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NFL Religion: Gli anni ’80 e l’inizio dei formidabili 49ers

La fine della dinastia dei Pittsburgh Steelers, che con quattro titoli negli anni settanta raggiunsero il primato di squadra più titolata della lega, porta il nostro viaggio nella storia del Super Bowl agli anni ’80, periodo durante il quale si assisté alla nascita di una seconda dinastia vincente: i San Francisco 49ers.

Sotto la guida dello storico Hall of Fame head coach Bill Walsh, che portò alla gloria il concetto di “West Coast Offense”, i 49ers, trascinati da due delle più brillanti stelle di questo sport, Joe Montana e Jerry Rice, vinsero quattro Super Bowls in dieci anni, divenendo una vera e propria icona dell’America anni ’80.

Tutto ebbe inizio nel 1979 quando, col ritiro del capo allenatore Paul Brown, la dirigenza dei 49ers decise di assumere Bill Walsh, che fu offensive coordinator dei Cincinnati Bengals sotto la guida dello stesso Brown, divenuto head coach della squadra di college degli Stanford Cardinals nel 1977. Nel Draft 1979, i 49ers puntarono gli occhi su un quarterback proveniente dall‘università di Notre Dame, Indiana, vincitore del titolo nazionale nel 1977 e protagonista, durante i suoi anni di college, di incredibili vittorie in rimonta, fra le quali una di 24 punti in due quarti contro la University of Houston, giocata con l’influenza sotto una tempesta di ghiaccio e vinta con un passaggio in touchdown allo scadere per il punteggio finale di 35-34. Il nome di questo giocatore venne snobbato dagli scouts di tutta la lega, perché considerato troppo poco affidabile, giudicandolo un mediocre quarterback circondato da una squadra fortissima. Fu così che nel corso del terzo round la voce dell’allora commissioner Pete Rozelle comunicò che con la scelta numero 82, i San Francisco 49ers scelsero il quarterback, proveniente da Notre Dame, Joe Montana. Con questa e altre scelte nel corso degli anni, la dirigenza californiana si assicurò il dominio della lega per gli anni a venire, diventando una delle squadre americane più amate nel mondo, oltre che in patria.

Il primo titolo dopo il dominio Steelers, però, fu conquistato dagli Oakland Raiders, vittoriosi nel Super Bowl XV disputatosi nel 1981 (come detto nella precedente puntata). I Raiders inziarono la stagione guidati dal capo allenatore Tom Flores, già assistente di John Madden nel team che conquistò il titolo del 1976, e dal trentatreenne quarterback Jim Plunkett, Heisman Trophy (miglior giocatore universitario, n.d.r) nel 1970, premiato nel 1971 come Rookie of the Year e poi caduto in disgrazia tanto da non riuscire più a trovare un posto da titolare fino a quell’anno quando subentrò ad inizio stagione all’infortunato Dan Pastorini. Qualificati per poco ai playoffs, intrapresero un cammino che si concluse con la vittoria del titolo AFC contro i San Diego Chargers che gli consentì di sfidare al Super Bowl i favoriti Philadelphia Eagles. La partita si concluse 27 – 10 davanti al pubblico del Lousiana Superdome, New Orleans. Il premio MVP andò a Plunkett che fu protagonista di una sensazionale prestazione, con 13 passaggi completati su 21 tentativi per 261 yards e 3 touchdown, trovando il riscatto personale da una carriera avversa e diventando il secondo Heisman Trophy a vincere questo premio dopo Roger Staubach nel Super Bowl VI.

La stagione seguente si lascia alle spalle la favola di Jim Plunkett e dei Raiders di coach Flores. Il 1981 fu, infatti, l’anno della consacrazione di Joe Montana sugli altari del football professionistico. Finendo la regular season con un record di 13-3, i 49ers si qualificarono ai playoffs giocando un football innovativo, fatto di passaggi corti e veloci al posto della maggior parte delle azioni su corsa usate per controllare il gioco. Grazie a questa strategia, i ricevitori Dwight Clark e Freddie Solomon ebbero un eccellente anno, dominando le classifiche di ruolo a discapito del running back Ricky Patton che, a causa delle pochissime opportunità di corsa, registrò appena 543 yards in tutta la stagione. Quell’anno i 49ers arrivarono al Super Bowl dopo aver battuto i New York Giants nel Divisional Round e i Dallas Cowboys nel Championship Game, grazie ad uno spettacolare quanto importante passaggio da touchdown di Montana per Clark negli ultimi minuti di gioco, che verrà ricordato con il nome di “The Catch”, permise alla sua squadra di vincere la partita, il titolo di campione della National Football Conference e di staccare il biglietto per il primo Super Bowl della loro storia, l’edizione XVI contro i Cincinnati Bengals. La partita fu una prova di forza della difesa, che si rivelò la vera arma in più rispetto alle passate stagioni, e, ovviamente, di Joe Montana, che si guadagnò il titolo di MVP per la tenacia dimostrata conducendo la propria squadra ad una vittoria per 26-21 al Pontiac Silverdom, nei sobborghi di Detroit.

