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I Nets espugnano lo United Center e portano la serie con i Bulls a Gara-7

Al quinto tentativo in stagione, e sicuramente nel momento migliore per farlo, i Brooklyn Nets espugnano lo United Center di Chicago e, vincendo gara-6 contro i Chicago Bulls con il punteggio di 95-92, portano la serie a gara-7, dove avranno il vantaggio del fattore campo.

Brooklyn vince una partita iniziata e finita sui binari dell’equilibrio. Solo nel primo quarto le due squadre si sono alternate al comando del match per ben 15 volte. Le assenze per i Bulls di Luol Deng (colpito da un’infezione virale, che ha affetto anche Nate Robinson e Taj Gibson, che invece sono riusciti a giocare) e Kirk Hinrich, fanno si che la gara inizi su ritmi altissimi, cosa che normalmente sfavorisce i Bulls, che soprattutto in casa cercano sempre di tenere il ritmo basso, forzando il gioco d’attacco degli avversari e sfruttando soprattutto i loro errori per indirizzare la partita. La mancanza dei giocatori sopracitati favorisce il gioco di Brooklyn, che riesce fin dall’inizio della partita a imporre il proprio gioco offensivo, e alla fine del primo tempo ha portato la partita già ai 60 punti, sul punteggio di 60-54 a proprio favore, punteggio che per una partita in cui giocano i Bulls è abbastanza strano, ma che le circostanze hanno forzato. Soprattutto un eccezionale Deron Williams dirige magistralmente l’attacco dei Nets ed è molto bravo a tenere alto il ritmo del gioco, sfruttando delle transizioni veloci sugli errori degli avversari e imbeccando ottimamente i propri compagni, tra i quali in particolare Joe Johnson dimostra di essere in serata, con un ottimo 5/6 al tiro nel primo quarto . Quando non guida la transizione capita spesso che Williams lasci la gestione della palla a qualche suo compagno nella fase iniziale del possesso, per sfruttare la propria velocità di movimento senza palla e attraverso i blocchi e farsi trovare poi nella posizione migliore per prendersi il tiro o effettuare l’ultimo passaggio. Da aggiungere anche il fatto che , aiutato dalla propria superiorità fisica nel matchup con Nate Robinson, riesce a sfruttare anche un discreto gioco in post medio. Tuttavia è chiaro fin dall’inizio che pur se i Nets vogliono metterla sull’attacco, i Bulls non abbiano assolutamente intenzione di tirarsi indietro: per prima cosa si riprendono il dominio dei tabelloni dopo la debacle di gara-5 (17 rimbalzi offensivi subiti, perdendo la battaglia la rimbalzo con un margine di -11), riuscendo alla fine della partita a vincere la battaglia a rimbalzo 46-41, con 15 rimbalzi offensivi contro i 10 di Brooklyn; e in secondo luogo riescono a ribattere colpo su colpo le giocate dei Nets, dimostrando, pur nella loro poca familiarità con questo tipo di gioco, di potere reggere una partita su questi ritmi. E di poterlo fare con 3 giocatori infortunati.

In attacco Chicago inizia molto bene, variando il tema rispetto alle altre partite: i Bulls cercano meno Boozer in post, e con la presenza in quintetto di Belinelli, starter al posto di Deng, con Jimmy Butler spostato nello slot di ala piccola (e probabilmente questa è anche una delle ragioni del buon inizio di Joe Johnson che nelle gare precedenti con Butler su di lui aveva incontrato serie difficoltà), sfruttano parecchio la buona combinazione della guardia italiana e Joakim Noah sul pick n’roll, consentendo anche al centro francese di entrare subito in ritmo.

Le due forze in campo si bilanciano perfettamente per i primi due quarti con un leggero vantaggio offensivo dei Nets: questi, infatti, guidati dal trio Williams-Johnson-Lopez attaccano strenuamente e mantengono un’ottima intensità offensiva, che li vede stabilmente al comando, con i Bulls sempre ad inseguire; dall’altro lato Chicago, anche se cerca di mettere in atto un gioco più corale, fa affidamento sulle folate di Nate Robinson e su un Marco Belinelli ispirato, chiamato ad affiancare il compagno nei compiti di playmaking, non disdegnando mai la conclusione, che pure a dispetto di una percentuale finale dal campo non altissima (38% con 8/21 dal campo e 3/9 da 3), mette spesso e volentieri quei tiri di cui una squadra come Chicago, con poca attitudine al gioco d’attacco, ha bisogno per sopravvivere.

