Amici di NbaReligion ormai ci siamo: con l’analisi dei campioni in carica, i Miami Heat, si conclude il nostro viaggio attraverso le 30 franchigie della Lega. Questo vuol dire che, dopo mesi di trade, rumors, chiacchiere e tanto altro, è ormai imminente la prima palla a due della stagione NBA 2013-14.
L’anno scorso- Annata trionfale per la formazione della Florida. Partiti con i favori dei pronostici dopo il titolo del 2012, i ragazzi di coach Spoelstra hanno mantenuto la concentrazione alta sin dall’opening night. Tanto turbolente erano state le regular season precedenti, quanto esaltante quella dell’anno del repeat. 66 vittorie, record di franchigia, e, soprattutto, 27 affermazioni consecutive, la seconda striscia più lunga nella storia della Lega. Per Lebron James è arrivato il quarto MVP in cinque stagioni, dopo un’altra stagione incredibile. Passati più o meno indenni i primi due turni di postseason, per gli Heat sono arrivate due vere e proprie battaglie, contro Indiana e, in Finale, San Antonio, ambedue risolte in 7 delicate sfide. Contro gli Spurs, complici uno zoppicante Wade ed un abulico Bosh, Miami si è ritrovata a 30 secondi dalla fine di gara-6 con le spalle al muro ed una sconfitta sicura. Solo una tripla di James ed una, ben più importante e drammatica, di Ray Allen, hanno permesso ai campioni in carica di sopravvivere, prima di prevalere nell’ultima partita e sempre sul filo di lana. Terzo titolo per Miami, con LBJ MVP delle Finali, a suggello di un biennio davvero d’oro.
In Estate- Riposo, riposo e ancora riposo. Questo il mantra della stagione estiva in quel di Miami. Dopo 24 mesi d’apnea, James ha potuto beneficiare di un meritato stacco dall’attività agonistica, così come D-Wade. Il numero 3 ha mostrato un preoccupante logoramento nella scorsa postseason, a causa di persistenti problemi alle ginocchia. Importante anche la dichiarazione di Pat Riley quando ancora si doveva allestire la parata sul Biscayne Boulevard: Chris Bosh non si tocca. A prescindere dal calo vertiginoso dei Playoffs. Una dichiarazione che potrebbe aver fatto risollevare la fiducia in un giocatore che ha chiuso gara-7 alle Finals con un bel “0” alla casella punti. Per quanto riguarda i nuovi arrivati, due storie più che due giocatori: Michael Beasley e Greg Oden. Per il primo si tratta di un ritorno all’ovile, nella squadra che lo aveva scelto al Draft nel 2008. La sua carriera sembra aver toccato il fondo, saprà Beasley riuscire a risollevarsi e ad evitare tutti quei comportamenti che ne hanno minato l’esistenza negli ultimi anni? Più punti interrogativi per quanto riguarda l’ex centro di Portland. Si sarà messo alle spalle gli infortuni gravi che ne hanno costellato la sfortunata carriera? Riuscirà ad entrare nelle rotazioni di Spoelstra nello spot più carente? Al campo, oltre che ai posteri, l’ardua sentenza.
Draft-Senza scelte Miami, solo tramite una trade è arrivato James Ennis, che però ha preferito i soldi sicuri del basket australiano. I due rookie, ancora non certi del posto a roster, sono Justin Hamilton ed Eric Griffin, visto in Italia a Jesi. Per loro sarà un successo già il semplice fatto di entrare nella rosa stagionale.
