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The Finals: San Antonio compone l’ultima sinfonia(?), Miami scolpisce la seconda vittoria

Dalla polvere alla polvere, ma come possiamo porgere alla polvere 4 anelli (quelli di Duncan) senza un epitaffio finale se mai sarà la fine?
Era il 1999 e San Antonio sceglieva al draft Tim Duncan andando a creare con l’Ammiraglio David Robinson le twin towers e vincendo il titolo proprio in quell’anno.
Iniziava in quella data una dinastia, quella di Duncan e Popovich, che ha portato a San Antonio, Texas, 4 anelli e tanti trionfi.
L’anno dopo con l’inserimento di Manuel Ginobili e Tony Parker l’ossatura della squadra che anche quest’anno è arrivata in finale era stata plasmata. Parliamo di 13 anni fa.
In 13 anni i tre di San Antonio ci hanno emozionato, regalandoci sensazioni strane anche per chi non era un sostenitore dei texani portandoci spesso ad avere un amore che definirei fraterno per i nero-argento.
Ieri 20 giugno 2013 questa dinastia sembra, davvero, essersi inchinata, di fronte a tutti noi per ricevere l’ultimo plauso a suggello della loro carriera.

Era, invece, l’anno 2010 LeBron James decide di raggiungere Dwayne Wade a Miami con Bosh, per molti una scelta troppo facile; in verità facile o no si è creata una nuova realtà nel basket americano che tutti temono e probabilmente dovranno ancora temere.
Le tante critiche e difficoltà iniziali portarono alla sconfitta nelle Finals con Dallas (4-2). L’anno successivo altra finale e netta vittoria contro i Thunder di Durant, Westbrook e Harden (4-1).

Siamo nel 2013 e queste due realtà ugualmente vincenti e affascinanti ma allo stesso tempo così diverse nella loro costruzione e nel modo di interpretare il gioco si ritrovano di fronte in quella che per San Antonio potrebbe essere l’ultima sinfonia, mentre, per Miami la seconda di una possibile dinastia.

La finale che non ti aspetti: non ti aspetti San Antonio in finale, non ti aspetti un LeBron così impacciato nelle prime gare, non ti aspetti che il bellissimo gioco di San Antonio potesse fare così male a Miami, ma soprattutto non ti aspetti CHE STAI PER ASSISTERE AD UNA DELLE PIU’ BELLE FINALI DEGLI ULTIMI ANNI.

Una serie che meritava sette gare.

7 giugno, gara 1 vittoria di San Antonio a Miami, Parker guida i nero-argento con velocità e ritmi che fanno sembrare Miami quelli anziani, ma soprattutto con il Buzzer finale sotto le braccia di James.

Gara 2, ancora a Miami con vittoria dei padroni di casa grazie soprattutto al loro classico gioco penetrazione e scarico per la loro batteria di tiratori, Miller, Allen e Chalmers.

Uno pari, benvenuti in Texas. Potremmo introdurre questa gara con il classico slang americano che apostrofa il dominio del tiro dai 6.25: “BANG”. Un orchestrazione perfetta, non c’è nessuno di San Antonio che gioca male, anzi, a salire in cattedra sono le due “riserve” Gary Neal e Danny Green che aprono un fuoco dall’arco che annienta i campioni in carica i quali capiscono che non solo non sarà la serie corta che speravano, ma che avrebbero addirittura dovuto trovare una soluzione per abbattere quella velocità di gioco e la DIDATTICA di questi Spurs diretti dal pluri decorato e espertissimo coach Popovich (l’uomo che sul più 30 per San Antonio negli ultimi minuti della partita ha avuto il “coraggio” di chiamare minuto per una brutta palla persa!!)

Si rimane a San Antonio per gara 4, Miami DEVE vincerla, la soluzione proposta dagli Heat è quella di difendere in manierà così asfissiante da costringere San Antonio al tournover e poter finalizzare molte delle loro azioni in contropiede. Un grandissimo James e il ritorno di Flash “Wade” (che dimentica il dolore al ginocchio e ne piazza 32) fanno saltare gli schemi eseguiti sapientemente dalla truppa di Popovich, vince Miami.

