Categorie: Editoriali NBA

Le pagelle di metà stagione

Con l’arrivo dell’All Star Break, la stagione NBA 2013-14 è giunta al proprio punto di svolta. Superata, già da qualche settimana, la boa di metà percorso, restano ora due mesi alle 30 franchigie della Lega per vedere i propri obbiettivi realizzarsi o meno. Ricordando che, con lo scadere della deadline, qualche cambiamento potrebbe avere ripercussioni sul prosieguo del campionato, vi proponiamo, in ordine alfabetico, i nostri voti alle singole squadre per quanto dimostrato sinora. Per tutti, o quasi, ad ogni modo, c’è ancora un piccolo spazio di manovra per migliorarsi da qui sino a metà Aprile.

Atlanta Hawks: 6+. Grazie al nuovo coach, Mike Budenholzer, la franchigia della Georgia è partita bene, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare in sede di pronostici. Sfruttando la stagione dal All-Star di Millsap e le triple di Kyle Korver, Atlanta è stata costantemente tra le prime della Eastern Conference. Tuttavia, il serio infortunio di Al Horford ne ha minato le prospettive in ottica postseason, confermate anche da un calo nelle ultime settimane, costellate da diverse sconfitte. Con ancora il giro ad Ovest da effettuare, è possibile un ulteriore calo nel seed, ma non dovrebbero avere problemi ad entrare nelle prime 8.

Boston Celtics: 5,5. Mezzo voto in più per quanto fatto vedere nel primo mese e mezzo di regular season, a conferma delle ottime aspettative su Brad Stevens. Dall’inizio del nuovo anno i bianco-verdi sembrano essersi attestati sulla modalità-tanking, nonostante le 4 vittorie nel mese di Febbraio. Recuperato Rondo, con un Sullinger in gran spolvero, ci sono buonissime basi per il futuro, aspettando anche eventuali movimenti nei prossimi giorni. Con tante trasferte all’orizzonte, aumentano in prospettiva le palline in sede di Lottery.

Brooklyn Nets: 5. Il voto deriva da una media aritmetica: 7 per quanto mostrato dall’inizio dell’anno nuovo ed il 3 derivante dall’obbrobrioso inizio di stagione. Gli infortuni hanno avuto la loro parte nel cammino sin qui dei Nets, ma lo stesso si è assistito a spettacoli indecorosi sul parquet. Non sono certo squadra da regular season, ma si poteva fare decisamente meglio. In un modo o nell’altro dovrebbero arrivare alla postseason, magari vincendo la non irresistibile Atlantic Division, ma occhio alla serie di trasferte che li attende da qui all’inizio di Marzo.

Charlotte Bobcats: 6-. Trascinati da una rispettabilissima difesa, la franchigia di Michael Jordan è stata, più o meno stabilmente, tra le otto elette ad Est sin dalla prima palla a due. Aggrappatisi ad Al Jefferson, i Bobcats stanno cercando di scrollarsi di dosso anni e anni di frustrazioni e stagioni incolori. Di recente hanno colto anche qualche affermazione di prestigio, ad esempio sul campo di Golden State, ma è ancora troppo presto per capire se riusciranno a resistere all’assalto delle New York di turno.

Chicago Bulls: 6,5, di stima. Ancora una volta, la formazione dell’Illinois sta mostrando la propria consistenza e tenacia, ad immagine e somiglianza del proprio allenatore. Lo shock dell’ennesimo infortunio di Rose aveva causato un record decisamente negativo in coincidenza della fine del 2013. La partenza di Deng sembrava essere la fine di ogni sogno di gloria e l’accelerazione verso la ricostruzione della squadra, eppure Chicago ha infilato una discreta serie di vittorie, riportandosi tra le prime 4 ad Est. Il merito, oltre alla consueta organizzazione difensiva, è tutto di Joakim Noah, protagonista di una grandissima annata, leader ed anima di questi Bulls. Tante partite casalinghe a Marzo potrebbero aiutare a migliorare il proprio bilancio e magari, incredibilmente viste le assenze, a puntare il terzo posto nella griglia dei Playoffs. Applausi.

