Categorie: Editoriali NBA

Kevin Durant e il suo pazzesco mese di gennaio!

Il Gennaio 2014 che inesorabilmente ci stiamo lasciando alle spalle ci lascerà in dote uno di quei miti che difficilmente verranno accantonati. Uno di quei periodi che potremo raccontare ai posteri di aver vissuto dicendo: “Io c’ero quando KD si concesse un mese da 37 di media”. La sensazione che il giocatore di Washington lascia, infatti, è proprio quella. Decide lui. Se vuole, può. Il più totale e trascendentale senso di onnipotenza cestistica.

 48,30,33,37,36,54,30,46,36,32,41. Non sono numeri da giocare al lotto, sono cifre che per la gioia dei tifosi Thunder sono già uscite. Sempre sulla ruota di Durant. Una sentenza. Nelle ultime undici gare più sicuro di un buono fruttifero postale di qualche decennio fa. Sai con certezza che a fine serata passerai a riscuotere i dividendi.

Leggere la shotchart, se possibile, è ancora più esaltante. Tolto il gronchi rosa tirato dall’angolo destro in questo mese, l’unico spicchio di campo deficitario è il fronte sinistro del tiro da tre. Il problema (per gli avversari) è che da lì prende la metà dei tiri rispetto a quando va a destra, da dove segna anche con il doppio della frequenza. Perfetto anche nelle cifre. In sostanza, la percentuale da 3 è del 41,6% (QUARANTUNOVIRGOLASEI!!!), dal mezzo angolo destro con il 74%, al ferro supera il 60.

“Decidi tu che con che veleno farti ammazzare”.

La varietà di soluzioni nell’arsenale del numero 35 dei Thunder è tutta lì da vedere. Questo, forse più di qualsiasi altra cosa, è quello che impressiona. Selezionando tra i video di alcune delle migliori prestazioni di queste ultime settimane, si possono evidenziare situazioni molto interessanti.

Quelli sopra riportati sono gli highlights della partita giocata contro i Blazers (46 punti con un immaginifico 6/7 da 3). L’uomo designato in marcatura su KD è Nicolas Batum, 203 centimetri, braccia lunghe, ottima (quando vuole) abnegazione e capacità difensiva.

Minuto 00:35 del video. Prima situazione.

Durant riceve palla spalle a canestro, Perkins “taglia” (si, lo so, il numero 5 e il verbo “tagliare” suonano molto come un ossimoro venendo accostate) e lascia il quarto di campo per l’isolamento al compagno.

Batum, vedendosi sovrastato dalla mole dell’avversario (fonti ufficiali dicono 207 centimetri, quelle ufficiose non meno di 210), preferisce farsi fronteggiare, anziché concedergli gioco spalle a canestro. Inoltre, non volendo farsi battere in palleggio (date le lunghe leve), gli concede qualche micron (non di più) di spazio per il tiro. Il risultato? KD non ha neanche bisogno di palleggiarla. Spash!

Minuto 00:38: azione successiva.

Sempre una ricezione spalle a canestro per il numero 35, stavolta però in fase dinamica. Batum questa volta, memore dell’azione precedente, non è più disposto a concedergli un tiro fronte a canestro.

KD, con regale indifferenza, cosa fa? “Rolla” come il migliore Tony Parker (che però è 20 centimetri più basso) verso la linea di fondo a prendere il tiro sulla testa del giocatore dei Blazers. Risultato? 2 liberi (ossia, 9 volte su 10, 2 punti).

Minuto 00:58: Situazione di pick and roll.

Perkins porta il blocco da destra, cercando di far andare il compagno sulla propria mano forte. Batum, che prima della partita ha visto la shotchart di KD, non può passare dietro, altrimenti sarebbe condannato a leggere altri 3 punti sul tabellone in favore dei Thunder. Per questo, con tutte le sue forze, passa davanti a Perkins.

Durant quindi riesce a lucrare vantaggio dal p&r, ritrovandosi accoppiato con il lungo. Anche lui ha letto le percentuali dal campo dell’avversario e sa che al ferro è sostanzialmente un giocatore incontenibile. Cosa fa allora? Un passo indietro, lasciando un metro al 35.

In una frazione di secondo Durant è già salito in cielo a prendere il tiro a quote irraggiungibili per qualsiasi centro. Risultato? Scrivere 2.

Minuto 1:32: sul finire di questo terribile (per Batum) primo quarto.

Il giocatore di OKC in punta, con la palla tra le mani, incrocia il palleggio sotto le gambe come il miglior Irving (anche qui si parla di decine di centimetri di differenza). Il numero 88 di Portland, piegato sulle gambe resta lì, non si lascia incantare. 8 secondi alla fine del possesso.

Durant a questo punto attacca, sempre sulla destra. Batum scivola molto bene difensivamente in contenimento.

L’ultimo passo di KD è bruciante, la gamba è lunga, ma l’ala francese riesce in qualche modo a stare lì. Si vede nel cerchietto rosso nel momento della frenata dell’avversario. E’ rimasto piegato sulle gambe, non ha ceduto al ballhandling avversario, ha fatto un ottimo scivolamento, in qualche modo sta contestando il tiro. Beh, la difesa di più non poteva fare. Ma il problema è che l’attacco è semplicemente più forte. Altri 2 a referto.

Minuto 1:43: una delle tante triple mandate a bersaglio.

Rimessa laterale. Perkins viene incontra a prendere il pallone consegnatogli da Reggie Jackson.

Dopo una breve avventura in palleggio, il centro dei Thunder sembra pronto ad effettuare un DHO (Dribble Hand Off, un passaggio consegnato) per Durant in uscita dai blocchi

KD inverte la sua corsa, taglia verso canestro, sperando di poter lucrare due punti nei pressi del ferro grazie ad un back door. Lopez, per nulla preoccupato del tiro di Perkins, intuisce questa possibilità e corre subito in raddoppio sull’ala avversaria, chiudendogli la linea di penetrazione a canestro.

Tutto questo set offensivo, però, è stato giocato con un unico scopo. Quello di far muovere la difesa e di “confondere” l’avversario. (“misdirection” in inglese). Quello che infatti i Thunder vogliono giocare è il loro solito “Horns Pindown” (di cui avevo già diffusamente parlato in un articolo su Lamb).

Perkins riapre per Jackson e piazza il blocco per l’uscita di KD. Lopez è già tagliato fuori da ogni possibilità d’aiuto.

Batum, preso in contro tempo, va a stamparsi sul muro eretto dal numero 5. Il finale non sto neanche a raccontarvelo.

Potrei star qui fino a domattina a sviscerare ogni singolo canestro del fenomeno dei Thunder, ma la sostanza non cambierebbe. Decide lui. Tutti i canestri che ho mostrato (tolto l’ultimo, frutto di uno schema molto banale per gli standard NBA) scaturiscono da una sua semplice giocata. Non c’è nessun gioco particolare o chissà quale sistema complesso che lo agevola. E’ lui che in palleggio batte l’avversario, che lo batte spalle a canestro, che lo punisce se sfidato al tiro.

Stasera ci sarà la penultima partita di questo meraviglioso Gennaio per KD. Il modo migliore per chiudere un mese del genere, contro quei Miami Heat che ad oggi sono il parametro con cui misurarsi per comprendere quanto manca per arrivare all’anello.

Potrebbe tranquillamente mettere un quarantello col 70% al tiro. Io questo non lo so e non lo posso sapere. Tanto ormai l’avete capito, decide lui.

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Pubblicato da
Stefano Salerno

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