Categorie: Editoriali NBA

Bargnani e la questione rimbalzi!

L’ultima partita giocata contro gli Spurs (e più in generale questo inizio di stagione) ha riportato in auge l’ormai nota polemica legata a Bargnani e alla sua cronica incapacità (almeno stando a quello che dice il referto) di catturare rimbalzi. Domenica contro i texani, nonostante sia stato impiegato da centro nell’arco dei 26 minuti in cui ha calcato il parquet, la colonna “rimbalzi totali” a fine partita recitava uno. Troppo poco per un uomo d’area NBA, per un 7 piedi draftato con la prima scelta assoluta. Questa la (facile) condanna che circola sulla bocca di molti.

La presunta incapacità nell’andare a rimbalzo (e più in generale di fare “giocate d’intensità”) è una critica che il Mago si porta dietro da quando è sbarcato oltre oceano.

Considerando poco statisticamente rilevanti i 2,8 rimbalzi di questa stagione però, in generale i numeri di Andrea non sembrano essere così impietosi. Difatti, Bargnani viaggia con una media di 4,8 rimbalzi a partita, con punte del 6,2 nella stagione 09/10 (forse la migliore disputata dal giocatore romano in NBA). Numeri non malvagi per un 4 che così spesso gioca lontano da canestro.

Eh si, lontano da canestro. E’ proprio questa la “chiave” del gioco dell’ex Benetton Treviso. Quella naturale capacità di tiro dalla media e lunga distanza che ne ha fatto un prospetto così interessante anche in una logica competitiva come quella NBA. Lo stazionare per ampi tratti di partita lontano dal ferro però, inevitabilmente ne limita l’impatto a rimbalzo.

Se si vanno a leggere le statistiche avanzate a disposizione da quest’anno ci si rende facilmente conto di questo. Con le nuove rilevazioni effettuate grazie all’istallazione degli Sport VU (clicca qui per l’articolo) è possibile infatti avere, oltre al semplice conteggio dei rimbalzi, altri dati molto interessanti da analizzare.

Bargnani cattura il 60,7% (cerchietto rosso) delle volte la palla quando si ritrova coinvolto in una situazione di rimbalzo (quando dista meno di 3,5 piedi dal punto in cui il pallone cade dopo aver toccato il ferro). Una percentuale elevata. Molto elevata. E allora il problema dove sta? Nel numero di fianco, quel 4,7 riportato nel cerchietto blu. Quelle sono le possibilità di rimbalzo a partita che “capitano” al Mago. Un numero irrisorio se confrontato con quelli di altri lunghi NBA (un esempio per tutti Kevin Love con le sue 23 “opportunità” di media)

Le cifre del numero 77 dei Knicks sembrano quelle di una guardia, se non addirittura di un playmaker. Basti vedere i nomi attorno a lui nell’immagine precedentemente riportata. Conley, Felton, Miller, Jack, Rose. Addirittura Nate Robinson. Qual’è quindi la chiave di lettura? Bargnani ha possibilità di rimbalzo come quelle di un piccolo nel senso che, ogni volta che si generano occasioni per prenderne, lui difficilmente si ritrova in quella zona.

Tutto questo è legato in parte ad alcune motivazioni “tecniche” dovute alle posizioni da lui occupate sul parquet. Esempio difensivo, tratto proprio dalla partita di domenica. Prima azione del match.

Parker porta palla mentre Duncan piazza un blocco centrale su Prigioni.

La difesa dei Knicks che scelta fa? Cambia! (costringendo dunque il Mago in marcatura sul playmaker francese). Questo tipo di decisione porta il centro dei blu-arancio a notevole distanza dal canestro, togliendogli ogni possibilità di andare a rimbalzo su un eventuale errore avversario.

Altra situazione, sempre riferita all’ultimo incontro disputato.

Parker prende il tiro e Bargnani, ritrovatosi in marcatura su Diaw, partito il tiro, cerca di “andare” a rimbalzo, ma esso viene catturato da Anthony, molto più vicino al ferro rispetto a lui (si, lo so, non ha la giusta aggressività, non mette abbastanza cattiveria, ma parte anche da molto molto lontano).

 Ultima situazione, proprio quella dell’unico rimbalzo catturato dal centro romano.

Anche qui Andrea non è quello più vicino al ferro e soltanto il fatto che la traiettoria della palla si riveli più lunga fa si che il Mago riesca a scrivere il numero “1” a referto almeno nella colonna “DRB”(Anthony e Smith occupano posizioni di gran lunga migliori).

In conclusione la verità (come sempre) sta nel mezzo. Da un lato Bargnani non è di certo un giocatore che fa dell’intensità e dell’aggressività a rimbalzo uno dei suoi punti di forza, anzi. Ma allo stesso tempo proprio le sue peculiarità (come il tiro da fuori in attacco) lo portano spesse volte ad occupare zone di campo che gli impediscono di partecipare alla lotta sotto alle plance.

Colpa del sistema di gioco o demeriti suoi? Scuse per giustificarlo oppure impossibilità evidente di prenderne? Un po’ le une, un po’ le altre. Quello che è certo è che i numeri per cui Bargnani gioca (e guadagna) in NBA non sono di certo quelli sotto la voce “rimbalzi”. D’altro canto se iniziasse (speriamo) a riempire anche quelle caselle, la sua marcia verso l’essere un giocatore completo subirebbe una grossa accelerata.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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