Starting Five– Solo certezze nel quintetto dei bicampioni in carica. Playmaker sarà, ancora una volta, Mario Chalmers con tutto il suo carico di giocate altalenanti. ‘Rio infatti ha sempre fatto vedere grandi attributi, tiri clutch, anche all’altezza di Finali NBA, condite da banali palle perse e prove inconsistenti. Shooting guard la bandiera della franchigia, Dwyane Wade. Aspettatevi quest’anno qualche partita saltata di troppo, per preservare le sue condizioni fisiche, segnate dal tempo e dal chilometraggio NBA. Se sta bene, però, è ancora in grado di fare la differenza e di poter dominare, seppur ormai per brevi tratti. Small forward sarà, come nella scorsa regular season, Shane Battier. Il posto è suo, per via della dote di triple spezza-gambe e difesa intelligentissima. Se però mostrerà quell’insicurezza palesata per gran parte dei Playoffs, ci potrebbe essere qualche avvicendamento nella rotazione di Miami. Power Forward Lebron James, chiamato per l’ennesima volta alla grande annata ed agli straordinari quando la palla scotta e la posta in gioco vale di più. Ha dichiarato di essere ulteriormente migliorato, si è riposato in estate e sembra di nuovo pronto a lanciare la sfida ai tanti avversari che ne vogliono usurpare il trono. Infine, alla posizione di centro giocherà l’ultimo componente dei Big Three, Chris Bosh. Il tiro in sospensione, preciso, che apre il campo in attacco, così come la difesa mobile sono tra gli ingredienti fondamentali del successo degli Heat. Deve però mettersi alle spalle la scorsa postseason, per ripartire e dare il proprio prezioso contributo.
Panchina- Elementi di spicco assisi sul pino di Miami. Cambio di Chalmers sarà un giocatore, per certi versi, molto simile, quel Norris Cole che aveva fatto molto bene soprattutto contro Chicago. Ben più illustre il compagno di backcourt; He Got Game Ray Allen è entrato di peso nel cuore dei tifosi della Florida, con una stagione costellata da varie triple clutch e sublimata dalla gemma di gara-6 contro gli Spurs. Da verificare, se rimarrà ancora a roster, quello che potrà fornire Roger Mason Jr, veterano tiratore ed ultimo arrivato alla corte di Lebron. Cambio dell’ala piccola sarà Beasley, di cui abbiamo già parlato, dato che né James Jones né Rashard Lewis sono ritenuti affidabili. Power forward di rincalzo il capitano, Udonis Haslem, capace ancora di spendere qualche gettone nelle partite decisive. Nella posizione di centro oltre al già citato Oden, giostreranno il limitato ma lottatore Joel Anthony e la sorpresa Chris Andersen, che con le sue giocate d’energia pura si è fatto ben valere dalla panchina.
Il Coach- Sesta stagione da capo-allenatore di Miami per Erik Spoelstra, fresco anche di rinnovo ottenuto dal front office. Percentuale di vittorie, lockout escluso, sempre in rialzo, gli Heat sotto Spoelstra hanno sempre avuto una delle migliori organizzazioni difensive della Lega. L’anno scorso, almeno in regular season, si è affidato di più alla small ball, ricavandone il secondo offensive rating di tutta l’NBA. Il suo lavoro è stato spesso sottovalutato, dopo il tracollo con Dallas due anni fa sembrava sul punto dell’esonero, ma il delfino di Riley rimarrà saldo sulla plancia al comando della squadra, conscio ovviamente che saranno le sue superstar a deciderne le sorti e di essere sempre, costantemente, sotto pressione.
Prospettive-Potrebbe sembrare scontata la previsione della stagione di Miami, ma la verità è che le insidie sono molte e particolarmente impegnative. E’ dai tempi dei Boston Celtics di Larry Bird che una squadra non gioca 4 Finali consecutive, segno che Lebron e soci dovranno compiere un’impresa di proporzioni storiche. L’Est si è particolarmente rinforzato, con vere e proprie battaglie che si profilano all’orizzonte con le Brooklyn, le Indiana e le Chicago di turno. In molti si aspettano il three-peat per la mera presenza del numero 6, ma molto dipenderà dalle condizioni psico-fisiche di Bosh e Wade. Se dovessero mandare solo i loro alter-ego in campo, la strada verso la gloria si metterebbe parecchio in salita.
Alessandro Scuto