Solo 9 giorni all’inizio dell’NBA, e il nostro “virtuale” viaggio alla scoperta delle 30 franchigie sta per concludersi. Oggi, è ci troviamo ad Indianapolis, alla scoperta degli Indiana Pacers.
L’ARENA – Per poter capire però al meglio il mondo dei gialloblu, è doveroso partire dalla loro casa. La Bankers Life Fieldhouse è una delle più importanti arene della NBA, e non. Costruita nel 1999, precedentemente il suo nome originario era Conseco Fieldhouse, derivato dalla vendita dei diritti proprio sulla denominazione alla società finanziaria Conseco; in seguito al cambio del nome della società stessa, anche il palazzetto si è adeguato nel dicembre del 2011. Il nuovo stadio ha sostituito la vecchia Market Square Arena, demolita però solo nel 2001; la Bakers Life Fieldhouse è da considerarsi, quindi, come colei che ha visto l’ascesa da protagonista di Larry Bird come dirigente della squadra; agli inizi del millennio, infatti, proprio grazie all’ottimo lavoro svolto dall’ex C’s, i Pacers hanno raggiunto le finali NBA, perse poi coi Lakers, e diverse finali di Conference. Fino a quando Bird è rimasto, quindi, Indiana ha sempre avuto ottimi risultati, poi calati drasticamente con l’addio dell’ex #33. Soltanto nel 2010, con l’arrivo del trio Hill – George – Hibbert, la squadra ha ripreso un cammino solido, sotto l’ottima guida di Frank Vogel, che ha riportato la franchigia ai massimi livelli.
MERCATO – Il mercato della franchigia di Indianapolis, come ci si poteva aspettare, non ha per nulla stravolto l’organico che ha dimostrato di poter competere contro le super potenze della lega. Per due anni di fila, infatti, gli Heat di James se la sono vista brutta contro i gialloblu e l’anno scorso, soltanto una miracolosa gara-7 ha permesso loro di arrivare alle Finals. Cosa quindi aggiungere ad un roster già così forte? Innanzitutto, è ovvio che il ritorno di Danny Granger è da considerarsi un vero e proprio acquisto; l’anno passato, infatti, è stato infortunato per praticamente tutta la regular season, mentre, già dal training camp di questo settembre, è parso in grande forma e voglioso di tornare a giocare. Oltre però all’”acquisto” Granger, tre vere novità ci sono: Bird è riuscito ad ottenere Scola dai Suns. Il centro argentino chiaramente fungerà da riserva a Roy Hibbert, ma un giocatore con la sua esperienza, entrando dalla panchina, potrà risultare fondamentale per dare continuità in ruolo in cui il solo Hibbert gioca. Oltre all’argentino, è arrivato, ancora in prova però, Rasual Butler; l’ala ex Raptors ha giocato una buona summer league, che ha convinto la dirigenza a provarlo anche durante la preseason. Se dovesse essere confermato, potrebbe risultare anche lui una buona alternativa di gioco. Infine, dalla grande mela, è arrivato Chris Copeland; l’ala, che l’hanno scorso si è ben messa in mostra sotto la guida di Woodson, potrà essere una degna sostituzione a David West, vista anche la partenza di Tyler Hansbrough.
QUINTETTO – Una situazione difficile è quella però riguardante il quintetto base; Vogel ed il suo staff devono, per forza di cose, fare i conti con il ritorno di Granger che, per lo stato di forma con il quale si è presentato, richiede fortemente d’essere lo starter che è sempre stato. Tuttavia, nell’annata conclusasi a giungo, i Pacers si sono dimostrati una squadra molto unita e compatta, consapevole della grande forza collettiva; inoltre, le buonissime prestazioni di Lance Stephenson complicano ulteriormente le decisioni riguardo i “titolari”. Sicuri di un posto, ora come ora, sono Hill, playmaker indiscusso della squadra; George, nel ruolo di ala piccola; West in quello di ala grande e Hibbert come centro. Il posto “vacante” è quindi quello di guardia che è appunto contesto da Granger e Stephenson; verosimilmente, però, stando anche alle diverse dichiarazioni dei vari giocatori, sarà proprio il #33 a partire titolare, lasciando il ruolo di sesto uomo all’ex giocatore di Cincinnati, che dovrà quindi essere bravo a sfruttare tutta la sua esplosività in uscita dalla panchina.
PREVISIONI – È chiaro che, con un roster del genere, non si può far altro che puntare nuovamente alle Finals. L’impressione che si è avuta quest’anno, infatti, è che alla squadra mancasse davvero poco per raggiungere tale traguardo; questo poco sembra quindi essere stato colmato dal ritorno di Granger e dai vari acquisti fatti in estate. Tuttavia, Indiana dovrà però fare i conti con i nuovi Nets, riforzatisi parecchio nella offseason; con il ritorno di Rose, che è già parso in strepitosa condizione; con i Knicks, che, con l’arrivo di Bargnani, hanno dato una vera alternativa nel ruolo di ala grande; e con, ovviamente, gli Heat, che rimangono i favoriti per la vittoria del titolo.