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America’s Best Kept Secret: Elfrid Payton

Il cognome lo avrete già sentito in ambito cestistico, ma unito al nome Elfrid potrebbe portarvi ad esclamare “who the fuck is this guy?” (probabilmente in italiano, ma sarebbe suonato più volgare) quando leggerete il suo nome trai giocatori scelti al prossimo Draft NBA. E non è detto che il suo nome non venga chiamato direttamente dalla voce del nuovo commissioner NBA Adam Silver durante la scelta dei primi trenta nomi.

Elfrid Payton potrebbe essere la sorpresa del prossimo draft e, perchè no, essere il futuro, a molti ancora oscuro, del basket americano. Andiamo a scoprire, nel giorno del suo ventesimo compleanno, il miglior giocatore collegiale che (probabilmente) non avete ancora sentito nominare.

Elfrid Payton Jr. non ha legami col più famoso Payton (Gary) della storia del basket NBA, ma è invece figlio di Elfrid Payton (Dio benedica la fantasia dei nomi americani), vera e propria leggenda della Canadian Football League dove è stato uno dei migliori defensive end dell’intera storia della lega. Il piccolo Elfrid vede la luce uscendo dal grembo di mamma Danielle il 22 febbraio 1994 a Gretna, Louisiana, terra natia anche del padre prima di lui.

Secondo di sei figli, ma unico maschio, Payton Jr. passa molto a giocare con gli amici, ma preferisce il gioco del basket al football, anche perché dal padre ha sì ricevuto in dono delle straordinarie doti atletiche, ma dal punto di vista fisico è piccolo e piuttosto fragile, tant’è che anche a livello cestistico rimane un non-prospetto per almeno i primi tre anni della sua carriera alla high school, a Ehret, dove peraltro arrivò un anno prima rispetto ai compagni. Il suo nome però è gira tra gli allenatori dei licei di New Orleans e giunge alle orecchie di Kevin Johnson (non quel Kevin Johnson), assistente allenatore dei Louisiana-Lafayette Ragin Cajuns: college di Division I, ma non propriamente Kansas o Duke.

Complice uno sviluppo fisico piuttosto tardivo Elfrid non supera l’1.80 fino all’anno da senior, ma riesce ad avere una media 13 punti, 5 assist e 4 palle rubate a partita, dimostrandosi difensore temibilissimo sulle linee di passaggio. Nonostante ciò ad inizio anno non è ancora nemmeno il miglior giocatore della squadra: infatti il leader nonchè il ragazzo più osservato del team è O.C. Tart, considerato il giocatore più talentuoso e con le migliori prospettive trai due. Tart però viene sospeso durante la stagione e la squadra passa definitivamente nelle mani di Elfrid. Guidata da Payton, Ehret giunge fino alle semifinali statali contro Scotlandville ed è qui che Johnson lo vede all’opera prima volta: Elfrid ne mette a segno 23 nonostante i suoi vengano sconfitti e la settimana seguente è già in visita ufficiale a Louisiana-Lafayette. Payton è piccolino e gracile, ma ha una dose di talento rara per un giocatore con così poche offerte di scolarship (tra le poche squadre interessate Tulsa e New Mexico State) e l’head coach di Louisiana Bob Marlin comprende di avere una grossa occasione. Elfrid capisce subito di essere nell’ambiente giusto, viene rassicurato da Marlin sulla possibilità di avere spazio da subito ed anche la vicinanza a casa gioca un ruolo importante e così, dopo la prima visita ufficiale, Payton è già un Ragin Cajun.

O.C. Tart? All’ultimo controllo era un freshman da 15 punti (complessivi) in 7 partite a Lamar State Junior College, poi di lui persa ogni traccia. Qualcuno si sarà ricreduto.

Quanto a coach Bob Marlin possiamo facilmente immaginare quanto sia stato felice della scelta del prodotto da Gretna, dato quello che Payton si è dimostrato nei suoi tre anni collegiali. Il ragazzo è cresciuto di almeno 10 centimetri nel corso della sua carriera al college, avvicinandoci all’1.95, taglia eccellente per una point guard perdipiù dotata dell’ampiezza alare di Elfrid. Data la facilità con cui arrivava al ferro alla high school, le ottime capacità di palleggio e la grande velocità, il ragazzo mostra qualche difficoltà al tiro e nel suo anno da freshman non tenta nemmeno un tiro da tre, concludendo comunque la stagione con 7 punti e oltre 3 rimbalzi e 3 assist di media in circa 22 minuti di utilizzo, rivelandosi subito il miglior passatore della squadra. Il 4 marzo parte in quintetto nei quarti di finale del torneo della Sun Belt contro North Texas e sfiora la tripla doppia (13+9+8 e anche 5 recuperi), ma una tripla a 9 secondi dal termine di Brendan Walton rompe la parità e dà la vittoria agli avversari, che arriveranno poi ad un passo dal torneo NCAA perdendo solo nella finale del torneo di conference contro Western Kentucky. Qualcosa da migliorare c’è però anche per Elfrid, in primis il 56% ai liberi che è dato piuttosto preoccupante per una guardia, ma una visita oculistica mostra come il ragazzo abbia problemi di vista, risolti nella offseason col semplice uso di lenti a contatto.