Cleveland Cavaliers: 4,5. Sono arrivati alla pausa con 4 vittorie di fila, nondimeno la stagione dei Cavs è stata da dimenticare, almeno finora. Partiti come uno dei cavalli sicuri nella Eastern Conference, si sono dimostrati dei ronzini dal passo lento ed incerto. Fallito l’esperimento Bynum, fallimentare l’annata da rookie di Anthony Bennett, nonostante qualche timido risveglio ultimamente, non ha convinto nemmeno coach Brown. Anche Irving ha mostrato qualche segnale non certo incoraggiante, a dispetto del titolo di MVP dell’All Star Game. Nemmeno l’acquisizione di Deng dai Bulls ha contribuito a rilanciare una franchigia ed un ambiento depresso dal post-LBJ. Di spazio per arrivare ai Playoffs ce n’è ancora, ma Cleveland rischia di essere la più grossa delusione di questa NBA.

Dallas Mavericks: 6,5. Fallito, per l’ennesima estate, l’assalto a Free Agents di un certo spessore, i Texani stanno comunque confezionando una stagione di un certo rilievo. Immortale Dirk Nowitzki, che vuole riportare i suoi alla postseason dopo un anno di astinenza. Anche Monta Ellis, soprattutto nella parte iniziale della stagione, ha dato il proprio contributo. Tante partite casalinghe a Marzo, tra cui ben 8 consecutive, dovrebbero aiutare a raggiungere il sesto posto ad Ovest, a meno di imprevedibili cedimenti; in postseason, comunque, saranno osso duro da battere al Primo Turno.

Denver Nuggets: 5,5. Stagione rapsodica per gli uomini di Brian Shaw. Tante strisce, quanto di vittorie che di sconfitte consecutive, per una formazione che non vedrà il rientro di Danilo Gallinari ancora per un po’. Il Pepsi Center non è più il fortino inespugnabile della scorsa stagione, anche il calendario non sembrerebbe essere molto favorevole da qui in avanti. Dopo quasi un decennio, è concreta la possibilità di non approdare alla postseason.

Detroit Pistons: 5. Valgono i discorsi fatti in parte per Cleveland. Nessuno poteva aspettarsi un record simile all’All Star Game, per quanto si potessero avanzare dubbi tanto su coach Cheeks, ora silurato, o sulla coesistenza dei Tre Tenori, Smith, Monroe e Drummond. Record decisamente deficitario, per quanto i Playoffs siano alla portata, più per demeriti altrui che per meriti propri. Nullo l’impatto di Gigi Datome, ancorato saldamente in panchina, eccezion fatta per il garbage time. Non è da escludere qualche mossa di Dumars, giunto ormai al capolinea alla guida della franchigia. Da capire anche se Loyer possa effettivamente finire la stagione e centrare l’obbiettivo prestabilito.

Golden State Warriors: 6. Dopo i Playoffs della scorsa annata, ci si aspettava, in tutta onestà, qualcosa di più da questi Warriors. Nonostante un Curry eccitante, la squadra è attualmente solo all’ottavo posto nella Conference. Gli infortuni, soprattutto quello di Iguodala, hanno contribuito a tale bilancio, ma qualcosa non sta funzionando come avrebbe dovuto. Magari è la pressione di doversi migliorare dopo la strepitosa scorsa stagione, ma la situazione di Golden State è da monitorare con attenzione.

