Alzi la mano chi, guardando la classifica della Western Conference un paio di settimane fa, avrebbe pensato che alla fine i Lakers sarebbero arrivati addirittura settimi, regalandoci la sfida tra OKC e Houston: pochi, se non pochissimi. La sconfitta allo Staples Center nell’ultima partita della regular season e’ costata alla franchigia del Texas il tanto sudato settimo posto, mettendo James Harden contro il suo amato/odiato passato.
Per quanto riguarda i Thunder, le cose sono andate probabilmente anche meglio del previsto, in seguito alla cessione dello stesso Harden; in pochi dubitavano delle capacità di Durant e Westobrook, o sull’affidabilità offensiva di Kevin Martin, ma credo che nessuno avrebbe scommesso che i ragazzi di Scott Brooks avrebbero finito per avere il miglior record ad ovest.
Vista così, la serie si presenta con un vincitore già scritto, o quasi. Ma è bene sottolineare il quasi, perché dietro alla maglia numero 13 dell’ex 6th man of the year c’è tanto altro.
Negli scontri diretti tra la due squadre, quest’anno, la classifica dice 3 a 1 in favore dei Thunder, e fin qui tutto okay, ma se si vanno ad analizzare le statistiche delle due squadre nelle varie categorie, il confronto e’ molto più equilibrato; per i punti segnati a partita, entrambe impattano a quota 106, e un sostanziale pareggio si verifica anche nei casi di rimbalzi (43 pg) e percentuale dei tiri da tre punti (37 OKC, 36 Houston). Nelle percentuali dal campo, i Thunder sono in leggero vantaggio per 48 a 46, ma distribuiscono quasi 3 assist in meno a partita rispetto ai Rockets. Nei tiri liberi invece, Durant e compagni hanno lo strapotere totale (rispetto a Houston e alla maggior parte delle altre squadre NBA), tirando dalla linea della carità con l’82%, contro il 75% degli avversari.
Un altro dei grandi vantaggi che i Thunder possono trarre da questa serie, e’ l’avere più di un “go to guy”, oltre alla superstar della squadra, ossia Russel Westbrook; nei Rockets, infatti, a parte Harden non viene in mente un altro giocatore a cui affidare con sicurezza la palla nei momenti caldi della partita (senza nulla togliere a Lin e Parsons).
La carta che Houston può giocarsi per provare a ribaltare il pronostico e’ quella dell’apporto che può dare la panchina; coach McHale può infatti contare su giocatori di sicuro impatto come Carlos Delfino, Aaron Brooks, Thomas Robinson e Donatas Montejunas.
OKC, dalla sua, può vantare la sicurezza che da’ al reparto offensivo l’altro ex di turno Kevin Martin (traballante però in difesa), l’atleticita’ del volto nuovo Reggie Jackson e l’esperienza infinita di due grandi conoscitori del gioco come Nick Collison e Derek Fisher: sembra però dal pino, in ogni caso, che i texani dovranno provare a estrarre le carte migliori per tentare l’impresa.
Dando un’occhiata a quelle che sono le opinioni dei maggiori esperti d’oltreoceano, l’ipotesi più diffusa e’ che i vice-campioni NBA manderanno la serie in archivio con un netto 4–1, pronostico che ci sentiamo ampiamente in grado di confermare anche noi.
Quello che è sicuro, e’ che ci aspetta una serie molto divertente, tra due squadre giovani e piene di talento con tanta voglia di mettersi in mostra: it’s playoffs time!