32 non fa nulla di sbagliato. Le sue reazioni bambinesche compromettono anche la prestazione di squadra quando, durante la partita, va alla ricerca di vendette personali contro coloro che giocano in maniera più fisica contro di lui. Senza contare che mette il muso ogni volta che chiamando la palla, questa non gli viene data (e, considerando che molti attacchi dei Clippers hanno Griffin come terminale, sembra un po’ pretestuoso incaponirsi sulle volte, poche, nelle quali la palla non la si riceve).
Ma c’è anche un altro problema: i due lunghi dei Clippers, infatti, sembrano essere insofferenti nei confronti di Chris Paul, giocatore simbolo e PG dei Clippers, la cui voce in campo risulta alle volte incomprensibile, se non fastidiosa, per i due. Poichè CP3 usa molto la voce per guidare la squadra, capita anche che a volte esageri, e Griffin e Jordan sono stanchi di questo. Interrogato su questa circostanza, Paul si è assunto la responsabilità del fatto, dichiarando:
“Devo lavorare per migliorare le mie capacità di leadership”.
Man mano che la stagione va avanti, e soprattutto con i playoff alle porte, la concentrazione della squadra dovrà necessariamente aumentare, specie per affrontare la grande postseason che ci si aspetta dai Clippers, dopo la regular season migliore della loro storia. Ma i comportamenti poco professionali di Griffin e Jordan possono causare molti danni ad una franchigia con poca esperienza ai playoff e che necessita di grande coesione per fare strada, soprattutto a Ovest, dove il livello medio delle squadre è molto alto. E affrontare una squadra avversaria in clima playoff comporta uno stress mentale, che non può essere aggravato da comportamenti superficiali e pretestuosi. Posto dunque che urge che Jordan e Griffin crescano professionalmente, prima ancora che migliorare tecnicamente, ora più che mai i Clippers devono decidere cosa fare da grandi: o crescere insieme come una squadra oppure abbandonare ogni speranza di arrivare in fondo; e questa stagione, in fin dei conti, finirà agli archivi come “molto rumore per nulla”.