La finale romantica.
Possiamo ben dirlo, Memphis contro San Antonio è quel tipo di sfida da gusto romantico che a chi ama davvero lo sport non può non piacere. Nessuno si sarebbe aspettato una finale di questo tipo ad Ovest. Due filosofie simili create, sostanzialmente, sul concetto di gruppo, di squadra, di intensità e di ordine che si andranno ad affrontare tentando di stupirsi e magari di re inventarsi.
San Antonio è una squadra esperta gestita da coach Pop in maniera brillante, nella quale ogni uomo ha un suo peso specifico che mai viene alterato. I texani non lasciano nulla al caso, tutto viene gestito e migliorato partita dopo partita cercando soluzioni e nuove armonie ogni qualvolta si crea una lacuna.
Il cammino dei texani verso questa finale è passato dal primo turno contro i malridotti Lakers privi di Kobe Bryant e con un Nash e un Gasol in condizioni precarie, 4-0 il finale. Ad un secondo turno contro i brillanti e sorprendenti Golden State Warriors che hanno rischiato di far saltare il banco con la loro capacità di corsa e dinamicità.
Nel primo round contro i Lakers, a guidare la franchigia di coach Popovich è stato principalmente Tony Parker, il francese ha concluso la serie con 22 punti e 6,5 assist risultando decisivo con le sue penetrazioni e il suo gioco in pick and roll contro le quali la difesa di Los Angeles non è riuscita mai a trovare le giuste contromisure.
In semifinale invece gli Spurs si sono imbattuti, come detto all’inizio dell’articolo, nei sorprendenti Warriors guidati dall’uomo del momento, quel Stephen Curry che ha intimorito, soprattutto nelle prime due gare, la difesa dei nero argento. La serie contro Golden State è stata decisa da un tiro, direi da un secondo, quello che in gara 1 dopo due over time ha messo a segno Manu Ginobili (fino a quel momento quasi inesistente) sullo scadere dando la vittoria ai texani per 127 – 125 (con un Curry da 44 punti, massimo in carriera ai play off). Eravamo solo a gara 1 è vero, ma per come si è evoluta poi la serie è risultato determinante se consideriamo che i Warriors hanno poi vinto gara 2 e gara 4 con relativa facilità.
In semifinale i migliori per gli Spurs sono stati Parker 22 punti, Ginobili 6 assist e Duncan 10 rimbalzi, ma occhio alle statistiche perché a queste vanno aggiunte le giocate importanti di Leonard (molto migliorato quest’anno) e, anche se solo a sprazzi di Green.
San Antonio ha la sua arma vincente in un Duncan ancora spettacolare, decisivo e lucido e nelle prestazioni di Parker. Il giocatore francese sembra essere l’arma in più di questa squadra, basti pensare che nelle uniche 2 sconfitte di questi play off Parker non è risultato il miglior marcatore della franchigia ed è stato oscurato dalla difesa dei californiani. Nelle altre partite invece, quelle vinte da SAS è sempre stato tra i migliori in campo ed è sempre riuscito ad esprimere il suo gioco fatto di velocità e intelligenza. L’altro ago della bilancia per coach Popovich è Ginobili il “the clutch” della squadra, uomo squadra, leader silenzioso e silente dei nero argento, Manu è il tipo di giocatore che potrebbe incredibilmente sbagliare 10 lay up comodi e mettere quell’unico tiro vincente che anche da avversario ti alzeresti in piedi ad applaudire per 2 minuti avendo la sensazione che in quell’attimo un po tutti abbiamo vinto qualcosa, l’emozione stessa di averlo visto tirare.
Passiamo dall’altra parte, i Memphis Grizzlies una squadra tosta (si so che non è un termine italiano corretto, ma ragazzi a volte questi sono i termini migliori per descrivere una squadra come questa), vincente, concentrata e che fa della difesa la sua arma migliore.
Coach Lionel Hollins ha sicuramente compiuto un’autentica impresa, con una squadra che nessuno avrebbe immaginato in finale considerando il percorso che le aveva messo davanti la sorte.
Nella prima serie, infatti, la compagine del Tennessee ha dovuto affrontare i Los Angeles Clippers e la loro “lob city”, avversario sicuramente difficile che molti davano come favorita per il passaggio del turno.
