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Intervista a Jason Collins dopo il ritorno al basket giocato

Al termine della gara di domenica notte contro i Los Angeles Lakers, Jason Collins, centro arrivato pochi giorni fa ai Brooklyn Nets, ha lasciato il campo fra gli applausi dello Staples Center dopo essere stato protagonista di un’intervista nel post-partita. Tale trattamento non è normale per un giocatore che in 10 minuti di gioco non ha realizzato nemmeno un punto commettendo 5 falli. Ma Collins non è un giocatore qualsiasi. Ieri, infatti, è diventato il primo professionista apertamente omosessuale a giocare una partita in una lega maggiore americana.

È strano perché sono sempre stato un giocatore di secondo piano, ma questa attenzione da parte dei media e del pubblico, ovviamente, non mi sorprende. Allo stesso tempo, però, è quello che è. Fa parte della vita.

Collins, che ha firmato un contratto di 10 giorni la mattina prima della gara, annunciò la propria omosessualità il 29 aprile 2013 e, complice anche la non più giovane età e l’ormai limitato potenziale apporto alla squadra, nessun team lo aveva ingaggiato per la stagione corrente. Fino a domenica, quando la squadra del magnate russo Mikhail Prokhorov ha deciso di metterlo sotto contratto, era sembrato ovvio che la decisione di Collins avesse compromesso la sua carriera, soprattutto per via delle pesanti pressioni mediatiche che, si pensava, si sarebbero abbattute sulla squadra. Nonostante tutto questo, Collins si è sempre rifiutato di ritirarsi dall’attività agonistica continuando ad allenarsi duramente.

Sono sempre stato positivo. È una cosa di cui vado fiero. Sono una persona professionale ed ciò vuol dire essere sempre pronti, sempre allenati.

Il fatto che la prova più ardua per Collins sia stata, e sarà, il rapporto con i media, piuttosto che con i propri compagni di squadra, lo fa capire la risposta di Joe Johnson alla domanda posta da Yahoo! Sports riguardante il nuovo innesto in squadra.

È un nuovo giocatore, niente di strano. Non c’è stata nessuna differenza fra lui e qualsiasi altro. Non siamo qui per giudicare nessuno, il nostro compito è giocare assieme e cercare di vincere. Gli diamo il benvenuto nella famiglia Nets a braccia aperte perché è un nostro compagno e darà il proprio apporto, questa è la mentalità vincente.

Un plauso a Collins è arrivato anche da un suo fan di Sarajevo, Bosnia-Herzegovina, un fotografo di nome Dean Zolich, che domenica era allo Staples Center per la partita con la propria fidanzata.

È un grande momento per lo sport e per l’America. La Bosnia non è libera come l’America. Non importa se sei bianco o nero o cos’altro. Lo sport è per tutti, nello sport si possono fare cose incredibili e dobbiamo essere orgogliosi di questo.

Zohan offre uno spunto interessante per chi pensa che i Nets abbiano ingaggiato Collins per un puro fine pubblicitario. La figura del trentaseienne giocatore ora, dopo le dichiarazioni del 29 aprile, rappresenta un esempio per migliaia di professionisti, oltre che per altrettanti ragazzi e ragazze, del mondo sportivo e i 10 giorni di contratto non sono una possibilità offerta solo a Collins, ma allo sport americano tutto. Perché, come detto da Zohan, lo sport deve essere per tutti e, molte volte, è proprio dallo sport che partono le rivoluzioni sociali.

 

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