Houston Rockets: 7. La squadra, probabilmente, più in forma della Lega in questo momento. Harden sempre più leader dei Texani, Howard in miglioramento rispetto a 12 mesi fa, sempre ottimo Parsons ed anche Terrence Jones ha dimostrato di poter essere l’ala forte titolare. Vera bestia nera degli Spurs, Houston ha attualmente il terzo record della Conference, a dispetto anche della telenovela-Asik, recentemente ritornato dopo una lunga assenza. Sembrano ancora un gradino sotto alle altre contender ad Ovest, ma potrebbero risultare indigesti con i dovuti accoppiamenti.

Indiana Pacers: 8. Dopo la sconfitta in gara-7 alle scorse ECF, era preventivabile una grande regular season da parte dei ragazzi di coach Vogel. Miglior record al momento e, soprattutto, miglior difesa dell’intera NBA. Il meccanismo sembra essere ad alti livelli di precisione, soprattutto con un Paul George proiettato verso lo status di superstar. La schedule prevede più trasferte che incontri casalinghi da qui sino ad Aprile, ma hanno tutti i mezzi per assicurarsi il vantaggio del fattore campo per tutti i Playoffs. Sono tra i massimi favoriti per la vittoria finale.

Los Angeles Clippers. 7. L’arrivo di Doc Rivers ha comportato diversi cambiamenti in seno ai Clippers, soprattutto nella metà campo offensiva. In contumacia Paul, Blake Griffin si è portato sulle spalle la squadra, dimostrando di aver effettuato un ulteriore step nell’evoluzione del proprio gioco. DeAndre Jordan fornisce rimbalzi, punti facili ed intimidazione, ma è chiaro che ogni discorso su Los Angeles non potrà che vertere sul cammino nella postseason.

Los Angeles Lakers: 5. Partenza inaspettatamente buona per Gasol e compagni, al 50% di vittorie nel periodo natalizio. Da lì in poi, per i Lakers è stata una scalata del Monte Calvario, entrando nella storia della franchigia ma dalla parte sbagliata. Gli infortuni hanno avuto una parte preponderante, soprattutto il crac al ginocchio del rientrante Kobe Bryant. In mezzo a questo ambaradan, la scoperta di Kendall Marshall è una delle poche note liete. Per la sesta volta in oltre 65 anni di storia, i giallo-viola non saranno presenti ai nastri di partenza dei Playoffs.

Memphis Grizzlies: 6-. Primi due mesi di regular season alquanto balbettanti per i vice-campioni della Western Conference. Traditi dalle aspettative e dall’infortunio di Marc Gasol, la formazione del Tennessee ha mostrato segni di miglioramento solo nell’ultimo mese. Una scossa è arrivata da James Johnson, importante elemento in uscita dalla panchina. Il calendario sembra essere ostico, se riuscissero a trovare la quadratura della scorsa stagione, potrebbero mettere pressione alle squadre che, attualmente, si trovano avanti nella classifica ad Ovest.

Miami Heat: 7+. Squadra col pilota automatico sin dalla prima palla a due stagionale. Era evidente che non avrebbero provato a spremersi come l’anno scorso, quando con la caccia al record di vittorie consecutive avevano dato fondo a molte energie. Tanto riposo per Wade, per averlo fresco da Aprile in poi, anche James, pur nella sua grandiosità, sembra avviato a non confermarsi come MVP. Quasi improbabile, nonostante una schedule con più partite tra le mura amiche, che riescano a chiudere come primi ad Est, nonostante le difficoltà a vincere in quel di Indianapolis nei Playoffs.

Milwaukee Bucks: 9…come le vittorie ottenute sinora, a fronte di 43 sconfitte. La peggior squadra NBA, per distacco. Eppure, non mancano i prospetti interessanti, come John Henson, Brandon Knight o The Greek Sensation, Giannis Antetokounmpo, ma, come è facile intuire, i prospetti di domani spesso significano tante L oggidì. Annata grigia di Larry Sanders, frenato da infortuni e problemi disciplinari dopo aver firmato l’estensione contrattuale in estate, desaparecido O.J. Mayo, che rischia di trovarsi ai margini della Lega. A fari spenti, contro tutte le previsioni stagionali, potrebbero avere più palline colorate di tutti il prossimo Maggio.

Minnesota Timberwolves: 5,5. Mezzo voto in più per la stagione fantascientifica di Kevin Love, asceso al rango di élite della NBA. Ciononostante, Minnesota è da annoverare tra le più grandi delusioni della stagione. Quest’anno, a parte l’ordinaria amministrazione, non regge nemmeno la scusa degli infortuni, che erano imperversati nelle scorse due annate. Dopo una partenza confortante, i T-Wolves si sono un po’ seduti, perdendo tante partite in volata e non riuscendo ad ottenere gli stop difensivi nei momenti cruciali delle gare. Record deficitario, al di sotto delle potenzialità della squadra. Rischiano molto concretamente di fallire l’accesso ai Playoffs, evento che potrebbe comportare profondi cambiamenti nella prossima offseason.

New Orleans Pelicans: 6-. Segnali confortanti da una franchigia che, spesso, è stata ignorata dal main stream dei media. Tutto questo grazie ad una delle prossime superstar della Lega, quell’Anthony Davis che ormai altera con continuità gli andamenti delle partite. Peccato per i lunghi infortuni a Holiday, Ryan Anderson e Jason Smith, ma si può guardare al futuro con più ottimismo del solito. Difficile arrivare alla postseason, nonostante le tante partite casalinghe a Marzo, ma con un po’ di pazienza si possono gettare le basi per le stagioni venture.

New York Knicks: 4,5. Evidentemente, quest’anno l’aria nella Grande Mela non è stata delle più salubri, viste le difficoltà delle due formazioni cittadine. Nemmeno gli stop prolungati nel front-court possono spiegare una stagione pessima per una squadra partita con ben altre ambizioni. Coach Woodson è perennemente sulla graticola e neanche un ‘Melo recentemente da 62 punti è riuscito a far cambiare rotta ai Knicks. A parte qualche lampo, da dimenticare la stagione per Andrea Bargnani, fermato anche da un infortunio serio. Di possibilità di rientrare nelle 8 ce ne sono ancora, ma il calendario prevede tante trasferte da qui in avanti ed ogni minimo sbaglio potrebbe costar caro.

Oklahoma City Thunder: 7,5. Un uomo solo al comando, la sua maglia è bianca in casa e blu in trasferta, il suo numero è il 35 ed il suo nome è Kevin Durant, autore di una stagione mostruosa. A meno di improbabili scioperi, il trofeo di MVP lo aspetta, per quanto fatto vedere di tremendo negli ultimi mesi. In contumacia Westbrook si è preso la squadra sulle spalle, aiutato anche dalla sorpresa, o quasi, Reggie Jackson. Se non hanno crisi di rigetto col ritorno dell’ex-UCLA, sono i favoriti d’obbligo nella Western Conference.

Orlando Magic: 5. Annata incolore per la franchigia della Florida, ravvivata, di recente, da tre vittorie consecutive di un certo valore, contro Pistons, Thunder e Pacers. Pochi altri guizzi da segnalare, nonostante una buonissima stagione di Afflalo ed un buon impatto di Oladipo. Gli infortuni ad Harris e Vucevic hanno fatto il resto, ma questa formazione ha bisogno di riprendersi in fretta per non cadere nella mediocrità tutt’altro che aurea delle Milwaukee di questo mondo.

Philadelphia 76ers: 5. Partenza sprint per la franchigia della Pennsylvania, con un record inaspettatamente vincente dopo qualche settimana. Merito di un Carter-Williams in gran spolvero e destinato ad aggiudicarsi il premio di Rookie of the Year. Da lì in poi tante battute d’arresto, per una squadra che comunque può guardare al futuro con fiducia, aspettando anche il rientro di Nerlens Noel. Con la scelta al prossimo Draft, si può creare un buon nucleo per gli anni a venire.

Phoenix Suns: 7,5. Probabilmente, “La” sorpresa della stagione 2013-14. Pronosticati nei bassifondi della Western Conference, i Soli dell’Arizona hanno stupito tutti sin dalla prima palla a due. Grandissimo merito va a Jeff Hornacek, uno dei principali indiziati a vincere il Coach of the Year. Sul campo, Dragic da All-Star, sorprese Plumlee e Markieff Morris, il tutto a dispetto dell’infortunio ad Eric Bledsoe. 8 delle prossime 10 saranno in casa, partite da sfruttare per mettere fieno in cascina coltivando il sogno Playoffs, obbiettivamente meritati ma lontani dall’essere assicurati.

Portland Trail Blazers: 7,5. Mezzo voto in meno per il recente calo di forma, con 8 sconfitte in 13 incontri. Per il resto, stagione da ricordare per i tifosi dell’Oregon, che si godono la squadra col miglior attacco della Lega. All-star conclamati Lillard ed Aldridge, mattatori di una formazione che vuole continuare a stupire. Schedule non molto agevole a Marzo con due road trip, probabile che si possa perdere qualche altra posizione nel seed, ma non possono che essere promossi a pieni voti per quanto fatto sinora.

Sacramento Kings: 5. Altra stagione abulica nella capitale della California. Il digiuno di Playoffs è divenuto una costante, nonostante la presenza di elementi di spicco quali Gay, Cousins e Thomas. Con un giro ad Est all’orizzonte, la situazione non promette di migliorare in termini di record, chiudendo, con tutta probabilità, con il peggior bilancio ad Ovest o quasi. La speranza per i tifosi Kings, è di avere finalmente un’ottima posizione al Draft, per credere in un rilancio tanto atteso.

San Antonio Spurs: 7+. Il voto sarebbe potuto e dovuto essere migliore, ma è pesantemente inflazionato dal bilancio negativo contro gli altri top team della NBA. Il meccanismo, per il resto, è ben oliato, a dispetto dei vari infortuni agli uomini chiave. Buonissima stagione per Marco Belinelli, elemento importante nella rotazione di coach Popovich. Probabile riposo extra per i veterani da qui al termine della regular season, soprattutto all’eterno Duncan, per averli al meglio quando il gioco si farà più duro.

Toronto Raptors: 6,5. I Suns della costa orientale. Dovevano essere materiale da Lottery, invece combattono per uno dei primi posti ad Est. Dalla trade-Gay hanno acquistato chiarezza, equilibrio e solidità, prendendo il comando nella Atlantic Division. Importante la crescita di DeMar DeRozan, fondamentale l’apporto di Kyle Lowry, faro della squadra. Con tante partite in casa all’orizzonte dovrebbero farcela ad approdare ai Playoffs, a meno di improvvisi suicidi, anche se col rientro dei Nets è da decifrare con quale seed.

Utah Jazz: 5,5. Mezzo voto in più perché, dall’esordio di Trey Burke, hanno lasciato intravedere cose interessanti. Dall’11 Dicembre, infatti, il record è di 14-14, anche se continua a non convincere l’operato di coach Corbin. Kanter ha perso il quintetto nel frattempo, ma, con la prevedibile prima scelta del prossimo Draft, potrebbe prendere corpo l’ossatura di una squadra molto rispettabile in futuro.

Washington Wizards: 6. Minimo sindacale per John Wall e compagni. Già il fatto che le parole “Wizards” e “Playoffs” siano accostate è, di per se, già un successo, ma lo stesso ci si attendeva qualcosa in più. Record sempre oscillante attorno al 50%, senza spiccare il balzo verso lo step successivo. Importante sarà evitare tracolli improvvisi nella seconda parte di stagione, ma è realistico attendersi Washington tra il sesto ed il settimo seed da metà Aprile in poi.

Alessandro Scuto

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