Mike Bibby
University of Arizona, meglio nota come “Point Guard U” per aver sfornato numerose guardie di talento ( Steve Kerr, Sean Elliott, Damon Stoudamire, Khalid Reeves, Jason Terry, Gilbert Arenas, Mike Bibby, Jerryd Bayless ), ha sede a Tucson, Arizona, ed in ambito prettamente scolastico è considerata una delle cosiddette “Public Ivies”, università pubbliche che garantiscono un esperienza di studi simile a quella della Ivy League; in ambito sportivo vanta uno dei più prestigiosi programmi di basket che si è distinto in ambito collegiale con 30 partecipazioni al torneo NCAA, 25 delle quali consecutive tra il 1985 ed il 2009 ( in realtà quella del 1999 è statà invalidata dall’NCAA, ma i media continuano a citare la striscia di partecipazioni di Arizona a dispetto dell’accaduto ), viatico a 16 Sweet-16, 9 Elite-8 e 4 Final Four ( 1988, 1994,1997,2001 ), una delle quali, nel 1997, ha visto trionfare i Wildcats. Nel 1914, a dieci anni di distanza dal primo match ufficiale di UA, la panchina viene affidata a James Fred “Pop” McKale, il quale, nonostante preferisse le altre attività di cui era a capo ( allenatore anche nel football, baseball ed atletica ), raggiunge i migliori risultati nel programma di basket, dando ad Arizona visibilità nazionale e concludendo la sua esperienza con il vanto di 3 stagioni da imbattuto, gettando le basi per il radioso avvenire dei Wildcats; attualmente il palazzetto dove giocano i ragazzi di Arizona porta il suo nome: The McKale Memorial Center. Nel 1925 le redini della squadra passano nelle mani di Coach Enke, che rimarrà saldamente al comando fino al 1961, entrando
Andre Iguodala
nella storia di Arizona come coach più longevo grazie alle 36 stagioni passate sulla panchina dei Wildcats, ed inoltre è sotto la sua guida che UA raggiunge le prime apparizioni in postseason ( 3 N.I.T./1 NCAA ), successive a ragguardevoli vittorie di conference, ottenute nell’adesso scomparsa Border Conference; nel 1962 UA entra a far parte, come membro fondatore, della Western Athletic Conference. Di rilievo è l’assunzione, nel 1972, di Coach Fred “The Fox” Snowden, secondo coach di Division I afroamericano e primo in un programma delle major conference, ed è con lui che avviene il passaggio, nel 1978, alla neonata Pac-10; “The Fox” mostra un gioco accattivante ed estremamente offensivo che porta i suoi Wildcats ad una media di 80 punti a partita in 6 dei 10 anni sulla panchina di UA, rompendo la barriera dei 100 punti ben 27 volte ( una rarità ai tempi ), trascinando Arizona alla sua prima Elite-8 nel 1976 ( sconfitta da UCLA 82-66 ), prima di passare il testimone a Coach Ben Lindsey nel 1983; quest’ultimo dura solo una stagione, la peggiore nella storia del programma di basket di UA, registrando un deludente record di 4-24 e costringendo il neo Direttore Atletico Cedric Dempsey ad un rapido cambiamento che porta sulla panchina dei Cats, nel 1984, colui che darà maggiori gioie ai supporter: Coach Lute Olson, il cui nome è ben stampato ( Lute Olson Court ) sul parquet del McKale Memorial Center.
A tre anni dal sua arrivo in Arizona, Olson conquista il suo primo titolo in Pac-10, replicandolo l’anno successivo, 1988, quando, grazie alle giocate di futuri campioni come Steve Kerr, Kenny Lofton e Sean Elliott, UA raggiunge la sua prima Final Four, entrando definitivamente nell’elite del college basketball in quanto vincitrice seriale della Pac-10 e presenza costante nel torneo NCAA: nel 1989 e nel 1991 i Wildcats si fermano alla Sweet-16, nel 1994 tornano nuovamente alla Final Four ( Khalid Reeves, Damon Stoudamire e Joseph Blair nel roster ) e nel 1997, sconfiggendo i campioni uscenti di Kentucky 84-79, agguantano finalmente il primo titolo NCAA; il trionfo del 1997 rimarrà nella storia del torneo come una delle più incredibili cavalcate verso la vittoria finale, essendo maturato con l’eliminazione, da parte di UA, di ben tre teste di serie #1, infatti, oltre a Kentucky, hanno dovuto cedere il passo ai Cats anche Kansas e North Carolina, la cui sconfitta nella Final Four ha decretato inoltre la fine della carriera di allenatore del “santone” Dean Smith. L’anno successivo, nonostante la permanenza nel roster dei 5 starters ( Mike Bibby e Michael Dickerson tra questi ) UA subisce un’upset da Utah nell’Elite-8 e nel ’99, grazie all’esplosione del sesto uomo delle due precedenti annate, Jason Terry, Arizona riesce