Lance Stephenson fa il punto della situazione a quasi due mesi dall’ultima partita ufficiale, persa in gara 7 contro gli Heat nelle finali della Eastern Conference. “Born ready” torna proprio sull’ultimo episodio della serie con Miami e ripensa ai giorni successivi all’eliminazione dai Playoff, in un’intervista concessa al sito americano HoopsHype.com.
“Ero molto arrabbiato, tutti noi avevamo lavorato il più duramente possibile per poter vincere gara 7. Abbiamo giocato al massimo delle nostre abilità, ma semplicemente gli Heat si sono dimostrati più forti” ammette con sincerità la guardia da Cincinnati.
Un parere da osservatore sulle NBA Finals e una domanda tanto semplice ma allo stesso tempo difficile a cui dare una risposta: Miami è battibile? “San Antonio ci è andata davvero vicino, ma anche noi possiamo batterli in futuro se continuiamo a giocare insieme da squadra affiatata e se ci aiutiamo l’uno con l’altro”.
Nel complesso Stephenson è d’accordo con i tanti addetti ai lavori che giudicano l’annata dei Pacers molto positiva. “La stagione è andata alla grande. Tutti hanno apprezzato il fatto che abbiamo giocato tutti insieme uniti da vera squadra e abbiamo cercato di arrivare il più lontano possibile, siamo arrivati fino alle finali di Conference. Non è una cosa che si raggiunge in un attimo, ci vuole del tempo. Comunque siamo contenti di essere giunti fin qua, speravo potessimo vincere ma Miami è stata migliore di noi”.
Dopo quello di squadra, Lance fa anche un bilancio personale della stagione che lo ha visto togliersi parecchie soddisfazioni e allontanare le malevoci messe in giro sul suo conto da molti membri della Lega. “Penso di aver fatto un ottimo lavoro. Ho giocato il ruolo che voleva coach Vogel, con intelligenza. Ho amato il gioco il più possibile, questo mi ha reso un giocatore migliore. Mi hanno aiutato a migliorare i coach con sessioni video per imparare meglio il gioco e questo ha fatto sì che mi sentissi a mio agio sul parquet. Non ho mai dubitato di me stesso, ho sempre saputo come giocare, mi serviva solo l’opportunità per dimostrare che potevo farlo. Le critiche per assurdo mi hanno aiutato a migliorare, sentirsi come umiliato mi ha fatto dare di più e così ho dimostrato di poter giocare all’altezza del livello richiesto in NBA”.
Stephenson è molto riconoscente al coaching staff di Indiana ma riserva un ringraziamento speciale per l’assistente Brian Shaw, da poco nominato capo allenatore dei Denver Nuggets. “Credo sia un grande allenatore. E’ stato quello che ha avuto la più grande influenza su di me, mi ha insegnato come giocare duro e come stare meglio in campo grazie alla sua grande esperienza nel basket. Penso sia molto intelligente, farà bene come coach a Denver”.
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