Dopo la “Lakersiade” della scorsa stagione (durante la quale è successo veramente di tutto), l’imperativo in casa gialloviola doveva essere quello di “cercare di ritornare alla normalità”. Missione semi impossibile quando si parla della squadra di basket più famosa del pianeta (non me ne vogliano i tifosi Celtics) e, difatti, i presupposti di questa Off Season sembrano remare (purtroppo) in tutt’altra direzione. Cerchiamo di analizzare alcuni di questi aspetti, andando con ordine.
CASO HOWARD – Obiettivo primario, vista la compromessa situazione salariale, era quello di rifirmare il centro che solo 12 mesi fa era stato acquistato dagli Orlando Magic. Come noto già da qualche mese però, tutti i tentativi fatti da Mitch Kupchak (e non solo) sono miseramente falliti (clicca qui per l’articolo). Howard è volato in Texas, rinunciando “ai soldi e alla storia dei Lakers” (clicca qui per l’articolo) pur di allontanarsi il più possibile da una situazione diventata sempre più pesante nello spogliatoio losangelino. Inoltre ne sono state sviscerate le ragioni tecniche (clicca qui per l’articolo) e si è parlato dei nuovi stimoli e maestri a disposizione nella sua nuova avventura ai Rockets (clicca qui per l’articolo). In sostanza, se n’è parlato talmente tanto che sembra superficiale approfondire oltre.
IL MERCATO – Dopo i “colpi” Nash e Howard della scorsa sessione di mercato (pagati a caro prezzo anche in termini salariali), inevitabile questa estate esser stati costretti ad “accontentarsi” di giocatori di livello certamente inferiore. Difatti, partendo da un monte ingaggi nettamente al di sopra del Cap (75 milioni di dollari e spicci, nonostante la partenza dell’attuale centro dei Rockets) le uniche operazioni “consentite” sono state l’utilizzo della Mini MLE (Mini Middle Level Exception), cioè la possibilità di firmare un giocatore con un contratto di 1 anno a 3,183 milioni di dollari (con la quale è stato firmato Chris Kaman), oppure quella di poter firmare giocatori al minimo salariale (il cosiddetto “veteran’s minimum”). Con questa seconda opzione sono arrivati Jordan Farmar, Xavier Henry, Nick Young, Wesley Johnson (ed altri) i quali, vista l’esiguità delle risorse a disposizione, rappresentano a tutti gli effetti delle buone “prese” (considerando anche il tipo di gioco che coach D’Antoni predilige).
Al draft di giugno, inoltre, è stato scelto al secondo giro quello che, a mio avviso, è un ottimo prospetto. Ryan Kelly, classe 1991, proveniente da Duke (allenato quindi da Coach K, non proprio l’ultimo arrivato insomma). Un sette piedi con tiro da fuori, a suo modo congeniale ad una logica di gioco dantoniana (anche se lento rispetto agli standard di corsa dei Phoenix Suns di qualche anno fa).
Nota a margine va fatta per “il fu Ron Artest”, oggi Metta World Peace, amnistiato senza pietà dalla squadra losangelina. Il nostro “eroe” (scusate il trasporto, ma personaggi di questo tipo generano simpatia) non si è scoraggiato, ma anzi ha già trovato modo di accasarsi con i Knicks (che per un newyorchese come lui non sono proprio l’ultima scelta). Fortunatamente non perderemo dunque nelle prossime due stagioni la possibilità di deliziarci con le sue difese (quando gli va) e con i suoi colpi di testa (quando spegne il cervello).
KOBE BRYANT – Il 35enne giocatore dei Lakers è un’altra delle incognite della Regular Season che sta per iniziare. Il recupero (che ha del paranormale) sembra essere in dirittura d’arrivo ed il fatto che il 24 gialloviola non giochi la partita d’esordio in casa ha meravigliato più d’uno. A gettare ulteriore benzina sul fuoco c’ha pensato ESPN, piazzando il figlio di Joe al 25esimo posto della classifica dei più forti giocatori NBA (motivazione aggiuntiva per far presto e tornare sul parquet).
Il rientro però da un infortunio del genere, anche se ti chiami Kobe Bryant, è comunque problematico e di certo non consentirà allo staff losangelino (almeno per i primi tempi) di disporre al meglio del Black Mamba.
IL ROSTER – In definitiva quindi, al netto di infortunati di breve o lungo corso (anche Gasol è reduce da vari problemi fisici) il roster dei Lakers è il seguente:
PG: Steve Nash / Steve Blake / Jordan Farmar
SG: Kobe Bryant / Xavier Henry / Wesley Jonhson / Jodie Meeks / Nick Young
SF: Elias Harris / Shawne Williams / Marcus Landry
PF: Pau Gasol / Ryan Kelly
C: Chris Kaman / Robert Sacre / Jordan Hill
Designare un quintetto titolare non è facile, ma le variabili a disposizione (paradossalmente) sembrano essere molte. Di certo i “Big Three”, condizioni fisiche permettendo, saranno i giocatori “da 40 minuti di media” impiegati da D’Antoni per cercare di agguantare almeno la qualificazione ai Playoff.
LA DIFESA – Se parlare degli aspetti del gioco può sembrare affrettato in PreSeason, quello su cui mi vorrei soffermare è però un problema congenito a questa squadra, la quale la scorsa stagione ha maledettamente sofferto quando si è trattato di difendere il proprio canestro. 22esima per punti concessi, 25esima per rimbalzi offensivi concessi, 29esima per palle rubate (solo per citarne alcuni). E’ mancata totalmente organizzazione e abnegazione, è mancata la voglia di piegarsi sulle ginocchia e tenere una penetrazione con uno scivolamento. A tutto questo si aggiunge la “dipartita” del miglior difensore individuale della squadra (Metta World Peace) e di Howard il quale, nonostante sia palesemente un difensore approssimativo (sull’aver ricevuto il premio di NBA Defensive Player Of The Year stenderei un velo pietoso), garantiva comunque intimidazione a centro area e rimbalzi.
Per questo il vero lavoro coach D’Antoni deve farlo “nella sua metà campo” (per dirlo alla maniera calcistica), provando a motivare anche difensivamente una squadra troppo spesso vittima di protagonismi e ripicche (vedi le non difese di Bryant, seguite dalle non difese di Howard ecc ecc), che senza un netto miglioramento in questo fondamentale faticherà più dell’anno scorso ad agguantare il treno Playoff.
PREVISIONI – Il trio Nash-Gasol-Bryant da solo garantisce quella base di 38/40 vittorie che ti permette di puntare ad un posto tra le prime otto (anche se giochi a Ovest). Purtroppo con questi non si può tankare! (le varie Charlotte, Philadelphia, Phoenix ecc credo regaleranno delle emozioni uniche sotto questo aspetto!). Considerando quindi virtualmente assegnati i primi 7 posti in graduatoria, i Lakers a mio avviso potrebbero giocarsela con Dallas, Portland e Minnesota per l’ottava piazza, utile sì, ma fino ad un certo punto.
Le speranze e le ambizioni sembrano essere già rivolte ad altro. La free agency 2014. Lebron. Carmelo. And so on. Di spazio salariale l’anno prossimo ce n’è (soltanto 11 milioni garantiti, la quasi totalità dovuti a Nash). Ci sarebbe il rinnovo di Kobe e il problema Gasol e il possibile cambio di allenatore. Ma di questo si parlerà in futuro, magari nella Preview della prossima stagione, ma sempre qui, su NbaReligion.com.