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Doc Rivers-Clippers, arriva la svolta finale; Ipotesi ritorno ai T’Wolves per Garnett nel 2014?; Situazione Pierce ancora in stallo

La trattativa tra Boston Celtics e Los Angeles Clippers per il trasferimento del tecnico dei Celtics, Glenn “Doc” Rivers, a L.A. è a un punto di svolta definitivo. Sembra infatti che, contrariamente a quanto detto precedentemente (quando venerdì si paventava una chiusura definitiva dei contatti tra le due franchigie in seguita alla telefonata di rinuncia dello stesso Rivers al front office dei Clips), le trattative si siano nuovamente riaperte nella giornata di ieri e che i Clippers si siano finalmente decisi a dare ai Celtics quella famosa scelta al primo giro, nodo gordiano intorno al quale la trattativa si è sviluppata tra alti(pochi anche se decisivi) e bassi(molti).

Doc Rivers avrebbe accettato un triennale da 21 mln di dollari (la stessa cifra che gli spetterebbe da contratto con i Celtics), anche se la dirigenza di L.A. e il tecnico starebbero sondando la possibilità di poterlo già allungare di altri due anni, arrivando a un quinquennale da 35 mln di dollari complessivi, più eventuali bonus, accordo comunque da tempo già noto, posto che quando nella giornata di giovedì si riteneva che la trattativa potesse chiudersi (con l’ulteriore passaggio in biancorosso di Kevin Garnett), erano proprio queste le cifre in ballo.

I Clippers, come detto in apertura, hanno acconsentito a mandare a Boston una scelta al primo giro non protetta per il draft del 2015, imprimendo così una svolta decisiva all’ormai sterile dialettica negoziale tra le due franchigie, fino ad oggi entrambe ferme sulle proprie posizioni di apertura, arrivando quasi ad un’imbarazzante ostruzionismo reciproco, la cui principale vittima è stata proprio Rivers.

La notizia della chiusura di questa sfiancante trattativa arriva dopo che Rivers aveva nella giornata di venerdì, non solo rinunciato alla panchina di L.A. con la famosa telefonata di cui si è stata fatta menzione, ma persino dopo un’ulteriore telefonata, questa domenica, con la quale il coach aveva dato a Danny Ainge, GM dei Celtics, il proprio impegno a tornare almeno per un’altra stagione. La rinuncia a coach Rivers costa ai Celtics un grande allenatore, ma consente loro, essendosi liberati del triennale da 21 mln dello stesso, di avviare finalmente la ricostruzione tanto a lungo auspicata, partendo da un nuovo coach giovane e di belle speranze (mi verrebbe da dire, come lo stesso Doc era al tempo in cui arrivò ai Celtics dopo l’esperienza a Orlando).

D’altro canto, l’arrivo di Rivers sarà decisivo per i Clippers al fine di riuscire a trattenere in California Chris Paul: CP3 aveva parecchio insistito affinchè la dirigenza di L.A. facesse tutto il possibile per consentire l’approdo di Rivers ai Clips; e del resto, anche se il playmaker non ha ancora preso alcun impegno formale a rifirmare, è verosimile che la trattativa si sia riuscita a concludere anche dietro garanzia a Doc Rivers della permanenza di Chris Paul.

Discorso diverso invece per Kevin Garnett: il big man dei Celtics, inizialmente incluso nell’ effettiva trade con i Clippers (che avrebbe visto approdare in Massachussets DeAndre Jordan), man mano che le trattative sono andate avanti, ha gradatamente perso interesse per la possibilità di un trasferimento nella Città degli Angeli.

Così per Garnett, che ha ancora una contratto di due anni a 24,4 mln di dollari (con la previsione peraltro di una no-trade clause, cui il giocatore avrebbe rinunciare per ottenere il passaggio ai Clips), si aprirebbe un’ipotesi parecchio suggestiva, come alcune fonti riportano: quella di tornare, dopo un’ultima stagione sul parquet, nella squadra di cui ha scritto la storia, i Minnesota T’Wolves, per affiancare il suo vecchio coach, Flip Saunders, ora GM della franchigia, in un non-precisato ruolo dirigenziale. In proposito una fonte ha dichiarato a Yahoo Sports! :

“La possibilità di arrivare a lui c’è senz’altro. Ma ancora non c’è nulla di deciso.”

Una possibilità, quella del ritorno di Garnett ai T’Wolves, che certo renderà felici i numerosi tifosi che nel 2007 lo hanno salutato piangenti, vedendo svanire di colpo il condottiero e la bandiera della propria franchigia.

L’ultima situazione spinosa in casa Celtics riguarda Paul Pierce. Già negli scorsi giorni si era menzionato l’interessamento dei Milwaukee Bucks; il vero problema legato alla situazione di Pierce è il suo contratto, che i Celtics vorrebbero liquidare con un buy out da 5 mln di dollari, per evitare di pagare tutti i 15 mln dell’ultimo anno di contratto. Le ipotesi in merito sono state le più disparate: ma ad un taglio, soluzione che sicuramente non renderebbe merito al giocatore né onore a quanto Pierce significa per i Celtics, sarebbe sicuramente preferibile una trade, con parecchie squadre interessate (tra le altre, oltre ai Bucks, i Cleveland Cavaliers, sempre alla ricerca di una valida soluzione per lo spot di ala piccola) che lo avrebbero individuato come un’ancora validissima opzione offensiva per rinforzare il proprio roster.

Insomma, la situazione ai Celtics è alquanto agitata e solo dopo la partenza di Doc Rivers forse sarà possibile mettere un po’ di chiarezza in questo marasma che si è creato a Boston. Ciò che è sicuro, e che probabilmente sta più infastidendo i tifosi dei Celtics, è che la transizione dall’era dei Big Three alla fase della ricostruzione sta avvenendo in un clima di tensione e di agitazione causato dalla stessa dirigenza, che si trova ad affrontare un passaggio naturale e ampiamente annunciato in maniera tanto confusa quanto nociva  sia per la franchigia, sia per gli stessi tifosi che, impotenti, stanno assistendo alla sfaldamento, progressivo e brutale della squadra che li aveva riportati in vetta alla NBA.

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