Reverendo Jackson è un allenatore eccezionale ma, prima di questo, è una persona dal valore morale oltre qualsiasi limite. Così come il GM dei Warriors, Bob Myers, l’ideatore della partita più strana, e nello stesso tempo più banale del mondo perchè nelle prigioni americane giocare a pallacanestro è un Must, una cosa scontata, ma anche questione di rispetto. Il gioco del basket in queste sedi viene praticato da chi, nella vita ha sbagliato qualcosa, non seguendo le regole della convivenza sociale. Eppure sul campo cementato, pieno di buche, senza righe, del carcere le regole vengono rispettate da tutti…La pallacanestro merita rispetto e può essere utilizzata anche per rieducare le menti che ogni giorno si colpevolizzano di gesti che oggi, forse, non commetterebbero più. Anni passati a ricercare dentro se stessi quella causa, il perchè, di aver svoltato in strade che han portato a vivere quasi 20 ore al giorno in una stanza umida di tre metri per tre, con l’unica consolazione di poter sperare, un giorno, di avere la seconda possibilità per dimostrare che la vita può essere intesa come la pallacanestro: rimanere tra le linee, giocare la propria partita al massimo, rispettare l’avversario e le regole. Ideologicamente lo staff dei Warriors, composta da coach Jackson, Bob Myers, Brian Scalabrine, Kirk Lacob e Joe Lacob ha fatto molto, organizzando una partita contro la “squadra detenuti” della San Quentin Prison, allenati da Daniel “Bear” Wright, dichiaratosi molto emozionato per l’avvenimento:
“Non ho potuto dormire la notte prima della partita anche se non ero io a giocare. Non posso neanche farvi capire minimamente quanto valga questa cosa, specialmente per me che sono stato professionista oltreoceano. Nella vita ho preso decisioni sbagliate, ho spiegato ai miei ragazzi che di fronte avevamo gente milionaria che vivono vite che non possiamo nemmeno immaginarci, ma che ci stavano comunque concedendo del tempo, lontani dalle loro famiglie, solo per venire in una prigione, in questo tipo di atmosfera, solo per giocare a basket con noi.”
La partita è risultata molto bella e tirata fino ad inizio quarto quarto quando, col risultato di 95 a 94 per i Warriors, Jackson & Company han deciso di chiuderla definitivamente con un perentorio 136 a 121. Il risultato finale è poi così importante? Non credo, così come non lo credeva lo stesso coach di Golden State prima di questo match:
“Qui si tratta di giocare a pallacanestro ma la verità è che può essere molto importante per dare un impatto alla vita di queste persone. Io voglio solamente che la gente sappia che queste sono persone normale che han fatto un errore, alcuni più grandi di altri. Meritano di avere persone che gli diano un cinque, che li abbracciano, e ricordargli che la vita non è assolutamente finita. La gente dice cose come ‘Stai attento quando vai lì in carcere’. Voglio che proprio la gente capisca che questi sono i nostri fratelli, i nostri cugini, i nostri zii o i nostri papà.”
Dello stesso avviso è stato il GM Bob Myers, sottolineando che i carcerati sono persone uguali alle altre, anche sul campo da gioco, se non migliori:
“La cosa migliore riguardo a questo tipo di avvenimento è che capisci che non si dovrebbe giudicare la gente fino a che non la conosci veramente. Giocando con loro non c’è mai stato alcun tipo di problema o di litigio, cose che invece potete trovare in qualsiasi altro campetto al di fuori del carcere. Questi ragazzi si sono dimostrati rispettosi così come lo è stato il loro modo di giocare, mi sono davvero divertito.”
La giornata si è conclusa come si conclude una qualsiasi partita al di fuori di un carcere: strette di mano, foto, chiacchere di ogni genere, autografi. Cosa c’è di diverso? Scelte sbagliate, proprio come può accadere in una partita di pallacanestro.
FOTO DELL’AVVENIMENTO: