NBA Season Preview: Minnesota Timberwolves

Nel viaggio che NbaReligion ha intrapreso alla scoperta delle 30 squadre che si daranno battaglia nella stagione ormai alle porte, oggi è la volta di una franchigia che sembra sulla rampa di lancio da un paio di stagioni ma che non è ancora riuscita a far esplodere l’enorme potenziale in possesso, non solo per colpe proprie. Signore e signori, i Minnesota Timberwolves.

Lo scorso anno- Stagione fotocopia a quella del lockout per i lupi di Minneapolis. Ottima partenza 5-2, nonostante l’assenza di Kevin Love per un infortunio alla mano ed il lento rientro di Ricky Rubio dopo la lunga riabilitazione. Rientrati i grossi calibri, i Timberwolves si sono assestati attorno al 50% di vittorie, giocando un basket  gradevole agli occhi e proponendosi come mina vagante nella lotta per i Playoffs. Poi, a poco a poco, è iniziato lo stillicidio che ha coinvolto l’intero roster. Come in Dieci Piccoli Indiani, coach Rick Adelman ha visto assottigliarsi in maniera drastica l’organico a propria disposizione, perdendo via via gli uomini migliori. Love si è rifratturato la mano offesa nella offseason precedente, ritrovando quindi la via dell’infermeria. Il rookie Malcolm Lee ed il tiratore Chase Budinger hanno visto interrompersi quasi subito la loro stagione, così come è durata solo 5 partite la scommessa Brandon Roy, costretto da ginocchia di cristallo ad un nuovo ritiro. Se aggiungiamo il brutto infortunio occorso anche a Josh Howard, le 25 gare saltate da Rubio, la ventina a testa di Pekovic e Kirilenko e l’assenza in alcune gare dello stesso Adelman per la malattia della moglie, è facile capire il record finale di 31-51, che ha sancito il nono anno consecutivo senza accesso alla postseason. 

In Estate-Draft a parte, di cui parleremo a breve, l’evento principale dell’estate del Minnesota è stata la rifirma di Pekovic, 60 milioni in 5 anni. Perso Kirilenko, andato a Brooklyn, l’arrivo più importante degli scorsi mesi è stato quello di Kevin Martin, che ritorna alla corte di Adelman dopo l’annata vissuta ai Thunder. Torna all’ovile anche Corey Brewer, che aveva passato i primi anni della carriera ai Timberwolves prima di vestire le maglie di Mavericks e Nuggets. Per quanto riguarda il versante front-office, è stato silurato dopo anni di fallimenti il GM David Kahn, riportando in sede un’altra vecchia conoscenza, Flip Saunders. Proprio il Coach dell’ultima apparizione nei Playoffs, datata 2004.

Draft- Due le principali addizioni di Minnesota. La prima è un nome altisonante, che non più tardi di 12 mesi fa veniva indicato come una delle primissime chiamate. Ma dato che sic transit gloria mundi, specialmente quando si ha a che fare col Draft, ecco che Shabazz Muhammad ha dovuto attendere la quattordicesima scelta prima di sentire il proprio nome pronunciato da David Stern. Dopo le controversie legate all’esatta data di nascita ed una stagione non proprio all’altezza delle aspettative, Muhammad è stato pure sospeso dagli incontri NBA destinati alle matricole, per aver infranto il regolamento. Sta a lui ora far ricredere gli scettici e far pentire gli altri general manager per non averlo scelto. Al numero 21 è stato selezionato il centro senegalese Gorgui Dieng, uno dei protagonisti della cavalcata di Louisville verso il titolo NCAA. Il suo arrivo potrebbe garantire ai Timberwolves difesa e stoppate nella posizione di centro, sempre se il giocatore riuscirà a completare la non facile transizione al basket professionistico.

