Categorie: Editoriali NBA

La “trade Rudy Gay” e i possibili scenari futuri per Raptors e Kings!

Il mercato delle trade, secondo molti “bloccato” fino al 15 dicembre (data oltre la quale è possibile scambiare anche i rookie, i contratti dei giocatori cioè entrati quest’anno in NBA), ha già battuto un colpo. E che colpo! Rudy Gay, arrivato non più di 10 mesi fa in Canada alla corte dei Raptors, è ripartito di nuovo per l’Ovest, questa volta direzione Sacramento Kings (clicca qui per l’articolo). Tante, tantissime le considerazioni che posso essere fatte a riguardo, sia rispetto alla trade che riguardo il futuro delle franchigie. Cerchiamo di metterle in ordine.

Prima di tutto, i giocatori. Toronto cede, oltre a Gay (che non credo necessiti di presentazioni), Quincy Acy, che oltre ad avere il “merito” di essere il primo della lista dei giocatori (ovviamente incolonnati in ordine alfabetico), molto poco ha dimostrato in questa stagione con le sue 7 apparizioni e i 2,7 punti di media. Idem dicasi per Aaron Gray, centro da 20 minuti e 5 punti TOTALI in questo primo quarto di Regular Season. I classici contratti che servono “a far tornare i conti” a livello salariale.

Ben altra sostanza hanno invece quelli che sono sbarcati all’Air Canada Center. Greivis Vasquez, playmaker arrivato pochi mesi fa in California via New Orleans, dove la scorsa stagione ha fatto registrare cifre importanti (13,9 punti e soprattutto 9 assist a partita), non disdegnando la tripla doppia (4,3 i rimbalzi catturati). Giocatore completo che i Kings hanno deciso di non aspettare (lo scalpitante Thomas, a cui abbiamo dedicato un’approfondimento, fino ad oggi sfruttato in uscita dalla panchina, sarà stato ritenuto sufficiente in cabina di regia).

A lui si aggiungono Patrick Patterson ( di cui avevamo parlato qualche tempo fa), 4 atipico con ottime doti nel tiro da 3 che ti permette di aprire il campo offensivamente; John Salmons (e qui qualche tappo di bottiglia nella capitale californiana è saltato!), da 3 anni ai Kings (ritornato dopo un lungo girovagare in NBA) messo ai margini dopo le delusioni del passato biennio; Chuck Hayes (per quelle bottiglie, fate 2!), arrivato da Houston e mai riuscitosi ad esprimere ad alti livelli in queste ultime annate.

Come già riportato in un nostro articolo di qualche giorno fa, le più immediate ripercussioni sono quelle a livello salariale. I numeri in questo caso sono inequivocabili. Toronto, “scaricati” i 19 milioni della player option di Gay, riduce la sua esposizione a soli 31 milioni di dollari (considerando automatico il non rinnovo delle opzioni sui vari Salmons, Hansbrough e compagnia (nel link sopra riportato è tutto dettagliato in tabella).

Difatti quindi, continua il processo di “smantellamento” portato avanti da Masai Ujiri, votato GM dell’anno la scorsa stagione ai Nuggets, che da quando è approdato in Canada ha già “fatto fuori” Bargnani e, dopo Gay, non sembra intenzionato a fermarsi, dando un drastico taglio con tutto quello che Colangelo gli ha lasciato in eredità. L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è uno solo ed ha passaporto canadese: Andrew Wiggins!

Se da un lato quindi la trade sembra essere diretta conseguenza di una politica fortemente improntata al “rebuilding”, più difficoltoso sembrerebbe definire i piani dei Kings. Attualmente la franchigia californiana è 14esima ad Ovest, lontana anni luce dalla prospettiva di competere per un piazzamento ai PO in una conference mai come quest’anno molto tirata. In ragione di questo, difficile pensare all’innesto di Gay come un possibile rinforzo che possa cambiare così tanto gli equilibri (non me ne voglia il buon Rudy..).

Quello che lascia ancor più perplessi però, è il contesto tecnico in cui i Kings dovranno inserire il nuovo acquisto. Mi spiego. Il giocatore ex Memphis Grizzlies in questa stagione viaggia a 19,4 punti e 7,4 rimbalzi di media (sto parlando dei numeri messi insieme ai Raptors, senza tener conto dell’esordio di questa notte). Cifre di tutto rispetto, alle quali però bisogna aggiungere la percentuale dal campo (38,8%) e il numero di tentativi (18,6). La shotchart ne dà conferma visiva: non stiamo parlando di un “tiratore” eccelso, anzi. Un’ala piccola con grosse difficoltà a realizzare nei pressi del ferro (la zona da cui prende la maggior parte delle conclusioni).

Il numero però che in questo caso va preso come riferimento è il cosiddetto “usage rate”, indice della percentuale dei possessi che un giocatore “utilizza” quand’è sul parquet. Il valore “medio” è quello del 20% (ovviamente, essendo in 5 in campo). Quello di Gay è pari a 30,4%, valore salito di molto rispetto al 25% che aveva ai Grizzlies. L’essersi preso così tante responsabilità offensive è una delle ragioni che stanno alla base delle cattive percentuali.

Difatti, come mostra il grafico, la “true percentage” rispetto al valore medio della Lega, è crollata negli ultimi anni. Un motivo ulteriore sembra essere anche l’infortunio alla spalla del Marzo 2011 che lo costrinse a star fuori per alcuni mesi e dopo il quale la mira non sembra essere più la stessa.

Il problema in casa Kings sarà quindi la suddivisione delle responsabilità offensive. Il primo della classifica precedentemente citata, difatti, è De Marcus Cousins, suo prossimo compagno, con il suo incredibile 34,7% di usage rate. A lui si aggiunge Thomas (come detto prima, “promosso” in sostanza a play titolare) e il suo 28,7%. Insomma, stando a queste cifre bisognerebbe giocare con almeno 2 palloni per farli tirare tutti! 

Come farli convivere? Come trovare equilibrio? Potrebbe essere utile ridurre il quantitativo di tiri di Gay? Le domande e soprattutto le perplessità sono parecchie. Il tempo (e coach Micheal Malone) ci darà le risposte.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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