L’arte del tiro è da molti considerata (giustamente) l’essenza del basket. Gesti atletici clamorosi, roboanti schiacciate o stoppate che “oscurano la vallata” (cit.), non danno e non trasudano in maniera totale e completa il vero senso che la palla a spicchi vuole trasmettere. L’inconfondibile rumore del nylon che si muove impercettibilmente al passaggio della sfera è quanto di più puro questo sport possa offrire.
Si, ok, belle parole e bla bla bla. Ma tu non eri quello che parlava di statistiche avanzate, di schemi, di “analisi” tecniche?
Va bene, torno in me. Tutto questo era semplicemente per introdurre il focus che oggi volevo porre alla vostra attenzione. Dopo aver parlato qualche giorno fa del tiro in penetrazione e, approfittando di Westbrook, del cosiddetto “Pull Up” jumper (ossia palleggio/arresto/tiro), non mi resta che trattare l’ultima “tipologia” che i rilevatori Sport VU analizzano.
Il Catch and Shoot. Il tiro sugli scarichi, quello che devi prendere in una frazione di secondo, senza esitare, senza star li a pensarci troppo. (l’immagine d’antan di Ray Allen in questi casi è d’obbligo).
I dati offerti da NBA Stats incasellano percentuali, punti a partita e quantità di tiri da 2 e da 3 presi in situazione di Catch and Shoot. Andiamo con ordine.
La definizione “scientifica” che viene data è: “Il tiro sugli scarichi (grezza traduzione nostrana) è quel tiro preso da una distanza minima di 10 piedi (3 metri), in cui il giocatore trattiene il pallone tra le mani al massimo 2 secondi, senza effettuare alcun palleggio”
La prima selezione viene fatta tenendo conto dei punti totali segnati con questa particolare tipologia di tiro.
Il primatista per distacco è la metà meno in vista degli “Splash Brothers”, quel Klay Thompson che vive di tiri in uscita dai blocchi. Il nostro Andrea Bargnani al sesto posto un po’ ci fa felici (anche se, quando andremo a considerare le percentuali di realizzazione, dovremo salutarlo..).
La vera particolarità che balza all’occhio però è la presenza di ben 3 giocatori di Portland tra i primi 13, sintomo dell’esecuzione che i Blazers stanno riuscendo a produrre in questo primo quarto di regular season (ogni canestro di questo genere è per forza di cose assistito, cioè costruito dai compagni, cioè un tiro molte volte a più alta percentuale).
Vediamone un esempio che coinvolge i Warriors (e palesa la capacità e la qualità dell’esecuzione di Thompson).
Curry ha appena superato la linea di metà campo e il suo “fratello” è già nell’angolo (cerchietto rosso). I due lunghi iniziano a disporsi lungo il lato debole.
In realtà Lee va a prendere posizione in post sull’incrocio, senza piazzare alcun tipo di blocco. Thompson intanto inizia il suo movimento di taglio verso il centro del campo.
Bogut invece il blocco lo piazza. Il difensore è colto sul tempo e la guardia dei Warriors esce con un minimo di vantaggio sul diretto avversario.
Thompson passa sopra, il difensore sotto al blocco (provando ad interferire sulla linea di passaggio), ma la palla arriva al numero 11 di Golden State che prende e spara in una frazione di secondo. Dal cerchietto rosso si vede che il tira resta comunque un minimo contestato, ma il risultato, purtroppo per gli avversari, non cambia mai. SPLASH.
Il cronometro dei 24 secondi negli ultimi 2 frame rende l’idea. Un secondo prima la palla è nelle mani di Curry, un secondo dopo sta già uscendo da quelle di Thompson. Rapidità, qualità, precisione, tecnica. Tutto.
La situazione esemplificativa sopra riportata prende in considerazione il tiro da 3. Prima di analizzare quell’aspetto però, è importante classificare i giocatori per punti a partita realizzati sugli scarichi. Le cose un po’ cambiano.
In vetta “spunta” Ryan Anderson il quale, avendo disputato soltanto 14 partite, con i suoi 140 punti non rientrava nella classifica di realizzazione totale, ma è primatista in quanto a media punti a partita. Altra “novità” è Kevin Love, uomo ovunque all’interno delle statistiche NBA. Non c’è classifica che non lo veda protagonista in questa stagione.
Infine, vista la non attendibilità della classificazione in base alla percentuale reale semplice (in cui il primatista risulterebbe Allen Crabbe col suo quantomeno improbabile 150% di eFG), è utile incolonnare i dati tenendo conto delle triple realizzate.
Il podio resta invariato, ma con le percentuali essa assume tutto un altro significato. 52,3% da tre e 73,2% di eFG (la percentuale che tiene conto del maggior peso dalla lunga distanza). Kyle Korver (ho già scritto 700 caratteri e il suo nome non era ancora venuto fuori, un atto di lesa maestà!).
Per scusarmi, non devo andare molto indietro nel tempo a cercare una prestazione super al tiro di uno degli specialisti NBA per eccellenza. Nella notte i suoi Hawks hanno vinto un’importante partita contro i Kings. Questi gli highlights del numero 26 di Atlanta.
Il tiro in transizione da 3 è poesia. Quella in uscita dai blocchi (se possibile) ancora meglio. Se il minuto e 45 secondi del video vi sembrano troppo pochi il tasto “Replay” è lì pronto a far fronte alle vostre necessità. Schiacciatelo tutte le volte che preferite.
P.S. Ovviamente la risposta al quesito del titolo non ce l’ho, ma tanto, in fondo, poco importa.