Starting five- Solo un vero punto interrogativo nel quintetto base dei ragazzi di Minneapolis. Playmaker sarà ancora una volta Ricky Rubio, che nell’ultima parte della scorsa stagione ha dato incoraggianti segnali di ripresa dopo l’infortunio dell’anno precedente. Funambolico, spettacolare, l’idolo del Target Center, che dopo anni di silenzi ha dato qualche timido segno di risveglio. Lo spagnolo deve però migliorare le scadenti percentuali al tiro, crocevia importante per le sorti personali e di squadra. A completare il backcourt sarà Kevin Martin, già abituato, come detto, al sistema di Adelman. Prepariamoci ad un’altra stagione oltre i 20 punti di media, con tante escursioni in lunetta ed occasioni in cui i compagni si affideranno a lui nei momenti cruciali delle gare. At center, Nikola Pekovic, pronto a riversare la propria fisicità ed un ottimo gioco offensivo sugli avversari. Buonissima mano dalla lunetta, il montenegrino deve leggermente migliorare a rimbalzo ed in generale nella copertura difensiva per fare le fortune di Minnesota. L’unico dubbio per Adelman viene dalla posizione di ala piccola. Probabile che il destinatario del posto sia Corey Brewer, che garantisce atletismo, difesa e tiro da fuori, nonostante i limiti, soprattutto in attacco, siano ormai ben noti. Non è da escludere qualche sorpresa più in là nella regular season. Infine, power forward sarà Kevin Love, che dopo l’anno di quasi inattività vuole riprendere da dove aveva lasciato, per cercare di condurre la franchigia verso la Terra Promessa.

Panchina– Subito una notizia che non fa ben sperare, visto anche l’andazzo delle stagioni precedenti. Chase Budinger, rifirmato in estate, è fuori a tempo indeterminato per un altro infortunio, dopo lo stop della scorsa annata. Non un bel segnale. Come cambi del backcourt agiranno Barea, che fornirà la sua grinta e le giocate da istant offense, e Shved, autore di una discreta rookie season. Detto di Muhammad, che si sdoppierà tra le posizioni di 2 e 3, manca forse un’altra tessera del puzzle per essere davvero efficienti. Più quantità invece nel frontcourt. Ennesima, forse ultima, chiamata d’appello per Derrick Williams, alla ricerca di un’esplosione che tarda ad arrivare. Ottimo lo scorso anno Dante Cunningham, giocatore solido che risponde sempre presente quando chiamato in causa. Oltre a Dieng, a rimpiazzare i lunghi si alterneranno Chris Johnson e Ronny Turiaf, ormai diventato vagabondo NBA.

Il Coach- Terza stagione alla guida dei T’wolves per Rick Adelman, chiamato ad un’annata importante. La scorsa stagione, tra gli infortuni e la malattia della moglie, sono arrivate 31 vittorie, miglior risultato di squadra dal 2006, e, soprattutto, l’affermazione numero 1000 di una grandissima carriera che, probabilmente, non lo vedrà vincitore di un titolo NBA. L’anno scorso Minnesota è stata discreta per punti concessi per gara (quindicesima) e per defensive rating (tredicesima). Nonostante Adelman, l’assenza di Love si è fatta sentire specialmente in attacco, dove i Timberwolves sono giunti alla posizione 25 per offensive rating e sotto i 96 punti segnati a partita, tutti dati in controtendenza rispetto alla stagione del lockout.

Prospettive“Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, ecco me battizzo contro il malocchio. E con il peperoncino e un po’ d’insalèta, ti protegge la Madonna dell’Incoronèta”. Scomodando Lino Banfi, è chiaro che un’ampia fetta dell’annata dei Timberwolves passa per la salute di squadra. Non positivo, come già detto qualche riga più sopra, che l’ecatombe sia continuata con lo stop di Budinger. Il calendario prevede una partenza in salita. Dopo l’esordio contro i Magic, nelle successive sette gare, infatti, i ragazzi di Adelman incontreranno nell’ordine Oklahoma City, le trasferte consecutive a New York e Cleveland, Golden State, Dallas ed il back-to back a Los Angeles contro Lakers e Clippers. Con l’organico al completo, i Timberwolves possono aspirare all’ottavo posto nella pur tremenda Western Conference, magari anche qualcosina in più se Rubio migliorasse e tutte le tessere del mosaico andassero al proprio posto. Ma se dovesse arrivare il proverbiale bastone tra le ruote, e gli infortuni dovessero tornare preponderanti per il terzo anno consecutivo, Minnesota uscirebbe nuovamente di scena, pensando al Draft 2014. O magari ad un training camp, l’anno venturo, nei dintorni di Lourdes. Forza e coraggio tifosi Timberwolves!

Alessandro Scuto

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