nell’impresa di mantenere intatta la propria striscia di partecipazioni al torneo NCAA; “JT” quell’anno riceverà anche il National Player of the Year. Nel 2001 viene a mancare, a causa di un cancro, Bobbi, moglie di Coach Olson, presenza nota a giocatori e fan in quanto sempre presente a bordo campo, successivamente a questo il Coach lascia per una parte di stagione la squadra, che deciderà poi di dedicare alla memoria della moglie scomparsa la stagione in corso, nella quale, dopo una serie di vittorie schiaccianti ( 104-65 vs. Oregon e 105-61 vs. USC per esempio ) riesce ad approdare alla Final Four perdendo solo da Duke nel match per il titolo. L’ultima conquista marchiata Coach Olson arriva nel 2004-2005 quando, grazie ad uno strepitoso Channing Frye, i Wildcats si attestano per l’ennesima volta campioni della Pac-10, arrivando inoltre all’Elite-8 dove dilapideranno negli ultimi 4 minuti di gioco contro Illinois un vantaggio di 15 punti,
Richard Jefferson e Gilbert Arenas
ponendo termine ai propri sogni di gloria;in questi ultimi verranno plasmati da Olson talenti del calibro di Richard Jefferson, Gilbert Arenas, Luke Walton, Andre Iguodala e nel 2008, dopo un primo, misterioso, abbandono della panchina di UA, Coach Olson annuncia di avere dei problemi di salute e di non poter continuare nella propria attività. Dopo una stagione transitoria nelle mani prima di Kevin O’Neill e poi dell’altro assistente Russ Pennell, conclusasi comunque con un approdo alla Sweet-16, e una ricerca su scala nazionale, la direzione atletica di UA decide di affidare i Wildcats all’allora allenatore di Xavier University: Sean Miller.
L’annata di insediamento di Coach Miller è decisamente al di sotto delle aspettative: record di 16-15 e prima esclusione dal torneo NCAA in 25 anni; l’anno successivo, 2010-2011, Miller riporta i Wildcats ai fasti del passato vincendo la stagione regolare di Pac-10 ed arrivando, grazie alle giocate del sophomore Derrick Williams (scelta #2 dei Twolves al draft ’11 ), all’Elite-8 dove UA perde 65-63 contro Connecticut, campione a fine torneo. Nel 2012 i Cats, dopo una prima parte di stagione non esaltante, riescono comunque ad arrivare al Championship Game della Pac-12, dove, però, perdono da Colorado, compromettendo la propria partecipazione al torneo NCAA; vengono poi invitati al N.I.T dove perdono al primo turno contro Bucknell. Il 2013 vede Arizona ancora una volta protagonista del torneo NCAA, nel quale si spinge fino alla Sweet-16, venendo poi eliminata col punteggio di 73-70 da Ohio State. La stagione in corso è certamente quella in cui Coach Miller ha a disposizione il maggior quantitativo di talento da quando siede sulla panchina di Arizona: a Nick Johnson ( Junior ), riferimento di questi Cats ( oltre che miglior realizzatore stagionale ed MVP del NIT Season Tip-Off, vinto da Arizona contro Duke ), TJ McConnell ( Junior ) ed ai Sophomores Gabe York, Kaleb Tarczewski e Brandon Ashley, si sono aggiunti due Freshman meraviglia come Aaron Gordon e Rondae Hollis-Jefferson. Di Aaron Gordon
Coach Miller e
Aaron Gordon
parleremo più avanti nella nostra rubrica Road To Draft 2014, in quanto sicura scelta al primo giro di questo Draft pieno di talenti, basti dire che sta viaggiando con medie di 12.2 punti e 8 rimbalzi a partita, oltre ad aver conquistato i mondiali U-19 da MVP nella passata estate e il titolo di MVP nel McDonald’s All-American Game; Hollis-Jefferson salirà al piano di sopra, ma non in questa stagione, nella quale comunque sta registrando un minutaggio elevato e medie piuttosto buone ( 8.7 punti e 5.6 rimbalzi ). Il grande problema per Coach Miller e per tutti i fans dei Wildcats è quello che è accaduto l’01.02.2014, in concomitanza, tra l’altro, con la prima sconfitta stagionale di Arizona: Brandon Ashley, Sophomore di talento indiscutibile, che vedremo sicuramente chiamato nei prossimi Draft, ha sofferto un infortunio al piede che lo terrà fuori per tutta la stagione e, considerando le medie da 11.5 punti e 5.8 rimbalzi che stava tenendo, sarà difficile che qualcuno possa sostituirlo con la stessa intensità; a dispetto dell’infortunio di Ashley, comunque, il talento dalle parti di Tucson abbonda e se Coach Miller è riuscito ad arrivare a giocarsi il torneo NCAA con roster qualitativamente inferiori, non resta da vedere cosa potranno riservare questi Wildcats al proprio vasto contingente di supporters.