Categorie: Hall of Famer

Lost Teams-Le franchigie perdute

Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno: la geografia delle 30 formazioni NBA è risaputa a tutti gli appassionati del basket a stelle e strisce, capaci di snocciolare le varie città in cui risiede una franchigia con la stessa dovizia di particolari delle poesie imparate a memoria alle elementari. E’ altresì noto ai più che le attuali squadre della Lega non sono rimaste immutate ed imperiture negli almanacchi. Con un concetto che nel Vecchio Continente risulta alquanto di difficile attuazione, molte di esse hanno subito, nel corso dei decenni, veri e propri traslochi, a volte di migliaia di chilometri, per i motivi più disparati. Ecco così i Minneapolis Lakers diventare i Los Angeles Lakers o, per non tornare indietro con la mente di più di 12 mesi, i New Jersey Nets evolversi negli attuali Brooklyn Nets. Poche sono le formazioni che si possono vantare di aver avuto fissa dimora, generalmente le più “recenti”, ancor più piccolo il sottogruppo formato da quelle che c’erano già alla prima palla a due della storia col nome attuale, ovverosia i Boston Celtics ed i New York Knicks.

Accanto a franchigie più fortunate, che hanno saputo sopravvivere ai mille problemi di gestione finanziaria e non, ve ne sono diverse che non hanno saputo resistere al passo dei tempi, finendo con l’essere letteralmente abbandonate a sé stesse e cadere nell’oblio. I Lost Teams del basket professionistico possono essere ricollocabili in due periodi ben precisi. In primo luogo gli albori della Lega, immediatamente prima o dopo la fusione tra BAA ed NBL, i cui record peraltro non vennero riconosciuti dalla nuova National Basketball Association, che preferì continuare nel segno della BAA. In secondo luogo, quelle squadre che non confluirono dall’ABA all’NBA a metà degli anni’70. Diversi ottimi giocatori militarono in tali formazioni, guidandole talvolta anche a vette inimmaginabili.

One hit wonder: alla fine degli anni’40 alcune delle nostre protagoniste durarono una sola stagione nella BAA, vedendo presto cessata la propria attività agonistica. Notevolmente degni di nota furono i Toronto Huskies, ascesi all’immortalità del basket americano per aver ospitato la prima gara di sempre della Lega, contro i New York Knicks il 1 Novembre 1946. Quando 50 anni dopo una nuova franchigia venne creata in città, si portò avanti, senza fortuna, l’idea di restaurare il vecchio nome; i Raptors occasionalmente ricordano i pionieri Huskies indossando le loro vecchie uniformi bianche. Non sopravvissero alla prima stagione professionistica nemmeno i Pittsburgh Ironmen, nonostante il nome propizio, i Detroit Falcons ed i Cleveland Rebels, così come, nel 1949, gli Indianapolis Jets.

Altre franchigie della BAA riuscirono a sopravvivere alla fusione, solo per vedersi consumare come un candela all’interno della neonata NBA, finendo presto la propria avventura. A questa categoria appartengono i Washington Capitols, che ebbero discreta fortuna senza però vincere un titolo. La squadra fu allenata nientepopodimeno che da Red Auerbach, che li condusse ad alcuni traguardi storici già a metà degli anni’40. I Capitols, infatti, compilarono una delle strisce di successi più lunghe di sempre, 17, così come la partenza-razzo 15-0 nel 1948-49, che ancora oggi è record di tutti i tempi nella storia della Lega. Altro elemento di spicco fu Bill Sharman, top scorenel 1951, ultimo anno di attività per la franchigia della capitale. Proseguendo, ricordiamo i St.Louis Bombers, tra le cui fila militò Ed Macauley, primo MVP dell’All Star Game, i Providence Steam Rollers, ricordati per aver avuto il più vecchio giocatore nella storia della Lega (Nat Hickey a 45 anni suonati) ed i Chicago Stags, che ebbero un discreto successo anche grazie ad uno dei primi realizzatori della NBA, Max Zaslofsky.

