Categorie: Editoriali NBA

Jackson e Lamb, la panchina che non ti aspetti!

Per vincere l’ultima partita della stagione la storia dell’NBA insegna che a funzionare devono essere non tanto e non solo le “stelle”, ma che a determinare gli equilibri è il “supporting cast”, quelli che fanno canestro all’occorrenza sapendo che i riflettori saranno sempre puntati su qualcun’altro. Un esempio per tutti, i veri fattori delle Finals giocatesi lo scorso Giugno. Leonard, Green e Neal prima, Allen e Battier poi.

Concetto fin troppo chiaro in Oklahoma, dove il lavoro di sviluppo della franchigia è orchestrato in maniera sopraffina. Il tutto fondato sul sapiente utilizzo del mezzo più potente che la Lega mette a disposizione dei vari GM, il draft.

Certo, “a scegliere Kevin Durant sono buoni tutti” direbbe qualcuno (anche se i Blazers l’hanno pensata in maniera diversa), oppure l’aver avuto la fortuna di potergli affiancare a distanza di 12 mesi Westbrook non è una cosa che capiti di frequente.

Però, di li in poi, le scelte tecniche e salariali fatte (non più così semplici come quelle sopra elencate) si sono (quasi) sempre rivelate le più corrette. Ne è riprova il record di vittorie in regular season, in costante ascesa come mostrato nel grafico sopra riportato. Una crescita passata per scelte complesse e dolorose (leggasi Harden) e fatta anche di parziali fallimenti (nonostante l’infortunio di Westbrook, i Thunder degli ultimi playoff non sembravano avere armi sufficienti per battagliare fino in fondo).

In questi primi due mesi, però, coach Brooks sembra poter fare sempre più affidamento su nuove certezze, su forze fresche pronte a dar la scossa entrando dalla panchina. Ai soliti Collison e Fisher difatti si sono aggiunti due giocatori in grado di non far rimpiangere i Martin e gli Harden del passato.

Il primo è attualmente il miglior sesto uomo della Lega. Kevin Durant ha detto di lui soltanto pochi giorni fa:

Questo ragazzo è incredibile. Le cose che riesce a fare, i tiri che riesce a segnare.. Poche altre persone nella Lega sono al suo livello.

Un’investitura pesante che Reggie Jackson è stato onorato di ricevere. Il playmaker di riserva dei Thunder sta dimostrando di essere all’altezza di quelle parole. Punti rapidi, intensità, assist, energia. Sono molteplici e diverse le cose che il talento nato a Pordenone riesce a riversare sul parquet nei 24 minuti di utilizzo. Più che raddoppiato il fatturato di punti e assist, con un PER (un misuratore di quanto si “produce” nei minuti trascorsi in campo) di 17, secondo soltanto ai 3 capisaldi del quintetto titolare.

La grafica che più rende l’idea di quanto il numero 15 stia facendo bene è quella seguente, presa a prestito da SBNation.com.

A Sam Presti (l’artefice del miracolo targato Thunder) è riuscita un’altra impresa. Costruirsi un “sesto uomo” in casa, molto efficace e rigorosamente a basso costo. I punti sono identici a quelli del Martin della scorsa stagione, realizzati con una percentuale complessiva migliore. Pochi tiri liberi e maggiore imprecisione dall’arco dei 3 punti, sono compensati con la grande qualità del palleggio/arresto/tiro, in questo (e non solo) degno sostituto di Westbrook, e un numero superiore di assist.

Il tutto per soli 1 milione e 260 mila dollari, un’inezia del monte salari. Se esistesse un misuratore del rapporto qualità/prezzo, Jackson ne uscirebbe vincitore a mani basse.

L’altro giocatore in uscita dal pino è Jeremy Lamb, poco più costoso del “collega di panchina”, ma allo stesso modo incisivo nei 20 minuti trascorsi sul parquet. Le qualità che il ragazzo sta manifestando sono non da poco e le situazioni di gioco che dimostra di saper affrontare lasciano ben sperare per il futuro.

Ne sia d’esempio la pulizia della conclusione in uscita dai blocchi (come quella del video sopra riportato), oppure la capacità di crearsi dal palleggio il canestro in avvicinamento (vedi video di sotto).

Un diamante grezzo su cui tutto lo staff dei Thunder sta lavorando, a partire da coach Brooks che ha inserito all’interno del playbook alcuni giochi per il giovane nato in Virginia. Il più frequente è uno dei marchi di fabbrica di OKC, quel ” Horns Pindown” così spesso utilizzato anche da Kevin Durant. Vediamone un esempio.

In questa situazione è lo stesso Lamb a portare palla nell’altra metà campo e a chiamare Jackson in punta.

A questo punto, con la sfera saldamente nelle mani del playmaker, Fisher taglia lungo la linea di fondo e Lamb va ad occupare la posizione in angolo. Adams si posiziona in visione spalle a canestro.

La palla difatti arriva proprio al numero 12 dei Thunder, mentre Jackson taglia sembrando voler poi uscire a ricciolo.

In realtà piazza un blocco per il taglio a centro area di Fisher, il quale costringe il difensore a seguirlo e in generale la difesa a focalizzare l’attenzione su quel lato. Sembra che OKC abbia scelto il fronte sinistro per attaccare il canestro, tanto che Lamb è fermo, nell’angolo opposto, con le mani sulle ginocchia.

Jackson invece, dopo il blocco, completa il movimento di ricciolo, riceve il consegnato di Adams ed innesca la reale azione d’attacco. Difatti Collison (cerchietto verde) sta guardando in angolo, aspettando che il proprio compagno parta.

Il difensore sul lato debole è colto di sorpresa, il blocco di Collison è perfetto e lo spazio per andare al tiro è liberato. Di seguito il video di questa e di un altro paio di situazioni, riguardanti sempre lo stesso gioco.

In  definitiva, mai come quest’anno i Thunder sono attrezzati per poter ambire al traguardo finale, con un Durant sempre più capocannoniere della Lega, un Westbrook che sembra esser tornato più esplosivo di prima dopo l’infortunio e, soprattutto, con dei sorprendenti Jackson e Lamb in uscita dalla panchina. Che sia davvero la volta buona?

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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