Vista o meno, nell’anno da sophomore Elfrid è pronto per il debutto nell’alta società: scegliendo Louisiana-Lafayette Payton sa che sarà più difficile ricevere l’attenzione degli scout e non perde occasione per mettersi in mostra contro le (poche) squadre di valore affrontate dai suoi e il coming out party arriva il 25 novembre 2012 al Breslin Center, casa di Michigan State. Contro uno dei migliori programmi della nazione Payton dà del suo meglio e domina per 40 minuti, scherzando Keith Appling e chiudendo con 20 punti, 6 rimbalzi, 2 assist, 7 palle rubate e una sola palla persa, mentre Appling è costretto ad una prestazione da 4-11 al tiro e 4 palle perse. Il basket è però uno sport di squadra e alla fine gli Spartans evitano l’upset vincendo 63-60. Le sconfitte nel corso della stagione saranno altre 16, ma arriveranno anche tre vittorie contro la North Texas di Tony Mitchell (ora ai Detroit Pistons), sistematicamente dominato da EP. Le numerose sconfitte nulla tolgono al valore di Payton che chiude la stagione con 16 punti e oltre 5 assist e rimbalzi di media e 2.4 palle rubate a partita, unico giocatore della Division I con questi numeri. L’allenamento (e le lenti a contatto) lo portano a migliorare la percentuale ai liberi fino al 64% e a prendere finalmente qualche tiro da lontano, diventando così giocatore da marcare anche oltre l’arco. I pessimi risultati dei suoi e la scarsa visibilità della Sun Belt a livello nazionale lo rendono però ancora un giocatore under the radar, sensazione a cui è abituato già dagli anni alla high school, ma che non gli impedisce di avere una mentalità vincente, di chi non ha paura a scontarsi con nessuno e non parte mai sconfitto.

 

Nell’estate 2013 Billy Donovan, head coach di Florida e del team USA under-19, inizialmente non lo chiama trai giocatori scelti per i tryout per i mondiali U-19. Coach Bob Marlin però, conscio della fortuna di aver trovato una perla rara e volendo che questa si riveli anche al resto del panorama cestistico, conosce da anni Donovan e decide di mandare un messaggio al più celebre amico consigliandogli di provare a chiamare Payton, dicendogli di poter sentire anche Izzo (allenatore di Michigan State) o Richard Pitino (figlio di Rick e all’epoca coach di FIU contro la quale EP ha sfiorato una tripla doppia), per chiedere loro quanto Elfrid li abbia fatti penare, qualora non si fidasse. Donovan però non ha bisogno di ulteriori conferme, si fida dell’amico e mette alla prova Elfrid chiamandolo per i tryout: il ragazzo risponde presente, oscurando con la sua difesa e le sue abilità atletiche giocatori ben più conosciuti e di college molto più famosi come Felix di Texas, Arcidiacono di Villanova, Damyean Dotson di Oregon, Rodney Purvis di NC State e Kris Dunn di Providence. Sono molti i giocatori a dover lasciare il team, ma tra gli ultimi e finali 12 ragazzi selezionati da Donovan c’è il nome di Elfrid Payton insieme a quello di giocatori come Marcus Smart, Aaron Gordon, Jerami Grant, Rasheed Sulaimon etc.

Ai campionati mondiali parte dalla panchina, ma dà un contributo fondamentale con 6 punti e oltre 3 rimbalzi e 3 assist di media, senza contare il suo apporto difensivo, e la squadra statunitense riesce a vincere il titolo mondiale, risultato per nulla scontato visto che era stato vinto dalla squadra a stelle e strisce una sola volta nelle ultime 6 edizioni.

Arricchito da questa esperienza Elfrid è tornato, in qualità di co-capitano della squadra, a ULL e da coach Marlin per l’anno da junior, ritrovandosi finalmente sulla mappa degli scout NBA per il prossimo draft. I numeri quest’anno dicono quasi 20 punti a partita accompagnati da 6 assist e 6 rimbalzi di media e 2.5 palle rubate e finalmente si sta incominciando a respirare vittoria nella aria della Louisiana, infatti i Ragin Cajuns sono 18-9 e stanno cavalcando ora una striscia dic 6 vittorie consecutive nella Sun Belt: Payton è andato oltre i 20 punti in 4 di queste partite e nel corso della stagione ha anche messo a segno una tripla doppia da 34 punti, 11 assist, 11 rimbalzi e 5 palle rubate in un losing effort in doppio overtime contro UL Monroe. Payton dovrà guidare i suoi ad una vittoria al torneo della Sun Belt per poter debuttare al torneo NCAA, ma march madness o meno lo dovremmo vedere a luglio nella lista dei volti nuovi della National Basketball Association: probabilmente passerà sotto silenzio con tutta l’attenzione che si concentrerà sui moltissimi altri talenti ben più noti di questo draft, ma Elfrid è ormai abituato a questo canovaccio ed è pronto a stupire di nuovo, ma questa volta forse non sarà qualche allenatore o scout, ma un’intera nazione.

Staremo a vedere, per il momento è semplicemente Elfrid Payton aka America’s best kept secret.

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