In situazione di parità e per la 3° volta in sei giorni in Texas si gioca gara 5. Ci si aspetta la conferma di Miami, soprattutto dopo una gara 4 così dominata. San Antonio sembra psicologicamente in difficoltà, Duncan fa la sua mossa prima di scendere in campo. In un intervista post gara 4 stuzzica l’argentino, quello che fino ad ora non sembrava assolutamente in grado di dare una scossa alla serie, dicendo semplicemente: “deve tirare di più ci mancano i suoi punti”. Il tango Argentino entra in scena, 24 punti e 10 assist e vittoria per San Antonio.

Si prende l’aereo, destinazione American Airlines Arena è qui che si indosserà l’anello! Gara 6 da dentro o fuori per Miami, James tiene per tutta la gara (soprattutto 4/4) a galla i suoi ma sembra non bastare, un tiro sbagliato e una palla vagante che Bosh trasforma in passaggio, Allen lo inventa tiro da tre,e palla dell’overtime con una tripla da “He got the game”. All’Overtime il LeBron da tripla doppia completa l’opera, abbattendo San Antonio e uno statuario Duncan da 30 punti e 17 rimbalzi.

Una serie che la meritava una gara 7, una serie bellissima, intensa, e con 6 partite giocate in maniera totalmente differente tra loro, nessuna delle due squadre era riuscita a vincere 2 partite di fila, ora si resetta tutto E’ STUPENDAMENTE GARA 7!

L’equilibrio regna sovrano, primo quarto +2 Miami. Il primo tempo si chiude 44-46 ancora per Miami, che con Battier riesce sempre a ricucire i tentativi di allungo degli Spurs. Il terzo quarto vede un inversione di tendenza con gli Spurs che vincono 27-26. Inizia l’ultimo quarto di questa serie solo + 1 Miami, praticamente di nuovo parità.
12 minuti per decidere se consegnare il premio ai “vecchi” o lasciarlo ancora per un anno a Miami. Il basket ci ha insegnato che spesso bastano pochi secondi per cambiare una partita, una serie. Ed è in questi minuti, attimi, che entra in scena il Prescelto, un James da 37 punti e ben 12 rimbalzi porta Miami al sofferto secondo anello di fila che lo consacra a campione.

Per San Antonio anni di vittorie sembrano essere arrivate alla fine, dopo quelle del 2002-2004-2006, l’età ha avuto il sopravvento sulla tecnica ancora sopraffina, sul talento innato e sulla voglia di vittoria, ma, soprattutto, gli Spurs hanno incontrato sulla loro strada il nuovo che avanza. Lebron James ha dimostrato, insieme alla sua Miami di avere anni in meno e probabilmente più forza per prendersi l’anello e la vittoria.
La delusione degli Spurs è tutta nelle parole del suo uomo franchigia: ”Sono ancora deluso. Ho sbagliato qualche tiro alla fine ed io personalmente ho sbagliato un layup marcato da Battier per pareggiare l’incontro ed anche per questo per me sarà più difficile dimenticare gara-7 più che gara-6. Sono molto frustrato. Abbiamo tenuto Lebron lontano dal ferro ma ha messo dei gran canestri da fuori. È un grande traguardo essere a gara-7 ma la frustrazione è tanta”.

A Miami si festeggia, anche se James sottolinea tutte le difficoltà della serie contro San Antonio:
“Il duro lavoro paga sempre. Non voglio parlare del prossimo anno ma godere di questo momento incredibile con la squadra. L’anno scorso mi è sembrato la cosa più difficile della mia vita vincere l’anello. Ora non mi sembra più così. Questa è stata fino ad ora la cosa più difficile, il titolo più difficile. Abbiamo recuperato una partita incredibile in gara-6. Ho ancora degli obiettivi: il primo è che amo i giovani e spero di continuare ad essere fonte di ispirazione per loro. Il secondo è continuare ad essere il leader per i miei compagni. E se non sarò il più grande di tutti i tempi vorrei almeno essere uno dei più grandi. E poi continuare a poter dare il meglio ogni notte con questa maglia. Ora, per quanto ami il gioco, ho solo bisogno di riposare e mi sposerò a settembre. Ho una bellissima fidanzata ma avrei potuto annullare le nozze se avessimo perso ”

E’ finita un’era, ed un’altra è già pronta ad iniziare. LeBron James guiderà il futuro della NBA.

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