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I Big Three di Miami reagiscono alle critiche, 2-2 nella Finale

Una grande prestazione dei Big Three ha permesso ai Miami Heat di espugnare San Antonio, portando in parità la serie di Finale sul 2-2. Anche in questa occasione, come nelle due sfide precedenti, il divario finale è stato abbastanza ampio, complice un inizio di quarto quarto nettamente appannaggio degli Heat. 33 di Lebron James, 32 di Dwyane Wade, tutti nei momenti cruciali della gara, e 20 di Chris Bosh. Agli Spurs non bastano i 20 di Tim Duncan ed il buon primo tempo di Tony Parker, nettamente limitato dall’infortunio nella seconda metà. 109-93 il punteggio finale a favore di Miami.

Come era stato annunciato, cambio all’interno dello starting lineup degli Heat: Mike Miller rimpiazza la bandiera Udonis Haslem, relegato in panchina dopo Playoffs tutti da titolare. Tra i nero-argento confermata la presenza di Parker, nonostante i noti problemi fisici. Dopo 1 minuto di gara Popovich effettua una sostituzione per motivi di accoppiamenti difensivi, mandando in campo Gary Neal al posto di Tiago Splitter. Probabilmente il cambio più veloce nella storia delle Finali. L’ex trevigiano entra subito in partita, così come l’altro protagonista della scorsa gara, Danny Green. L’ex Tar Heels riprende da dove aveva lasciato, con una tripla ed una stoppata rifilata a Bosh. Miami è subito tramortita ed è sotto 15-5 dopo soli 5 minuti di gioco, con Spoelstra costretto a chiamare timeout. Parker sembra non risentire dell’infortunio, con una partenza a razzo che gli frutta 10 punti nei primi minuti con 4/5 al tiro. Più in generale gli Spurs sbagliano poco, infilando 8 dei loro primi 11 tentativi. Con l’uscita di Parker gli Heat, guidati da James, riescono a capovolgere un primo quarto fino a quel momento deficitario. Con un 8-0 di parziale, che diventa presto 14-2, i campioni in carica chiudono in vantaggio 29-26 al primo mini-riposo. Sono 11 per LBJ, 10 per un Wade che in queste Finali è sempre partito a razzo per poi esaurirsi nei secondi tempi. Dopo un brutto avvio gli ospiti hanno tirato col 61% nei primi 12 minuti di gioco.

Paura per i tifosi Heat ad avvio secondo quarto: dopo un contatto con Duncan, Wade prende la via della panchina per un problema fisico. Il numero 3 torna però presto in campo, aggredendo il canestro ed infilando qualche jumper. I campioni in carica si trovano in vantaggio in doppia cifra, sfruttando anche la serata no di Ginobili, che commette 3 falli in pochi minuti. San Antonio entra presto nel bonus, riuscendo così a rintuzzare il tentativo di fuga degli avversari. Dopo un’intera gara in panchina si rivede Boris Diaw, che mette a segno alcuni punti importanti in un parziale che permette ai nero-argento di tornare in parità. All’intervallo il punteggio è 49-49, con le due squadre che hanno tirato il 50% dal campo. Miami è ancora a secco da tre punti, ma ha sfruttato i punti da palla persa, 13 sui 10 turnovers dei padroni di casa. Top scorers della prima metà James e Parker a 15, tallonati da Wade con 14.

I buoni minuti di Diaw convincono Popovich a fargli iniziare la ripresa al posto di Splitter. Durante tutto il terzo quarto San Antonio è ancora molto caparbia nel caricare di falli gli avversari, tirando diversi liberi che le permettono di restare a contatto. Flash e Miller commettono il quarto fallo personale, ma Miami piazza alcuni parziali grazie all’ottima accoppiata James-Wade, finalmente attivi e prolifici in queste Finali. Nonostante alcune triple di Neal e Green il terzo quarto sorride agli ospiti, che prima degli ultimi 12 minuti di gioco sono in vantaggio 81-76, con 46 punti combinati delle loro due superstars.

Nell’ultima frazione si decide gara-4. Con James in panca a rifiatare, sono Wade e Bosh a prendere in mano le redini della partita. Il numero 3 sembra per alcuni minuti essere in un flashback del 2006, con un mix di tiri in sospensione ed entrate a canestro che non trovano adeguate contromisure. Bosh approfitta degli spazi concessi, gioca molto più combattivo rispetto alle scorse partite e si fa trovare pronto sugli scarichi dei compagni. Il ritorno di James contribuisce a chiudere la gara che, con 5 minuti ancora da giocare, vede gli ospiti in vantaggio di 15 lunghezze, 100-85. Dopo un paio di minuti Popovich capisce che è meglio non rischiare e manda in campo le seconde linee, tra cui De Colo che non calcava il parquet da gara-3 a Los Angeles contro i Lakers. Il punteggio finale è 109-93 per gli ospiti, che hanno così pareggiato la serie.

Ai 33 punti James ha aggiunto 11 rimbalzi, con un paio di importanti stoppate ed ottime percentuali. Per Wade 32 con un peso specifico notevole, con in più 6 recuperi. Doppia doppia anche per Bosh, 20+13, 14 uscendo dalla panchina per Ray Allen. Per Chris Andersen zero minuti, fatto unico in questa postseason.

20 di Duncan con 5 rimbalzi, 15 di Parker ma tutti nella prima metà. 13 per Neal e 10 per Green, che sono comunque stati precisi dalla lunga distanza. Da segnalare che il primo canestro di Ginobili è arrivato a soli 2 minuti dal termine della sfida.

Miami ha vinto la gara a rimbalzo 41-36, prendendone 7 sotto le plance avversarie. 53% dal campo per gli Heat contro il 44,3 dei loro avversari, che hanno comunque tirato col 50% dalla linea del tiro da tre. 18 le palle perse dei Texani, che hanno anche perso la lotta nei punti in area 50-38.

Per l’ennesima volta Miami e San Antonio erano in parità o quasi all’intervallo ma per la terza gara di fila un parziale decisivo da parte di una delle due squadre ha spaccato in due la partita. San Antonio è stata di nuovo precisa dal tiro da tre punti, 8-16, ma è diminuito il numero delle conclusioni tentate. L’infortunio di Parker, che si è manifestato decisamente nel secondo tempo, ha dato una mano agli Heat, che hanno avuto, forse per la prima volta in questi Playoffs, una risposta contemporaneamente positiva da parte dei Big Three. Fino ad ora San Antonio ha sempre fatto gara di testa, andando in vantaggio nella serie e costringendo gli avversari ad inseguire. Vedremo come andranno le cose in gara-5, in programma nella notte italiana tra domenica e lunedì.

Alessandro Scuto

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