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I Thunder vincono 103 a 94 e chiudono sul 4-2 la “pratica” Rockets!

Soltanto una settimana fa, nonostante alcune difficoltà nel portare a casa gara 2, la serie sembrava già essersi messa in discesa per i Thunder, vincenti ed in parte convincenti contro dei Rockets che peccando d’inesperienza sembrano destinati ad essere malamente “sweepati”. Invece poi, l’infortunio di Westbrook in gara 3 (giocata in parte con il ginocchio malmesso) e le 2 sconfitte consecutive, hanno caricato di tutt’altro peso il sesto incontro giocatosi nella notte a Houston. I Thunder sono partiti con il “solito” quintetto, con Jackson a sostituire il numero 0 e il doppio lungo, mentre per i Rockets i 5 starter sono, oltre ai noti Harden, Parsons e Asik (le 3 stelle della squadra), le 2 rivelazioni Beverley e Garcia. Per la squadra texana la buona notizia è il recupero di Jeremy Lin, a fronte però della perdita a causa di un problema al piede destro di Carlos Delfino, uomo decisivo soprattutto in gara 5.

La partita sin da subito segue il tema tattico che ha caratterizzato la serie in questi ultimi match: palla a Durant sin dalla propria metà campo, i tiratori cercano di tenere il fronte offensivo aperto il più possibile e KD35 inventa dal palleggio in mezzo a 3. Il primo tempo (e sostanzialmente tutta la partita) segue questo copione, mantenendosi nei primi 2 quarti di gioco molto equilibrata. Al parziale iniziale di 13-4 in favore di Houston, OKC risponde togliendo Perkins dal parquet (non rientrerà più, soltanto 4 minuti giocati) e schierandosi con i 3 piccoli, Durant da 4 ed il lungo. Al termine dei primi 12 minuti sono 8 i punti di Durant e 9 quelli di Martin, chiamato a riscattarsi dopo le non eccelse prestazioni al tiro in questa post season ( a pesare in particolar modo è l’1/10 di 3 giorni fa).

Secondo quarto, l’equilibrio non si spezza, anche con un Durant in difficoltà (soltanto 1 punto per lui nella seconda frazione di gioco). Ci pensano al suo posto Jackson ed il sopracitato Martin a portare i Thunder negli spogliatoi all’intervallo lungo in vantaggio di 4 lunghezze (58-54). Per la squadra texana i punti arrivano dai soliti noti, con 14 punti a referto per Harden e 10 per Parsons.

Il secondo tempo, iniziato con un parziale in favore di Houston merito delle triple mandate a bersaglio da Parsons, sembra in realtà essere il preludio ad un finale punto a punto, portando le due squadre in sostanziale parità (78-77) all’inizio dell’ultimo quarto di gioco.

Coach Brook decide di schierare un quintetto atipico, ma indubbiamente il più redditizio nell’arco di tutta la serie: Jackson / Fisher / Martin / Durant / Collison. Bocciati dunque oltre a Perkins altri due titolari inamovibili fino ad oggi, Ibaka (troppo sofferente a rimbalzo contro il solito straordinario Asik) e Sefolosha (il -21 di plus/minus ne definisce con precisione la partita). Dall’altro lato si chiude con lo stesso quintetto di partenza, con Garcia sulle piste di KD e nel caso di “scommette” sul tiro di Fisher.

E sono proprio due triple del venerabile Maestro a determinare lo strappo decisivo in apertura di quarto, quel 21-7 che chiude partita e serie. A queste ovviamente si aggiungono 9 punti di Durant (MVP anche oggi) a fronte dell’apaticità dell’attacco dei Rockets, arrivati stanchi, a corto di fiato e di idee nel finale per pensare di poter impensierire la squadra dell’Oklahoma.

Al suono della sirena il risultato finale è 103 a 94, 4-2 per i Thunder che si apprestano già da dopodomani ad affrontare i Grizzlies (vincenti anch’essi nella notte nella partita giocata in contemporanea contro i Clippers). Il tabellino finale dice 27 punti, 8 rimbalzi e 6 assist per Durant, che sostanzialmente ha giocate 43 minuti con l’arancia tra le mani. Ai suoi si aggiungono 25 punti di Martin (7-13 al tiro), 17 di Jackson e gli 11 pesantissimi di Fisher (+32 il suo plus/minus), giunto a quota 235 partita di Playoff, a -9 dal record di presenze di Robert Horry. Dall’altra parte 26 punti e 7 assist per Harden, arrivati con un 7-22 dal campo che ne palesa le forzature, e 25 punti di Parsons, a mio avviso vera sorpresa per Houston, che può comunque consolarsi del fatto di disporre della franchigia con l’età media più bassa dell’intera Lega, piena di giovani talenti e prospetti che nell’arco di pochi anni potrebbero portare grosse soddisfazioni.

I Thunder sono già sul volo di ritorno per l’Oklahoma, pensando a come affrontare la temibile coppia di lunghi Gasol/Randolph e più in generale come approcciare ad un tipo di pallacanestro totalmente diverso rispetto a quello affrontato in questo primo turno. I dubbi sono tanti. Per coach Brooks saranno 48 ore molto impegnative.

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Stefano Salerno

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