Con la nascita di una nuova organizzazione professionistica, diversi dirigenti cercarono di fondare squadre con la speranza di instaurare una tradizione vincente e duratura. Alcuni tuttavia non vi riuscirono. Nel 1950, oltre ai già citati Bombers e Stags, ben 4 formazioni videro la luce per poi ripiombare nell’oscurità al termine della stagione. I Waterloo Hawks dall’omonima cittadina dell’Iowa, non ebbero grande fortuna, cosa che probabilmente doveva già essere suggerita dal nome, non proprio simbolo di immensi trionfi, Napoleone Bonaparte docet. Dal nome ancora più esotico furono i Sheboygan Red Skins del Wisconsin, ottima a squadra a livello NBL ma di breve durata nella nuova Lega, dove comunque raggiunsero i Playoffs. Prima franchigia ad Ovest del Mississippi furono i Denver Nuggets, omonimi nonché antenati delle attuali Pepite del Colorado. Quando si decise il nome della nuova franchigia di Denver confluita dall’ABA, si scelse il vecchio “nuggets” in onore dei pionieri di quegli anni. Grande stagione, al contrario di Denver, la ebbero gli Anderson Packers dell’Indiana, che tuttavia si sciolsero con l’eliminazione dalla postseason. Solo due franchigie ebbero più fortuna, resistendo, rispettivamente, sino al 1953 ed al 1955. Dopo la scomparsa dei Jets, furono gli Indianapolis Olympians a prenderne l’ideale testimone nello Stato del basket per eccellenza. Costante presenza ai Playoffs, gli Olympians sono ricordati per aver vinto la partita più lunga della storia della Lega, quando batterono i Rochester Royals nel 1951 dopo la bellezza di 6 tempi supplementari. Finiamo con una delle squadre più gloriose di questa lista, i Baltimore Bullets, che niente hanno a che vedere con l’attuale franchigia degli Wizards. La squadra vinse il titolo BAA nel 1948 al primo anno di esistenza; nonostante tale inizio, il prosieguo della loro avventura non fu altrettanto costellato di successi, diventando poi l’ultima squadra a sciogliersi sino al giorno d’oggi.

Chiudiamo il nostro tuffo nel passato con un excursus ben più recente, collocato all’interno degli anni’70 e dell’indimenticabile ABA. Fior fior di futuri campioni della NBA si fecero le ossa all’interno di una Lega che non aveva niente da invidiarle in quanto a popolarità e spettacolarità. Per loro sfortuna, diverse squadre non riuscirono, soprattutto per problemi finanziari, a meritarsi l’onore di “traslocare” al piano di sopra. A differenza di quanto accaduto con la NBL, oggi l’NBA mostra molto rispetto verso quanto fatto dai loro cugini del tempo, con le squadre che spesso sfoggiano divise che commemorano alcune di queste lost teams.

Prima di Lebron James e Chris Bosh, prima ancora di Dwyane Wade, a Miami c’erano solo i Floridians, che durarono solo 4 anni. Vita breve anche per i Pittsburgh Pipers/Condors, che tuttavia riuscirono a vincere il titolo ABA del 1968 grazie all’estro ed alle prodezze di un certo Connie Hawkins. I San Diego Conquistadors/Sails vengono ricordati per aver avuto come allenatore Wilt Chamberlain, anche se erano più numerose le volte in cui non veniva agli allenamenti o alle partite per correre dietro alle proprie conquiste amorose. Senza titoli anche i Memphis Pros/Tams/Sails e gli Spirits of St.Louis, anche se quest’ultimi annoverarono tra le proprie fila nomi di altissimo calibro: Moses Malone, Maurice Lucas, M.L. Carr, Don Chaney e Mike D’Antoni. Ben più vincenti furono gli Utah Stars, campioni nel 1971 con allenatore il solito Bill Sharman, i Kentucky Colonels, guidati al titolo nel 1975 da Hubie Brown in panchina ed Artis Gilmore in campo, ed infine gli Oakland Oaks/Virginia Squires, trionfatori nel 1968 con Rick Barry a segnare raffiche di punti e Larry Brown a distribuire palloni da buon playmaker. Fu con la maglia di Virginia che debuttò l’unico, inimitabile, Dr.J, Julius Erving, nella sua versione selvaggia da ABA, con afro preponderante e schiacciate rimaste indelebili negli occhi e nei cuori degli appassionati.

Come già detto, è dal 1955 che non fallisce una franchigia NBA. La grave situazione finanziaria degli ultimi anni ha tuttavia fatto sorgere qualche dubbio in proposito, con molte squadre che sono con l’acqua alla gola e devono far fronte a costi sempre più crescenti. Molti trasferimenti delle ultime decadi sono da vedere sotto quest’ottica, per opera di proprietari che decidono di vendere la franchigia facendola contestualmente ricollocare geograficamente. Con la grande diffusione dei mass media, è altamente improbabile che, a fronte di eventuali “chiusure di attività”, una squadra della Lega cada nell’oblio, a differenza di quanto successo a quelle dei lontani anni’40 e 50. Al giorno d’oggi solo in pochi saprebbero dire chi erano i Waterloo Hawks o i Cleveland Rebels, per fare due esempi. Un vero peccato per entità che dovrebbero essere ricordate di diritto tra i padri fondatori dell’odierna NBA, a dispetto di durate brevi e sfortunate. Sarebbe un giusto tributo verso veri e proprio pionieri del basket professionistico negli Stati Uniti.

Alessandro Scuto

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