Categorie: Ncaa

NCAA Conference Watch: Pac 12

Finalmente siamo arrivati alla conference della costa Ovest, dove il sole splende e le cheerleader talvolta sembrano persino cheerleader. Come vedrete nella Pac 12 ci sono molte squadre a cui piace segnare tanto e difendere poco, come biasimarle, ma al suo interno ci sono anche un paio di ottime squadre nonché la numero 1 assoluta, alla faccia dei criticoni.

  • #1 Arizona (21-0, 8-0) è la squadra da battere e non solo a livello di conference, ma di tutta la NCAA. I Wildcats sono semplicemente la squadra più completa di tutta la nazione: il frontcourt con il trio Ashley-Tarczewski-Gordon è uno dei più lunghi, versatili, difensivamente efficace e migliori a rimbalzo offensivo di tutta la Division I. Il freshman Gordon sebbene non riempia il foglietto delle statistiche come altri freshmen (e comunque 13 punti e 7 rimbalzi buttali via) è, stanti i fatti, il giocatore che più di tutti (non solo trai freshmen) influenza le vittorie della sua squadra grazie al suo lavoro difensivo. Prezioso il contributo di Rondae Hollis-Jefferson, ala freshman dalle ottime doti difensive. La squadra è anche dotata di un backcourt talentuoso ed esperto, sebbene dalle rotazioni limitate, col transfer da Duquesne TJ McConnell che si sta rivelando indispensabile nell’organizzazione dell’attacco dei Wildcats e Nick Johnson (nipote di quel Dennis Johnson) che sta giocando a livelli da Player of the year sulle cui spalle poggia l’attacco nei momenti caldi della partita, dalla panchina arriva poi Gabe York, miglior tiratore di una squadra che ha qualche limite da questo punto di vista. Il debutto in conference è arrivato con una vittoria per 60 a 25 ai danni di una ad onor del vero menomata Washington State che in stagione è 336esima per punti segnati, ma poi sono giunte altre 7 vittorie, tra cui quelle a casa di UCLA e l’ultima in visita a Stanford sono state le uniche con meno di 9 punti di scarto. Nessuno è perfetto però, come diceva Osgood ad un travestito Jack Lemmon in A qualcuno piace caldo, e allora i difetti si possono trovare anche in quella che ormai sembra essere la numero 1 del ranking dalla notte dei tempi: i tiri liberi in primis, col 66% che è una percentuale pericolosa in ottica di March Madness, dove più volte del previsto ci si ritrova a dover vincere partite negli ultimi secondi e dalla lunetta; la fluidità dell’attacco che, quando TJ McConnell non è molto ispirato, tende a non avere buone rotazioni e spaziature, costringendo spesso i Wildcats a vincere grazie ad invenzioni nate dal talento di Johnson o Ashley. Al momento i ragazzi di Miller sono comunque davanti a tutti e sarebbe anacronistico non considerarli in prima linea per le Final Four.
  • UCLA (17-4, 6-2) è sempre un nome che fa rima con basket universitario, ma i Bruins vengono da diverse annate deludenti, considerando la propria nomea. Questo ha portato a salutare coach Ben Howland ed accogliere Steve Alford, pupillo di coach Bob Knight ai tempi di Indiana. La notizia non avrà magari esaltato tutti tanto quanto Bill Walton, che ogni volta non smette di ricordarci quanto questo cambiamento sia per lui al pari della scoperta della penicillina e dello sbarco sulla Luna, ma sembra comunque aver portato qualche cambiamento positivo. Ciò non toglie che i Bruins siano sostanzialmente ancora a secco di vittorie di qualità, con la loro miglior partita probabilmente realizzata nella sconfitta contro Arizona. Il roster è ricco di talento con Kyle Anderson che è il giocatore più vicino ad avere una tripla doppia di media a livello NCAA, è migliorato molto al tiro ed è la luce della squadra, l’esplosivo Zach LaVine che vede le sue quotazioni per le posizioni alte del draft salire ogni giorno di più e Jordan Adams che rimane uno dei realizzatori migliori della Pac 12 (sebbene le difese abbiano ormai preso le sue misure), senza contare l’ottima stagione di Norman Powell e il contributo dalla panchina di Bryce Alford, il figlio del coach. La squadra cerca sempre di alzare il ritmo e giocare in transizione il che spesso porta a tiri troppo affrettati e una scarsa rotazione di palla. Non mancano deficit a livello difensivo, nonostante il team sia secondo nella nazione per palle rubate, nonché sotto le plance, dove deve trovare contributi più costanti da parte dei gemelli Wear e del sophomore Tony Parker che quando sono al loro meglio riescono a dare un nuovo volto alla squadra, si vedano, proprio nelle ultime due partite, i career high di 22 punti di Parker nella vittoria contro Stanford e di 17 punti di David Wear nell’altra ottima vittoria contro California.
  • Proprio California (14-7, 5-3), dopo una partenza di 5 vittorie e 0 sconfitte era divenuta la squadra del momento nella Pac 12, prima di una brutta sconfitta subita per mano della pessima USC e di altri due stop contro UCLA e Arizona State. A guidare il gioco è il senior Justin Cobbs, play dinamico e particolarmente efficace in penetrazione e che quest’anno, dopo la partenza di Alan Crabbe, ha nel mirino dei suoi assist l’altro senior Richard Solomon, la cui efficienza offensiva sta risultando imprescindibile nella stagione dei Golden Bears e oltre a ciò è anche uno dei due giocatori ad avere una doppia doppia di media all’interno delle 7 conference maggiori. L’altro? Julius Randle. Nonostante Solomon California rimane una squadra limitata in area e che rischia decisamente di inanellare la 4 sconfitta consecutiva contro Arizona. Da sottolineare poi gli infortuni che hanno colpito Cal, che ha recuperato solo da poco David Kravish e il talentuoso freshman Jabari Bird. Sei delle ultime 10 partite di conference saranno giocate in casa per i Golden Bears che nonostante le ultime sconfitte continuano ad avere buone possibilità di finire nella top 3 di una conference che, dopo un ottimo inizio delle sue squadre nelle partite di non-conference, è calata parecchio nelle quotazioni.
  • Oregon (14-6, 2-6) rientra nel gruppo delle “ieri bene, oggi decisamente meno” e, dopo una partenza da 13-0, ecco arrivare 6 sconfitte nelle successive sette allacciate di scarpe. A livello d’attacco si può dire poco ai ragazzi di Dana Altman che viaggiano a 85 punti di media, sebbene con cali anche in questo aspetto del gioco nell’ultimo periodo, d’altro canto a livello difensivo il discorso è altrettanto semplice: Oregon sostanzialmente non difende e se non difendi quando il livello della competizione sale le sconfitte arrivano. I Ducks hanno anche diversi problemi a livello di rimbalzi e Dominic Artis ha finora deluso le aspettative che si avevano su di lui come leader emotivo della squadra, col suo inserimento in quintetto che forse ha creato più problemi che non aspetti positivi ad una squadra che ha iniziato ad essere poco fluida anche in attacco dove dovrebbe eccellere.
  • Il poco atletico Jahii Carson (slamonline.com)

