Categorie: Editoriali NBA

La parola ai numeri: Team & Salary Cap (part 1, regular season)

 

In NBA l’equazione “spendere = vincere” non è sempre una sentenza non essendo in campo matematico, la capacità di programmare il futuro di una franchigia gettando le basi passo dopo passo con competenza a volte ha la meglio sul modello “tutto e subito” che alcuni owner e general manager cercano di attuare sempre più frequentemente come avviene tutt’ora nel calcio con l’arrivo di sceicchi e dei magnati russi .

Soltanto una squadra a giugno potrà alzare al cielo il Larry O’Brien Championship Trophy, ma ciascuno dei restanti 29 team ha intrapreso un proprio progetto annuale che se realizzato non avrà il sapore di un trofeo ma di una vittoria certamente.

Con il primo grafico proviamo a capire chi in base al salary cap 2012/13 ha ottenuto la maggiore efficienza cioè maggior numero di vittorie ( in regular season ) per ogni milione $ di cap, soltanto 4 squadre hanno avuto un coefficiente superiore a 1.

In vetta a sorpresa (ma non tanto) troviamo i Grizzlies con coeff.1,093% grazie al supporto nella dirigenza dell’ex analista ESPN John Hollinger uno dei migliori al mondo nonché inventore del PER ( Player Efficiency Rating ) e artefice della trade che ha visto R.Gay fare le valigie per il Canada in cambio di alcuni giocatori su tutti Prince, questo per abbassare il monte stipendi evitando di pagare in futuro la luxury tax e calcolando di portare Memphis a un più  quattro vittorie rispetto a quanto si sarebbe potuto fare con Gay.

La corsa nei play off  si è fermata bruscamente in finale di conference con un poco invidiabile Sweep dagli Spurs, ma questo non cancella l’ottima annata dei giocatori di Hollins, capaci comunque di prendersi la rivincita sui Clippers che li avevano eliminati nel 2011/12 al primo turno, di estromettere successivamente i Thunder di un certo Kevin Durant e di raggiungere come detto le finals delle western conference per la prima volta nella loro storia.

Secondo posto per i Nuggets con 1,086%, dopo aver disputato a ovest una regular season da protagonisti  chiudendo con il miglior record nella storia della franchigia (57-25) e considerati da tutti gli addetti ai lavori come gli outsider per il titolo finale hanno sfortunatamente fatto i conti con la sorte.

Quanto fatto in stagione regolare non si è ripetuto nei play off , gli infortuni del Gallo e di Faried hanno palesemente indebolito la squadra considerando che l’accoppiamento non era dei più semplici con i lanciatissimi Warriors .

A testimonianza dell’ottimo lavoro svolto in Colorado le pepite si sono aggiudicate il premio di coach e GM of the year .

Il general manager dell’anno è il signor Masai Ujiri che nel Febbraio 2011 imbastì la chiacchierata trade  Carmelo Anthony, con la quale portò in Colorado alcuni dei giocatori che tutt’ora sono la colonna portante della squadra come il nostro portabandiera Danilo Gallinari e Chandler inoltre si contraddistinse per le ottime pick al draft come Lawson e Faried, purtroppo dopo un’offerta vantaggiosa dai Toronto Raptors ci ritornerà  la prossima stagione .

Probabilmente i numeri non hanno convinto la dirigenza di Denver, che dopo aver lasciato partire Ujiri ha deciso incredibilmente d’interrompere anche il rapporto con coach George Karl, che dopo 9 anni senza mai scendere sotto il 50% di vittorie e con la medaglia al petto lascia il Colorado.

Infine sul gradino più basso del podio troviamo i Thunder con 1,084% e subito a ruota gli Spurs con 1,016%, proprio i due team che i puristi dell’NBA portano come bandiera del project management.

Non è un caso vederli accoppiati nelle zone alte della classifica : quando l’attuale Owner C.Bennett  rilevò i Seattle Supersonic per poi privarcene e trasferirli a Oklahoma City e trasformarli nei Thunder aveva come idea fissa quella di emulare in tutti gli aspetti i San Antonio Spurs .

Primo fondamentale passo fu prendere Sam Presti come general manager strappandolo ai texani neo campioni 2007, da quel giorno è storia fino ad oggi .

A Oklahoma speravano di servire il piatto freddo della vendetta ai rivali di South Beach, questo non è successo complice di tutto ciò la perdita di uno dei big 3 che ha reso la squadra meno competitiva ma più futuribile, parliamo proprio di quel  J.Harden agnello sacrificale in nome del salary cap, poi il destino è stato impietoso con il menisco di R.Westbrook lasciando ancor più solo K.Durant che si è schiantato contro il muro della coppia Z-Bo – M.Gasol nelle semifinali di conference.

I confermatissimi Heat bissano il successo dello scorso anno, nel grafico li troviamo a ridosso dei primi con 0,96%, l’ago della bilancia pende più verso la gestione opposta di OKC e SAS, questo non toglie il fatto che anche loro il “tutto e subito” non siano riusciti ad applicarlo infatti nel 2010-11 partiti con una squadra nuova hanno pagato lo scotto della mancanza di alchimia e della relativa inesperienza di gruppo .

Uno sguardo in basso nel grafico e quello che balza agli occhi sono i Los Angeles Lakers con 0,548%, in pre-season con l’approdo di Nash e Howard a Hollywood sponda giallo-viola pronti a brillare al fianco di altre stelle del calibro di Bryant e Gasol, si presentavano come una delle squadre più forti degli ultimi anni, un roster di talento assemblato però ignorando le carte d’identità, l’ego degli attori protagonisti e la chimica di squadra .

Com’è finita lo sappiamo tutti, probabilmente la realtà ha superato le previsioni del peggior pessimista .

 

Twitter: @SirMitch23

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