La serie inizia con un netto 0-2 nelle partite svoltesi a Los Angeles con uno strapotere dei giocatori guidati da coach Vinny Del Negro che sono riusciti a contenere Gasol e Z-Bo e a giocare il loro basket veloce e dinamico. Chris Paul che aveva guidato i suoi nelle prime due gare si è spento e nei successivi match, anche a causa dell’infortunio a Griffin, sono venuti fuori i veri Grizzlies con Zach Randolph e Gasol che hanno stravolto il match con i loro duetti sotto i tabelloni. La chiave della serie è stata sicuramente la difesa, secondo un mio modesto parere, infatti, la squadra di Hollins ha tra le sue fila alcuni dei migliori difensori della lega, Conley, Gasol (Premiato come miglior difensore dell’anno) e Allen la cui intensità a sfiancato i giocatori di Los Angeles che hanno perso 4 partite di fila terminando la serie con un 4-2 finale che non ha assolutamente stupito chi ha seguito attentamente tutti i match.
La prima serie è stata dominata da Zach Randolph che ha messo a segno 20 punti e 8 rimbalzi di media, aiutato dalle grandi ispirazioni di Conley 8,3 assist e da un Gasol da 17 punti e 7 rimbalzi.
In semifinale di Conference i Grizzlies hanno incontrato i favori Thunder, guidati dal solo Kevin Durant, dato l’infortunio occorso a Westbrook. La prima sfida va a Oklahoma con un Durant immarcabile da 35 punti, 15 rimbalzi e 6 assist e, dall’altra parte un Gasol in crescita (doppia doppia da 20 punti e 10 rimbalzi).
La crescita di Gasol continua senza sosta e in gara due il suo Jumper (in realtà senza salto) dalla media e i punti decisivi di Conley riescono a piegare Oklahoma 99-93. In gara tre c’è la consacrazione della squadra di Hollins che chiude con un 81-87 una partita bella, intensa e con grandi emozioni, vinta grazie ad un gioco offensivo votato soprattutto a concentrare gli attacchi sotto il tabellone, dove Gasol e Z-Bo impongono fisico e regole. Dopo gara tre si ha la netta sensazione che i Thunder siano alla frutta o comunque molto vicino a finire la benzina, Durant da solo non basta, nonostante le giocate da “tutti sulla sedia” anche gara 4 finisce ai Memphis con Conley mattatore della serata con 24 punti.
La semifinale terminerà con un onesto 4-1 e un Gasol da 19 punti e 10 rimbalzi e un Z-Bo da 18 + 10.
Sicuramente la forza di questa squadra risiede principalmente sulla sua compattezza, l’equilibrio tra i reparti una difesa a prova di bomba e un gioco nel pitturato che può e deve far paura a chiunque.
L’arma in più della squadra guidata da Hollins è sicuramente la coppia di lunghi (che si completano in maniera simbiotica) Marc e Zach. Inoltre non dimentichiamo una statistica determinante: in tutte le partite nelle quali Memphis è risultata la numero uno a rimbalzo ha portato a casa la vittoria.
Per concludere, domani sera, sarà già sfida vera, probabilmente si deciderà guardando le statistiche a rimbalzo o quelle dei punti messi a segno da Parker come molti giornaletti riportato, ma la realtà è che questa serie NON può e NON deve essere ridotta a numeri e statistiche. Queste sono due squadre organizzate, compatte e “cestisticamente intelligenti” che dovranno, forzatamente, cercare il modo di sorprendersi a vicenda per non fermare la loro corsa. Sono due compagini che hanno nel loro roster molti giocatori ombra che spesso non compaiono nelle statistiche ma che all’interno del match hanno un peso determinante come Leonard da un lato, Allen dall’altro Nella sfida c’è un concentrato di talento ed esperienza (San Antonio) contro un concentrato di atletismo, intensità e difesa (Memphis) che si daranno battaglia senza esclusione di colpi fino alla fine.
Questa è una sfida nella quale avrà, sicuramente, un ruolo decisivo la capacità degli allenatori di leggere ogni azione e trovare una contromossa vincente, una partita a scacchi a velocità doppia, non ci resta che gustarcela fino in fondo.
Pronostico:
Non saprei che dire, troppo difficile pronosticare un risultato, il cuore mi dice Memphis per come sono arrivati fin qui, la testa mi dice San Antonio per la loro esperienza e perché, personalmente, sogno una bomba da 3 di Ginobili sulla sirena di gara 7 a Miam; così, per portare un po di poesia e incanto anche agli americani.