    Arizona St. (16-5, 5-3) è squadra in crescita dopo un inizio di conference complicato, anche se sembra essere troppo dipendente dalle prestazioni del fulmineo ed esaltante Jahii Carson: proprio le sue prestazioni opache, in cui non era di aiuto nel rendere la sua squadra migliore e aveva abbassato le proprie percentuali al tiro hanno condotto i Sun Devils ad una partenza da 3 sconfitte a fronte di due sole vittorie. Ma il prodotto di Mesa si è rialzato e con lui tutta la squadra, che ha inanellato 3 vittorie consecutive, compresa l’ultima in casa di California, e sta ritrovando un contributo importante da parte del transfer Jermaine Marshall.

  • Vita difficile per Colorado (15-6,4-4) che, dopo un inizio di stagione che l’aveva vista vincere, tra le altre, contro Kansas, ha dovuto subire la batosta dell’infortunio di Spencer Dinwiddie, leader e organizzatore del gioco dei Buffaloes. Jaron Hopkins dopo il brutto debutto in quintetto contro UCLA ha mostrato miglioramenti nella partita contro USC prima di ricadere nell’ anonimato nelle due sconfitte consecutive contro Arizona e Arizona State. Josh Scott sta però giocando ad alto livello e Askia Booker, ottimo scorer spesso in evidenza per scelte di tiro a dir poco azzardate, ha iniziato a prestare più attenzione al gioco nel suo complesso e non solo ad un 1 contro 5 continuato. Peccato davvero per la tegola Dinwiddie, altrimenti staremmo parlando di una mina vagante molto pericolosa.

Prossima ed ultima tappa nelle conference del college basket con la SEC di Florida e dei freshmen di Kentucky.

 

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