Nella seconda metà del match il ritmo della partita si abbassa notevolmente: il parziale del 3º quarto è 17-15 a favore dei padroni di casa, che riescono finalmente a imporre il proprio gioco, relegano i Nets al 27,8 % dal campo di squadra nel secondo tempo (cui si aggiungono 11 tiri liberi sbagliati), e continuando a dominare sotto le plance, pur con Boozer e Gibson alle prese con problemi di falli (per i quali alla fine entrambi finiranno fuori). Tuttavia, anche imponendosi in difesa, i Bulls non riescono fare quello step in più in attacco, portandosi sempre in zona sorpasso, ma non riuscendo mai ad effettuarlo per la loro incosistenza nella metà campo offensiva. Grazie a questo i Nets riescono a mantenersi al comando, pur con difficoltà, conservando all’inizio dell’ultimo periodo di gioco un vantaggio di 4 punti, sul 75-71; un vantaggio che si raddoppia dopo i primi 3 minuti e 10 secondi dell’ultima frazione di gioco, quando C.J. Watson piazza per i Nets la bomba dell’allungo, consentendo a Brooklyn di condurre 81-73. Nei successivi 3 minuti i Bulls riescono a tornare a galla, riuscendo a 5 minuti dalla fine ad arrivare a -2 (85-83), dopo un tiro di Nate Robinson che, poco prima al minuto 7.30, insegna a Kris Humphries il concetto di crossover, mandandolo da tutt’altra parte, mentre “KryptoNate” concludeva comodamente in layup. Dopo l’allungo dei Nets che vanno sul 90-85, guidati dall’ottimo Brook Lopez, autore di 6 punti su 7 di squadra in quest’ultima fase, i Bulls  si rifanno sotto a -2 con la tripla dall’angolo di Belinelli: 90-88. Nel possesso successivo, Brook Lopez sbaglia il tiro e i Bulls (come al solito) non ne approfittano per riportarsi in parità: i Nets segnano ancora con Andray Blatche, e Robinson risponde, riportando ancora la partita a -2 sul 92-90. Con la palla ai Nets, Boozer fa fallo in attacco su Blatche, e con i Nets nel bonus, il no.0 dei Nets va in lunetta e fa 1/2. Boozer va fuori per falli e al suo posto entra Nazr Mohammed, che subito si rende utile portando i suoi sul -1 su un assist sotto canestro di Noah, ottimamente imbeccato da Robinson. Dopo due timeout chiamati da Nets, sulla rimessa Robinson fa fallo su Blatche, che questa volta in lunetta fa 2/2. Il (confuso) possesso successivo dei Bulls, finisce con una palla fuori a loro favore. Dalla rimessa Robinson pesca Belinelli uscito a fatica da blocco di Gerald Wallace, che a 6.3 su cronometro manda lunga la tripla del possibile pareggio, con Noah che fallisce nel tentativo di recuperare il pallone. La partita si conclude sulla palla contesa di Noah e Williams, vinta da Noah, ma con palla recuperata da Johnson che palleggiando verso la metà campo avversaria consuma gli ultimi secondi rimasti sul cronometro.

La partita in analisi, combattuta fino all’ultimo secondo, ha quindi visto i Brooklyn Nets trionfanti. Motivi della vittoria? Possono esserne trovati 2 in particolare: le 16 palle perse dai Bulls, che hanno fruttato a Brooklyn 14 punti, che in una partita così tirata, come è stata nel secondo tempo, possono fare tutta la differenza del mondo, soprattutto perché alcune di queste palle perse sono maturate da qualche sciocchezza di troppo; e in secondo luogo, un lusso che i Nets hanno, e a cui i Chicago Bulls, fino almeno alla prossima stagione dovranno rinunciare, la profondità del roster. Il conteggio finale dei punti delle rispettive panchine recita 27-7 in favore dei Nets: questo è dovuto sicuramente ai maggiori minuti che Carlesimo concede alla propria panchina ovviamente, a dispetto di Thibodeau, che ha ruotato di fatto con 6 uomini, i 5 del quintetto e Taj Gibson (che comunque ha giocato solo 18 minuti per problemi di falli, oltre l’infezione virale), concedendo agli altri 3 uomini sul pino, Hamilton, Teague e Mohammed 10 minuti in 3. Ma riflettendo bene non poteva fare altrimenti: l’enorme mole di infortunati che Chicago si porta dietro, costringe Thibodeau al sovrasfruttamento del proprio quintetto se voleva sperare di acciuffare la vittoria. D’altra parte per Carlesimo, la qualità di C.J.Watson (ottimo in combinazione con Williams, peraltro consentendo a D-Will di giocare da 2 all’occorrenza) e soprattutto Andray Blatche, fanno della panchina dei Nets un’arma decisiva per indirizzare la partita, quando il quintetto può stentare in qualcuno dei suoi effettivi (leggi Reggie Evans).

Quanto alle prestazioni individuali, i “tre tenori” di Brooklyn, Williams Johnson e Lopez, portano a casa 17 punti ciascuno, con particolare attenzione per D-Will autore anche di una prestazione da 11 assist. Ai tre sopracitati si aggiunga un Gerald Wallace da 15 punti ( e autore di un’ottima prestazione difensiva su Marco Belinelli) e Watson e Blatche dalla panchina, che portano alla causa complessivamente 19 punti.

Per Chicago tutto il quintetto va in doppia cifra, ma due prestazioni più di altre meritano la menzione: la prima è quella di Marco Belinelli, che fa registrare 22 punti e 7 assist, con percentuali bassine dal campo, ma con una prestazione i cui meriti vanno ben oltre le statistiche; e la seconda è quella di uno straordinario Joakim Noah che con 14 punti,15 rimbalzi e 5 assist (di cui quello importantissimo a Mohammed per il -1 Bulls a pochi secondi dalla fine), è l’anima e il cuore di una squadra che ora più che mai ha bisogno di un leader che possa condurla a gara-7 con un morale alto e pronta a giocarsi il passaggio del turno al Barclays Center al meglio delle proprie chances.

E adesso che la serie è pari sul 3-3, quali sorprese ci riserverà gara-7? I Nets riusciranno a vincere la serie dopo avere rischiato l’eliminazione sul 3-1? Oppure i Bulls tireranno fuori il loro orgoglio e dimostreranno che il talento da solo non vale a mettere la firma sul passaggio del turno? Stay Tuned For An Exciting Series Finale!

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