Categorie: Editoriali NBA

Joakim Noah, emblema della qualità dei difensori NBA!

“Ma cosa la guardi a fare l’NBA! Lì si gioca senza difese, nessuno marca, per forza fanno 150 punti a partita!!!”

Tutti (e credo proprio di non sbagliare) abbiamo un amico appassionato di basket che almeno una volta (il mio purtroppo lo fa ripetutamente) se n’è uscito con una frase del genere. E’ per questo che, dopo aver recentemente discusso di opzioni offensive (clicca qui per l’articolo), volevo analizzare con voi alcuni aspetti difensivi, fin troppo sottovalutati e verso i quali viene riposta sempre troppa poca attenzione.

In particolare volevo concentrarmi su un giocatore, Joakim Noah, e sul contesto difensivo che un grande allenatore come Thibodeau è riuscito a costruirgli intorno (oh, se devo smentire qualcuno ovviamente prendo l’esempio migliore, di certo non avrei potuto parlare della difesa dei Lakers della scorsa stagione..).

Il coach dei Chicago Bulls, già assistente dei Celtics (altra “roccaforte” difensiva in questi anni) ha cambiato in parte le sue convinzioni, allentando il cosiddetto “trapping” (cioè la capacità di mandare la palla in una zona di campo periferica, dove mandare con facilità il raddoppio e “intrappolare” l’attaccante), mantenendo una minore copertura sul pick&roll (date le grandi capacità difensive dei singoli) e  favorendo un sistema che prevede di mandare un difensore aggiuntivo sul lato del pallone (il lato forte), schierando gli altri 3 a zona. Ma andiamo con ordine.

I Bulls, come poche altre franchigie NBA, possono vantare un gran numero di difensori di qualità, che riescono “di base” ad argine o comunque a tenere botta in situazioni difficili. Uno su tutti è proprio il centro francese, in grado di tenere lo scivolamento anche contro giocatori più bassi ed atletici.

Nel link riportato di fianco (clicca qui per il video dell’azione) Noah accetta il cambio sul pick&roll centrale, tiene il passo di Wade e lo costringe ad una forzatura a centro area. Idem dicasi in questo secondo caso (clicca qui per il video dell’azione), in cui la capacità di contenere Vasquez è se possibile ancora più eclatante, costringendo il playmaker di New Orleans ad una palla persa. Terzo ed ultimo caso quello contro Dion Waiters dei Cavaliers (clicca qui per il video dell’azione). Di nuovo lo show difensivo costringe l’avversario prima a scaricare il pallone e poi a prendere un tiro in emergenza, da 8 metri senza ritmo.

Di fronte a queste clamorose capacità ci si rende facilmente conto del perché Thibodeau accetti spesso i cambi sul pick&roll senza impegnare alcun tipo di aiuto aggiuntivo.

A mio avviso però, la cosa più strabiliante di Noah è la sua capacità di lettura del gioco avversario che gli permette di assumere sempre un posizionamento perfetto in campo e gli consente di centellinare le energia quando essere aggressivi non serve. Vediamo alcuni esempi.

Difesa sul p&r centrale giocato da Kirie Irving (non proprio l’ultimo arrivato in quanto a capacità di tiro). Nonostante questo il centro dei Bulls difende ad una distanza considerevole.

Altro esempio che vede coinvolto Lebron James (che col jumper dai 6 metri c’ha vinto l’anello quest’anno) e pure la difesa di Noah se possibile è ancora più “a distanza” della precedente. Perché? Perché lascia così tanto spazio come sarebbe costretto a fare un Hibbert qualsiasi data la stazza?

Perché il giocatore nativo di New York sa che attaccanti come Irving e James, preferendo andare al ferro, si sentiranno “costretti” a prendere il tiro dalla distanza, sul quale un lungo come Noah può tranquillamente difendere facendo un passo in avanti durante l’esecuzione del palleggio-arresto-tiro (non ho i video, ma vi garantisco che le conclusioni che ne sono venute fuori sono due pessimi jumper sul ferro).

Per quello che invece dicevamo precedentemente riguardo il mandare il raddoppio sul lato del pallone e il difendere a zona sul lato debole, 2 esempi chiarificatori che spero rendano bene l’idea. Il primo è quello riportato nell’immagine seguente.

I Bulls mandano Klay Thompson sul lato, con Boozer pronto ad andare in aiuto. Deng resta a copertura di Curry (impossibile da marcare a zona) e Robinson e Noah devono badare a 3 avversari in 2. Quello che fa la differenza è proprio la posizione del francese, che non lascia liberi di ricevere nè BogutLee. Sostanzialmente è come se fosse una “one man zone”, cioè Noah da solo “a zona” riesce a badare a due avversari contemporaneamente. Unico davvero.

Altro esempio preso da un’azione contro i Nets nel primo turno di Playoff.

In questo primo frame si vede come il centro dei Bulls sembri totalmente disinteressato all’azione di pick&roll. In realtà Noah sa che Johnson, dopo aver sfruttato il lavoro di Lopez, andrà a posizionarsi in angolo a destra (ricordate il discorso del “risparmiare energie” e del “non essere aggressivi quando non serve”?). A questo punto la palla arriva al giocatore dei Nets e lo schema dei Bulls (come visto già anche in precedenza) prevede che uno dei lunghi vada in raddoppio.

Noah però sapientemente aspetta, prima blocca il taglio a canestro di Williams, poi tiene la marcatura in anticipo su Lopez e solo quando Boozer ruota e si porta in marcatura sul lungo dei Nets decide di andare in aiuto su Johnson. Il video è molto più esaustivo di qualsiasi altro commento (clicca qui per il video dell’azione).

Tutto questo “saggio” dedicato alle doti difensive di Noah in definitiva per dire al vostro amico che l’NBA è così bella proprio perché a fronteggiare grandi attaccanti ci sono grandi difensori. Se poi continua a non crederci, peggio per lui!

P.S. Ultima chicca, vi linko un video (clicca qui per il video dell’azione). Il titolo è “Joakim Noah is everywhere”. Difficilmente gli si poteva assegnare un nome migliore.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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