Il cammino nella storia della dinastia dei Niners, però, verrà interrotto per due volte prima di riprendere ad essere trionfale. Infatti, il Super Bowl XVII del 1983, vedrà vincitori i Washington Redskins che, al termine di una stagione composta da sole nove giornate a causa di uno sciopero dei giocatori, affrontarono i Miami Dolphins al Rose Bowl di Pasadena in un rematch del Super Bowl VII, vinto dai Dolphins al termine della storica “Perfect Season”. La partita terminò 27 a 17 dopo una rimonta dei Redskins che videro in John Riggins, runningback, il loro miglior giocatore, premiato MVP dell’evento. L’anno seguente segnò il ritorno alla vittoria dei Raiders, trasferitisi a Los Angeles nel 1982, per 28 a 9 contro i Washington Redskins nel Super Bowl XVIII al Tampa Stadium di Tampa in Florida. Il miglior giocatore dell’evento, premiato MVP, fu ancora un runningback, Marcus Allen, terzo Heisman Trophy a vincere il premio. Durante un timeout nel terzo quarto, inoltre, venne trasmesso uno spot, diretto da Ridley Scott, della giovane azienda informatica Apple che introduceva il nuovissimo Apple MacIntosh Computer, questo fatto cambiò la concezione dell’intrattenimento e del marketing durante il Super Bowl, che da allora diventò sempre più un evento mediatico e di importanza strategica per la promozione di prodotti da parte delle aziende americane.

Il 1984 fu l’anno del ritorno alla vittoria dei San Francisco 49ers di Walsh e Montana che, contro i Dolphins dell’altro quarterback italo-americano Dan Marino, vinsero il Super Bowl XIX allo Stanford Stadium per 38 a 16. Joe Montana conquistò il suo secondo MVP del Super Bowl, eguagliando il record di Bart Starr (1967 e 1968) e Terry Bradshaw (1979 e 1980). Questo fu il primo di tredici titoli consecutivi di squadre della National Football Conference.

Una delle più belle storie del football americano vide protagonisti i Chicago Bears del 1985 guidati da coach Mike Ditka, che fu allievo nella squadra di basket al college di Peter “Press” Maravich, e dello storico running back Walter Payton, futuro Hall of Fame, noto per essere stato uno dei più grandi sportsmanship di sempre, al quale oggi è intitolato un premio che ogni anno viene assegnato al giocatore che più di tutti si è impegnato nel sociale nel corso dei dodici mesi. Questa squadra vinse il Super Bowl XX dopo aver completamente dominato ogni rivale nel corso della stagione. L’evento si tenne nella caratteristica cornice del Lousiana Superdome di New Orleans, dove i New England Patriots si arresero ai Bears in un incontro terminato 46 a 10. Per la quarta volta nella storia di questa competizione un difensore vinse il premio MVP. Si tratta di Richard Dent che si distinse per 1,5 sacks, due fumble forzati ed un passaggio deviato.

L’anno seguente, il Super Bowl XXI tornò al Rose Bowl di Pasadena, dove i Denver Broncos dello straordinario quarterback John Elway sfidarono i New York Giants del leggendario difensore Lawrence Taylor, a capo della famigerata “Big Blue Wrecking Crew”, e del coach Bill Parcells. L’incontro fu deciso da un incredibile secondo tempo dei Giants, che segnarono 30 punti (record del Super Bowl, n.d.r), vincendo così il titolo per la prima volta a leghe unite (le ultime vittorie risalivano al 1927, 1934, 1938 e 1956 nella vecchia NFL). Il quarterback Phil Simms, attuale commentatore per la CBS, fu nominato MVP dell’evento.

L’ultimo atto prima della consacrazione di colui che a fine carriera verrà nominato, praticamente all’unanimità, il miglior giocatore della storia della lega, vide nuovamente vincitori i Washington Redskins nel Super Bowl XXII, che sconfissero i Denver Broncos al Jack Murphy Stadium di San Diego. Per la prima e unica volta, un quarterback afroamericano, Doug Williams (nominato poi MVP), guidò alla vittoria la propria squadra in un Super Bowl. In una gara iniziata col piede sbagliato, sotto di 10-0 al termine del primo quarto, i Redskins schiacciarono i propri avversari realizzando 35 punti nel secondo quarto per poi vincere con un punteggio di 42-10.

L’anno seguente la dinastia 49ers poté continuare il proprio cammino, questa volta guidata dalla stella Jerry Rice che assieme a Montana formò una delle coppie più amate e vincenti del football moderno.

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